mercoledì 30 ottobre 2013

il Capitano Cook incontra i Selton

Selton con la loro anima latina e poliglotta, che plana deliziosamente leggera su ogni cosa, si stanno rapidamente conquistando un posto al sole nel nostro panorama musicale, ma con spiccate potenzialità anche verso il mercato internazionale. Li ho incontrati in una torrida domenica d'agosto, prima di un loro concerto al festival di Filago. Ne è nata una conversazione briosa, ironica, intensa e confidenziale dalla quale ne sono uscito decisamente sorridente e rinfrescato…

La vostra avventura musicale è iniziata a Barcellona, nel famoso Parc Guell, concepito e realizzato da Gaudì, un architetto-artista che ha dimostrato che i sogni si possono pensare, costruire, vivere ed abitare. I Selton hanno portato avanti la sua lezione, dandoci prova che i sogni, se ci credi, si realizzano?
Ramiro: Si assolutamente, infatti abbiamo avuto la fortuna di iniziare in quel contesto che appunto ha un’atmosfera incredibile. Da lì è nato tutto così, molto naturalmente.
Ricardo: I sogni poi alla fine li costruisci, come Gaudì, ma c’è tanto lavoro dietro…

Siete capitati, quasi per caso, a Milano circa 6 anni fa e ci siete rimasti.
Cosa significa essere musicisti, brasiliani, in questa città?

Ramiro: L’’impressione che abbiamo è che, da quando siamo arrivati, la gente vede in noi il sole. Siamo stati accolti molto bene e questa è una cosa bella. Le persone si sono aperte, forse anche per il tipo di progetto che avevamo all’inizio, il fatto di prendere i loro pezzi e interpretarli nella nostra lingua. Questo secondo me ha aperto tanto le porte...
Ricardo: poi non siamo tipici brasiliani però c’è tanto Brasile in noi. Crediamo che a Milano questo sia percepito in una maniera molto molto positiva. Siamo brasiliani da un po’ a Milano e questa è la nostra identità.

Il vostro ultimo disco si intitola "saudade", sentimento spesso associato alla malinconia. Voi però non sembrate poi così malinconici, anzi, trasmettete un grande senso di speranza per il futuro. Cosa è per voi la saudade e come si fa a mantenere questa positività in momenti così duri, come quello attuale?
Ramiro: Abbiamo proprio voluto mostrare un altro sguardo sulla saudade, che viene sempre associata alla malinconia, alla tristezza, invece è un sentimento molto più ampio. Per noi che siamo via da casa da tanto tempo, alla fine è uno stato d'animo che ci accompagna. Però non solo saudade del Brasile, ma di tante esperienze che abbiamo vissuto anche nella nostra vita a Barcellona. Può essere un sentimento molto positivo, portare dentro sensazioni che a volte ti mancano, però ti fanno anche sorridere.
Daniel: oltre all’ironia di un brasiliano che fa un disco chiamato saudade, che sarebbe come per un italiano fare un disco intitolato pizza - vale a dire lo stereotipo dello stereotipo - sintetizza molto la nostra ricerca costante di un posto in cui sentirsi veramente a casa. Perché nemmeno quando torniamo in brasile, ormai ci sentiamo così com’era una volta. Tutto quello che abbiamo vissuto in precedenza non c’è più e nasce quindi una sensazione di continuo spaesamento, una mancanza tradotta un po’ in saudade, ma non in un senso brutto, anche nel bello di sentirsi sempre straniero.

Avete di recente parlato di un particolare concetto di “casa” che vi appartiene. siete sospesi tra due continenti e i diversi luoghi a cui siete legati. Poi però c’è la musica e tutto si sistema… “saudade, o meu remédio é cantar” - giusto?
Ricardo: Si giusto, questa frase è la sintesi di quello appena detto da Daniel. Abbiamo trovato casa nel fare musica assieme, tutto qui!
Ad un ascolto superficiale può sembrare che facciate musica di puro intrattenimento, leggera e disimpegnata. Andando ad approfondire i contenuti invece non è proprio così. Ci sono storie personali, ma anche interessanti spunti culturali…
Daniel: Vero. In Italia c’è una cultura, almeno quella più attuale nel mondo indipendente, in cui, per avere una certa densità artistica, devi fare una cosa triste o comunque di rivolta, in qualche maniera mostrarti un po’ incazzato. Per noi, all’inizio, è stato proprio uno choc cercare di proporre qualcosa vista come musica leggera, che però avesse contenuto. C’è questo pregiudizio per il quale, se non c’è quel certo approccio, non vale nemmeno la pena cercare riferimenti che possano voler dire tanto di più. Però di fatto è una cosa che ci piace molto. Dopo un po’ abbiamo imparato che questa è una sfida molto bella da affrontare.
Ramiro: con questo disco è la prima volta che cominciamo ad avere il riconoscimento di non essere troppo leggeri perché nel lavoro precedente è stata la critica più frequente. Ricardo: la nostra sfida è, con leggerezza positiva, comunque essere densi.
Daniel: Pensa ai Beatles, erano molto ironici pur rimanendo leggeri. Ed è una cosa molto presente in brasile. Se ascolti tanti testi del samba trovi storie tristissime, però il tutto è abbastanza ballabile, sembra gioioso, quello è anche un nostro modo di proporci. Avendo interpretato i Beatles per tanto tempo ed essendo brasiliani, ci appartiene molto questo paradosso, ritmico e testuale in qualche maniera. Però a volte anche una musica che si abbini a un tema leggero va bene.

Automaticamente viene da pensare ad un artista a voi affine, Enzo Jannacci, con il quale avete collaborato al vostro arrivo in italia. Scriveva cose molto “toste”, mascherando il tutto con una certa leggerezza...
Daniel: È vero, quello è stato probabilmente uno dei motivi per cui siamo identificati tanto con lui, col suo lavoro. Ci è sembrata una maniera quasi brasiliana di scrivere, come faceva anche Chico Buarque. Avere una canzone finta leggera però con un testo molto ironico, molto pieno di contenuti.
Ricardo: Se prendi alcuni gruppi attuali, come Vampire Weekend, anche loro hanno un tipo di scrittura simile. magari pongono il testo in modo più particolare e soggettivo, però spuntano fuori una o due frasi a pezzo che dicono tutto… il resto delle parole è irrilevante! una grande capacità di sintesi.
Ramiro: Comunque Jannacci era un grande (risata generale che conferma…

ogni vostro brano è firmato da tutti e quattro, quasi a trasmettere un senso di unità. Come avviene il processo compositivo, come scegliete i pezzi? Scrivete veramente tutti e quattro insieme?
Daniel: beh, dipende… il disco precedente è nato in una maniera, ma in quest’ultimo è andata un po’ diversamente. Di solito ognuno di noi ha un’idea di una canzone, la elabora un po’ e poi iniziamo a lavorarci o in sala prova o nel salotto di casa. A volte due di noi iniziano a elaborare un pezzo, poi magari arriva un terzo che interviene e piano piano la cosa nasce...
Ramiro: Però la cosa bella di questo disco, in particolare, è che abbiamo fatto veramente quasi tutto il lavoro così, anche se alcuni pezzi a volte arrivavano più pronti.
Daniel: “Across The Sea” è un pezzo che è arrivato praticamente pronto, da Ricardo. Però a livello di arrangiamento poi abbiamo lavorato parecchio. Anche “Piccola sbronza”...questi due pezzi sono quelli che sono arrivati un po’ più impostati, poi però si entra nel mondo degli strumenti da usare, di dove staccare…
Ramiro: La cosa bella è stata anche nei casi opposti, come “You’re Good” ad esempio, che abbiamo composto proprio insieme. Il ritornello a me e Daniel è uscito una volta, scherzando, poi in sala prove abbiamo inserito il riff in cinque quarti che aveva creato Richi.
Ricardo: avevo mangiato qualcosa che non andava ed ho cominciare a suonare in 5/4 , un ritmo un po’ diverso…


La stavo ascoltando prima e pensavo: “è bellissima, questo potrebbe essere un successo radiofonico mondiale. Ci sono questi intrecci vocali, questo suono brasiliano con tamburi quasi samba…”
Ricardo: Lo pensiamo anche noi ma non è stato provato in radio non è stato ragionato come singolo. Come struttura è un po’ strana, diversa da quello che magari una radio mainstream si può aspettare da un pezzo pop. Ciò non toglie che anche a noi piace molto. Abbiamo ottimi riscontri anche da tanti musicisti, prima o poi verrà il suo momento…
Perché alla radio dobbiamo per forza ascoltare sempre le stesse cose?
Daniel: Tranne radio Lifegate che riesce a passare gruppi leggermente meno standard…

Poi c’è il discorso che se vivi in Italia, essendo un musicista, devi per forza cantare in italiano per avere un riscontro. 
Ricardo: E’ un equilibrio che stiamo scoprendo. Proviamo a dimostrare all’italia che la nostra identità è più internazionale e vogliamo che il pubblico si abitui a pensarci così. Il primo singolo è stato “piccola sbronza”, fatto insieme a Dente ed è stato la scelta giusta, un pezzo che gira e ci piace moltissimo. A livello di radio ha avuto molto riscontro. Linus a Radio Dj lo mandava un giorno si un giorno no, poi anche altri programmi e tante altre radio, Isoradio, RadioDue, Cuore…
Ora proveremo con “Across the Sea”, che sarà il secondo singolo, in inglese e vedremo cosa succederà.

Tra di voi regna veramente e costantemente l’armonia. Come avete fatto a trovare l’equilibrio giusto? Non litigate mai?
Ah ah ah… (risata generale )
Eduardo: no in realtà litigare no. Discutiamo tanto tra di noi e alla fine troviamo sempre il modo di comprenderci, perché siamo amici da prima che il gruppo esistesse. E’ stato del tutto naturale impostare in questo modo i rapporti fra i componenti della band. Sappiamo esattamente cosa uno sa fare meglio dell’altro, quali sono i suoi difetti, le sue qualità, ed agiamo sempre nel rispetto reciproco.
Ramiro: Con il tempo abbiamo capito che la nostra forza fondamentale nasce dall’amicizia e quindi ne abbiamo tanta cura. Siamo molto attenti, se c’è qualcosa che non va ce lo diciamo, si parla sempre.

L’amicizia/collaborazione con Dente nasce con il disco precedente e si rinnova con “Saudade”. Quanto è stato importante il suo contributo e soprattutto quanto conta l’amicizia, anche nei rapporti professionali?
Ricardo: Non facciamo mai niente allo scopo di farlo. Anche le collaborazioni con Jannacci in primis e poi Cochi e Renato di conseguenza, sono nate per affinità musicali. Il mondo che proponevano era vicino al nostro e da lì ci siamo conosciuti. Dente…va beh, neanche a parlarne: è un amico, punto! Ci ha sempre dato una mano con le traduzioni, ci ha sgridato - in maniera molto carina – per i testi in italiano, ci ha insegnato tanto. Da noi a sua volta ha imparato molto, un po’ anche della nostra cultura musicale. L’abbiamo portato in brasile, ora è molto affascinato da quel mondo: il prossimo disco di Dente sarà tutto samba (risata generale). Così anche con Daniele Silvestri, si è creato un rapporto umano e per noi è quello che rimane, l’affinità e l’amicizia.

la produzione dei vostri due dischi “indipendenti” è stata curata da un nome importante, che ha seguito progetti anche di grande visibilità internazionale: Tommaso Colliva. Com’è andata? Immagino siate soddisfatti, visto che avete ripetuto l’esperienza.
Daniel: Si assolutamente. Con lui abbiamo un rapporto che è diventata una profonda amicizia. Sin dall’inizio quando stavamo cambiando casa discografica, prima del disco che è uscito nel 2010, lui è stata la persona che ha creduto nel nostro progetto, sentendo i provini. Fare quel disco in italiano è stata un’idea sua, i pezzi originariamente erano in portoghese e inglese, c’era un brano soltanto in italiano, "Anima leggera". Con quel disco ci ha preso per mano e insieme abbiamo deciso la strada da seguire.
Ramiro: Da lì ha iniziato ad avere un’importanza enorme per noi
Eduardo: Poi il bello è avere una persona che arriva da fuori con uno sguardo obiettivo e la sua un’opinione in qualche modo diventa importante. Noi ci fidiamo tanto, non è proprio solo uno sguardo in più è parte del processo creativo.
Ricardo: Artisticamente siamo soddisfatti, ci fidiamo, quindi deleghiamo a lui certe responsabilità.
Daniel: Quest’ultimo disco è stato fatto molto con i primi provini registrati a casa. Consegnavamo il materiale e lui ci indicava quale direzione prendere, abbiamo lavorato così. Grande parte delle scelte artistiche che aveva in testa erano le cose che stavamo cercando noi. C’è stata molta intesa, pensiamo sia il produttore giusto per la nostra musica. Altre band che leggete pagate Tommaso Colliva: lui vale quanto chiede…(risata generale). Per noi il risultato è stato ottimale e il fatto che lavori con tutte le realtà importanti della scena indipendente italiana penso sia un segnale chiaro.

Avete collaborato anche con il libro “The New Rockstar Philosophy
Daniel: Tommaso Colliva ha fatto la traduzione in Italiano del libro, scritto da due canadesi, uscito lì e poi in Giappone. E’ nata un’amicizia anche con gli autori che sono venuti in Italia ed abbiamo fatto pure una jam session. Ci è stata offerta l’opportunità di collaborare alla versione americana, una riedizione uscita da qualche mese, scrivendo parte di un capitolo sul crowdfunding.

La vostra immagine è piuttosto scanzonata, ma ho l’impressione, seguendovi da tempo, di una grande organizzazione dove poco è lasciato al caso, dove le idee sono sempre molto chiare. Come funziona l’azienda-selton?
Ricardo: Abbiamo un’immagine scanzonata ? BASTA!!! Bruciamo tutto…
Siamo un’esercito…
Ramiro: In realtà siamo tedeschi (risata generale)
Eduardo: noi abbiamo due lati come band: uno di musicisti che suonano e si divertono, l’altro quello in cui bisogna lavorare, di conseguenza ci dividiamo i compiti. Questo è un po’ il nostro lato azienda, cerchiamo di gestirci come tale, dividendo tutto e puntando sull’organizzazione.
Ramiro: Da quel punto di vista abbiamo imparato tanto da Tommaso Colliva e anche da “The New Rockstar Philosophy”. Abbiamo letto il libro e lo consigliamo a tutti, perché per vivere nel mondo della musica indipendente, ci sono tantissime regole nuove da conoscere.
Ricardo: Ma anche vecchie. Se qualcuno guarda al passato, tutti i veri musicisti si sono sempre dati da fare. Non hanno solo cantato e basta…
Ramiro: l’immagine dell’artista che fa solo quello e poi arriva in alto è rara. nella maggior parte dei casi bisogna lavorare come dei pazzi, anche i Beatles lo facevano.
Daniel: Anche Lady Gaga pensa ai costumi e a tutto il resto. Alla fine occorre un’organizzazione, se non hai un’infrastruttura che lavora per te occupandosi di queste cose. Lo stesso se ce l'hai, devi comunque dare le dritte...
Ricardo: Stiamo cercando stagiste, donne mandare curriculum con foto!

Di recente siete stati in Brasile per una tournée (e non è la prima volta). Siete più famosi a Porto Alegre o a Milano?
Daniel: A Milano. I concerti che facciamo a Porto Alegre, essendo cresciuti lì ma non vivendoci più, sono pieni di amici che vengono per rivederci. E’ diventata una sorta di evento per ritrovarci. Qua c’è più una fan base vera diciamo. Anche lì sta crescendo però..
Ricardo: Parlando di Brasile bisogna prendere come luogo di riferimento San Paolo. Quella è la misura, San Paolo è la Milano brasiliana ed è lì che stiamo investendo. Porto Alegre rimane nei nostri cuori, ci torneremo sempre per suonare, però bisogna puntare su San Paolo e Rio, le due città più importanti.

Avete suonato in contesti molto diversi, dalle cover dei Beatles al Parc Guell al recente concerto di Roma con Daniele Silvestri davanti a 10.000 persone. Come cambia l’approccio live? Preferite esibirvi in versione intima e acustica o davanti a un folto pubblico?
Ramiro: Tutte e due le esibizioni hanno un fascino incredibile. Suonare davanti a diecimila persone a "Rock in Roma" è stata un’esperienza eccezionale per noi. Però c’erano dei momenti, quando suonavamo per strada, in cui si sprigionava della magia, era bellissimo, la vicinanza col pubblico a volte era proprio emozionante. 

Ricardo: In proporzione era un riscontro analogo. Per quel contesto, avere duecento persone che in un parco ballavano e cantavano insieme a te, era come suonare davanti a diecimila.
Ramiro: e a Barcellona si fermavano perché avevano voglia di ascoltarci. Quindi tutte e due le situazioni hanno un fascino speciale. L’anno prossimo speriamo di essere al primo maggio a Roma (e il giorno prima al parc guell - aggiungono ridendo)

Avete collaborato con molti artisti. Chi vi piacerebbe che vi chiamasse oggi per fare qualcosa insieme?
Daniel: Devendra Banhart, David Byrne, Dirty Projectors, Vampire Weekend, Arto Lindsay (l’abbiamo già fatto ). 
Ricardo: Vampire Weekend per fare il tour aprendo i loro concerti non sarebbe male. David Byrne per diventare il quinto Selton e per produrci. Va beh, l’abbiamo detto (risata). 
Eduardo: Anche Paul Mccartney. Oppure i Beatles, John Lennon dall’aldilà.

Otto anni fa siete partiti dal Brasile e avete raggiunto questo, vivere di musica a Milano. Dove saranno i Selton fra 8 anni?
Ramiro: Thailandia
Eduardo: Otto anni sono troppi non so, comunque staremo suonando, da qualche parte.
Daniel: California, California dreaming …
Ricardo: Sembra difficile dirlo in questo momento, vista anche la nostra storia. Quello che crediamo succederà è che cercheremo di aprirci sempre di più verso il mondo musicale internazionale. Che poi sia il brasile o altre realtà non possiamo saperlo ora. Una cosa è sicura: i Selton suoneranno!




Filago, 4 agosto 2013

james cook was here!


*grazie ad Ellebi per il grandissimo aiuto.


**grazie a Marta per l'ispirazione alle domande.

***grazie a tutti i fotografi che hanno partecipato:
(1) Monelle Chiti

(2-3) Andrea Furlan
(4-5) Federica Ravasio
(6-7) Giada Arioldi
(8-9) Valentina Genna
(10-11) La Berti Bi

(12-13) Nadia Alborghetti
(14-15) Marco Schacktar





****intervista apparsa sul #9 di just kids.

giovedì 24 ottobre 2013

balmorhea - pyrakantha (2013)

i balmorhea sono un sestetto di austin, che prende il nome da un paesino del texas abitato da 500 anime. la band nasce dall’incontro, nel 2006, tra il chitarrista dilettante michael muller ed il pianista classico rob lowe. nella loro musica si trovano immagini derivate da suggestioni tipiche del sudovest americano: il folklore texano, i paesaggi montuosi, la natura, la notte, il senso di solitudine.
il sound strumentale dei balmorhea è elegante e suggestivo, spazia dal folk, al post-rock, all'avanguardia. durante gli anni il gruppo ha accolto nuovi membri, tra cui una sezione d'archi e percussioni, che hanno contribuito a rendere la loro musica ricca e stratificata, completandone ulteriormente lo spettro sonoro. la discografia della band comprende 5 album, di cui l’ultimo, stranger, pubblicato nell’ottobre 2012.


il disco rappresenta un’evoluzione dall’iniziale “musica cameristica” verso progressioni elettriche. le stesse, insieme all’introduzione delle percussioni, stabiliscono un equilibrato punto d’incontro fra la natura acustica e quella attuale, più pronunciatamente rock-prog, della band.

lo splendido video relativo al brano pyrakantha è stato girato da colin kennedy alla luce del crepuscolo, nel corso di 42 giorni da novembre 2012 a febbraio 2013. il protagonista è lo skateboarder professionista danny garcia, filmato mentre attraversa los angeles. pensando alle immagini da associare alla loro musica, michael e rob avevano in mente la fisicità umana, associata allo stile ed alla grazia. così hanno deciso che lo skate era lo sport giusto, la perfetta rappresentazione del corpo in movimento e colin il regista ideale, come aveva già dimostrato nel clip intitolato quik (che potete vedere più in basso...)

altro interessante video dei balmorhea, sempre in tema di sport e fisicità (in questo caso si tratta di surf), diretto da jack coleman per il brano days, completa lo scenario visivo relativo a stranger.

ecco quik, di colin Kennedy. lo skater protagonista è austyn gillette e la musica chambray dei we barbarians.

mercoledì 16 ottobre 2013

frankie magellano - la favola del pasticcere (2013)

“forte bevitore, fumatore, tossitore, mangiatore di cibi mai sani, ma per uno strano mistero edonistico, sempre in perfetta salute“. cosi si presenta frankie magellano, che vive a correggio, fa il postino e all'anagrafe si chiama matteo margotti. artisticamente nasce nel 1995, quando inizia a scrivere e comporre una musica che gli dia la sensazione di essere portato in giro nel mondo, in quei posti che probabilmente potrà vedere solo attraverso le sue canzoni.
nel 2002 completa il primo album omonimo e inizia a suonare live con la sua band. nel 2007, al termine di un concerto al teatro asioli di correggio, frankie “muore” artisticamente, facendosi portare fuori dal palco sdraiato in una bara. “resuscita” nel 2009 grazie alla collaborazione con muki edizioni. nel 2012 esce il suo secondo disco, adulterio e porcherie, un lavoro in cui s’incontrano poesia, viaggi e teatro. per frankie la “porcheria” è qualcosa che si muove nell'anima, legata alla sensazione di sentirsi “sporchi“ del vivere, scontenti e insoddisfatti. i suoi testi - così dice – parlano di carne, di pelle votata all'adulterio, terreno fertile per le porcherie di menti pulite”. 
la sua formazione musicale è ampia e variegata: si va dal metal alternativo degli svedesi meshuggah, al tango, alla musica balcanica ed etnica, passando anche per tom waits, rickie lee jones e affini. il 5 ottobre frankie è andato a sanremo, ospite del club tenco, durante la serata finale dell’annuale rassegna della canzone d’autore. per l’occasione è stato preparato il video della canzone la favola del pasticcere. il clip, diretto dallo studio parigino di maria et ben, vede la scelta di due diverse ambientazioni che possano creare un’atmosfera al tempo stesso fredda, grigia, poetica ed inospitale. rispettivamente, si tratta dello spazio teatrale di mains d’oeuvres e di étretat, villaggio di mare che si affaccia sulla manica, famoso per i numerosi quadri che diversi pittori impressionisti vi hanno realizzato. protagonisti sono il mare, che avvolge frankie con la sua forza impetuosa e la donna. il suo, è un corpo desiderabile ma il volto, nascosto e protetto dai capelli, né fa un’immagine misteriosa, distaccata, forse irraggiungibile. una melodia dolcissima accompagna alla scoperta di un testo poetico così intenso che alla fine, viene una gran voglia di tornare all’ascolto per coglierne al meglio le verità profonde che frankie, con un “leggero” cantato-parlato, racconta così saggiamente…
la favola del pasticcere
ricordati di me come fossimo stati amanti
senza farti disturbare
fammi capire con gli occhi che posso proseguire
col mio non saper celare ti do motivo di sapere
che sei più di una stagione
più di un semplice guardare
più del senso del pudore
più del senso dell'amore
ricordati di tradire, prima che arrivi la morte
fallo senza rancore, come un debito da incassare
riposa la tua coscienza mettila a dormire
avvicinati con gli occhi svegliati per guardare
come si trattano i desideri che non si possono confessare
come si usano certi momenti per essere vivi senza morire
rinuncia al tuo matrimonio fallo per sensazione
rinuncialo un paio d'ore che sono poche per sbagliare
e quale sarebbe l'errore e quale la causa giusta
nel preparare i bagagli senza avere una meta esatta
conosci i peccati del figlio li riesci a perdonare
i peccati di un genitore speriamo ce il figlio li possa capire 
credimi per un giorno l'emozione dura anche di meno
ripristina sentimenti preparali al futuro
ti abituerai come la neve, senza fare rumore
a coprire ogni tuo ruolo senza partecipare
e non ci sarà amarezza mancherò il tempo di pensarla
non ci sarà carezza, mancherà la persona giusta
ricordati di me come fossimo stati amanti
come avessimo avuto tanto e invece è solo stato un momento
un attimo di distrazione, un capriccio quasi infantile
di una figura ne fai una fiaba ed ogni fiaba ha la sua strega
ma la strega bene lo stesso, non si può chiedere troppo
tanto era solo un riflesso di uno specchio che si è già rotto.

lunedì 14 ottobre 2013

scott matthew - i wanna dance with somebody (2013)

nato nel queensland, in australia ma newyorkese d’adozione, scott matthew è un cantautore che si distingue per la timbrica di voce particolare, abbinata ad una spiccata sensibilità interpretativa. fondatore, insieme a spencer cobrin, ex-batterista di morrissey, della band alternative-pop degli elva snow, ha anche contribuito a svariate colonne sonore per la tv ed il cinema. il debutto come solista avviene nel 2008 con un disco che porta il suo nome. dopo tre album di brani originali, ad inizio estate ha pubblicato unlearned, raccolta di quattordici cover. 
la realizzazione di questo progetto era un sogno di scott da anni. la sua speranza è che questi pezzi possano generare in chi ascolta una risposta emotiva senza il preconcetto legato agli originali. gli piacerebbe aiutare a disimpararne - to unlearn - il significato di partenza, offrendone una nuova prospettiva, in qualche caso cambiandola, in altri semplicemente omaggiandola. spaziando fra gli altri dai radiohead a rod stewart, ai bee gees, a jesus and mary chain, neil young, roberta flack, john denver, scott ha riproposto canzoni che hanno influenzato diversi periodi della sua vita, mostrando come ciò sia avvenuto attraverso la sua personalissima interpretazione. le ha fatte quindi sue, soprattutto si è “appropriato” dei testi, sottolineandone le intenzioni.
i wanna dance with somebody, hit di whitney houston conosciuta in tutto il mondo, è diventata così una ballad malinconica, dolcissima, quasi straziante, arricchita di un nuovo, intenso, tasso emotivo. nel video che vi presentiamo la canzone accompagna le immagini tratte dal film five dances del regista alan brown, delicato racconto di formazione che ha per oggetto la passione viscerale di un ragazzo per il mondo della danza. fin dalle prime parole la voce di scott, così emozionante, invita a ri-trovare, anche solo con gli occhi del cuore, un’anima affine con cui “ballare”…
i wanna dance with somebody
the clocks strikes upon the hour
and the sun begins to fade
enough time to figure out
how to chase my blues away
i've done alright up until now
it's the light of day that shows me how
and when the night falls
oh! i wanna dance with somebod
i wanna feel the heat with somebody
yeah! i wanna dance with somebody
with somebody who loves me 
i've been in love and i lost my senses 
spinning through the town. 
sooner or later the fever ends 
and i wind up feeling down 
i need a man who will take a chance 
on a love that burns enough to last 
my lonely heart calls. 
oh! i wanna dance with somebody 
i wanna feel the heat with somebody 
yeah! i wanna dance with somebody 
with somebody who loves me 
oh! i wanna dance with somebody 
i wanna feel the heat with somebody 
yeah! i wanna dance with somebody 
with somebody who loves me 
don't you wanna dance with me baby 
don't you wanna dance with me boy 
don't you wanna dance with me baby



*foto di starfooker

sabato 12 ottobre 2013

campetty - lungofiume (2013)

dopo 3 dischi in inglese come edwood e due in italiano come intercity, lo scorso maggio, i fratelli fabio e michele campetti (in questo caso con la collaborazione di paolo comini e gian nicola maccarinelli), hanno pubblicato la raccolta dei singoli, primo album a loro nome. un progetto quello dei campetty fresco, brillante e variegato in cui, rispetto al passato, l’elettronica lascia maggior spazio alla melodia. lungofiume è il terzo singolo estratto, del quale è stato diffuso il video relativo, diretto da paul mellory
lo stesso fabio spiega che questa canzone ha preso spunto da un fatto reale, un gruppo di amici che ogni lunedì si ritrova in riva ad un argine, sul quale lui ha iniziato a fantasticare e, com’è nel suo approccio anticonvenzionale, a degenerare…
“le lucidatrici stile anni ’50, in primo piano nel clip - ha proseguito – m’ispirano parecchia calma, niente a che vedere con la frenesia dei nostri tempi in cui, probabilmente, ci sarebbe tanto da ‘lucidare’…”.
e, ascoltando questa melodia decisamente accattivante, come non dargli clamorosamente ragione?

lungofiume
cento discorsi facili, scacciapensieri anonimi

canti con vino e armonica, soffermarsi su un tramonto, urrà!
ore di sonno al limite, piove
il fiume diventa litio, si muove
un filo di voce come lei, un lampo, un tuono, raffiche
canti con stile e armonica, soffermarsi su un disco dei pulp
ore di sonno al limite, piove
un fiume diventa litio, si muove

giovedì 10 ottobre 2013

niccolò fabi e mokadelic - il silenzio (2013)

"qualcuno doveva raccontarla, questa storia: non era nemmeno importante che lo facessi io, ma mi premeva troppo che gli altri la conoscessero". con queste parole gaia rayneri, giovane scrittrice torinese, presenta il suo libro pulce non c’è, edito da einaudi nel 2009. storia vera di "pulce", sua sorella autistica, allontanata dalla famiglia quando aveva 9 anni per presunte molestie sessuali subìte dal padre, riportata a casa mesi dopo perché non era vero nulla. "scrivere è auto-terapeutico, serve a metabolizzare il dolore, ma anche a vedere in modo più chiaro cosa è successo. e poi il libro è anche un tentativo di risarcire i miei genitori per tutto quello che hanno passato”. gaia, con il nome di giovanna, adottando di proposito uno sguardo distorto, un’emozione distante, condivide la storia di una famiglia in bilico fra affetto e nevrosi e ci restituisce l’immagine di un sistema giuridico e assistenziale italiano in cui le esigenze del singolo individuo, vengono sacrificate alle esigenze (e agli interessi) dell’ordine collettivo.
giuseppe bonito, dopo anni da aiuto regista, profondamente colpito dal racconto di gaia, che sente particolarmente “suo” anche perché ha un fratello disabile, ne ha fatto il soggetto del suo esordio dietro la macchina da presa. il risultato è un film che racconta una storia di autismo in maniera intensa ma non retorica e per questo ha conquistato diverse riconoscimenti, anche se a tutt'oggi non ha ancora trovato la distribuzione che merita. Ad interpretarlo Pippo Delbono, Marina Massironi e, nel ruolo della protagonista, l'esordiente Francesca Di Benedetto.
la colonna sonora è stata scritta dai mokadelic e la canzone dei titoli di coda, il silenzio da niccolò fabial cantautore, da sempre sensibile in fatto di tematiche sociali, il film è piaciuto molto e, per farlo conoscere a più persone possibili, ha deciso di diffonderne il video con immagini tratte dal lungometraggio, montate per l’occasione da andrea cocchi.
con le parole della sua canzone, ancora una volta poetiche e profonde, niccolò ci permette di capire che il silenzio si può trasfigurare, diventando un linguaggio privilegiato a cui possono accedere, però, solo le anime più sensibili...

i
il silenzio
 il silenzio cos'è con te
è una voce che non mente il silenzio tra noi non c'è
chi lo vuole si sa sente
ci sente e non c'è niente di più importante
di quando stiamo tra molta gente
e dei tuoi occhi cercare solo i miei nei gesti piccoli nei dettagli
ci puoi trovare grandi pensieri
e io ti sento e riconosco i tuoi il silenzio cos'è con te
è una voce che non mente il silenzio tra noi non c'è
solo chi lo vuole si sa sente conosco molti dei tuoi segreti
so dove sono i tuoi nascondigli
la confidenza che unisce chi la da non ti costringo in un personaggio
amo lo spazio dentro il tuo sguardo
quello che sei come quello che non sei ma il silenzio con te non c'è
perché solo chi vuole si sa ci sente
ci sente
solo chi vuole sente
solo chi vuole sente
solo chi vuole sente
solo chi vuole sente


martedì 8 ottobre 2013

jocelyn pulsar - io ti amo tu invece no (2013)

francesco pizzinelli da forlì, in arte jocelyn pulsar, dopo 5 album – il più recente dei quali è aiuole spartitraffico coltivate a grano del 2012 - ha da poco pubblicato l’ep sperando di aver fatto cosa gradita
si tratta di quattro canzoni, di cui ha curato la scrittura e la produzione, disponibili solo in digitale, che anticipano l’uscita di un nuovo disco, prevista entro fine anno. 
con uno stile inconfondibile, fatto di semplicità, disarmante sincerità, poesia ed agrodolce ironia, pulsar torna ad affrontare il tema che gli è più caro, quello dell’amore a due, facendone anche un’occasione per una riflessione più ad ampio raggio sulla vita. questo in particolare accade nel brano boccetta in cui, una dolcissima melodia sostenuta da piano e chitarra, accompagna un racconto che, con toccante verità, affronta il tema della ricerca–spreco della felicità, nella speranza che, comunque - come jocelyn dice a fine canzone - “i buoni rimarranno vivi”. francesco ha un modo tutto suo di fare musica che coniuga con estrema naturalezza, profondità e leggerezza: condivide stati d’animo e situazioni da perdente che prima o poi, almeno una volta nella vita, ognuno di noi può aver vissuto, ma magari ha rimosso. 
la sua abilità, grazie all’inesauribile arma del sorriso, sta proprio nel permettere a chi l’ascolta di ritrovare e fare pace anche con queste inevitabili sconfitte. una personalissima filosofia, evidente anche nel video relativo al singolo io ti amo tu invece no, girato a forlì da luca coralli, un sabato mattina di settembre. rigorosamente contro corrente dal punto di vista musicale, pulsar ha scelto come primo estratto un valzer romagnolo scacciapensieri, che vede la collaborazione di sig. solo (già pianista con dente) e del settantenne rossano gentili, primo clarino della banda del paese di bagno di romagna (fc), qui alla sua prima registrazione in assoluto. immagini in bianco e nero che riportano ai tempi delle comiche e del muto. jocelyn nascosto dietro una maschera da scimmione (che lo ha "conquistato al primo sguardo", quando è entrato in un negozio di giocattoli). una signora si ferma e comincia a ballare in libertà. tutto questo, partendo dalla storia di un amore non corrisposto, diventa un’ipotesi surreale e divertente di un inevitabile futuro prossimo solo da amico, in cui sapere che le “cose dell’amata vanno male” è già una bella soddisfazione...

io ti amo tu invece no
io ti amo tu invece no 
e la canzone potrebbe finire qua 
ma c'è un minimo sindacale nel minutaggio da rispettare 
e allora vado avanti e vi potrei parlare 
della cassiera al supermarket che questa mattina 
non mi ha fatto lo scontrino 
ma l'anziano dietro a me 
gliel ha fatto notare 
ed io ho pensato "quando avrò i suoi anni 
anch'io passerò il tempo 
dietro le cassiere dei supermercati 
e sarò la mascotte del punto vendita vicino a casa mia 
e quando pioverà sarò contento che metereopatico non sono stato mai aspetterò che tornino i piccioni nel piazzale coi carrelli della crai".
io ti amo tu invece no 
e questa cosa no non cambierà 
ma intanto canto e così passa il tempo 
e poi ho un appuntamento tra mezz'ora dal veterinario 
la mia tartaruga forst, le è ritornata la congiuntivite 
io invece ho un pò di otite 
quasi quasi ne approfitto e chiedo se ha qualcosa anche per me 
e mentre la città si sta svuotando 
mentre l'altra estate si sta impossessando delle nostre teste 
ci fa fare quello che le pare dire quello che le va 
ci rivediamo cinema all aperto sai ti trovo bene 
e mi sei mancato un pò 
mi raccomando mi hai tenuto il posto, 
il solito giù in fondo a sinistra quello dietro l'albero. 
non fare caso a quello che ti dico 
si ti voglio bene si sono un tuo amico 
se mi vuoi parlare dei problemi col ragazzo nuovo 
chi capisce più di me 
e lascia stare se ogni tanto 
mentre mi racconti che le cose vanno male 
io stringo il pugno dietro la schiena 
in un gesto trionfale.

domenica 6 ottobre 2013

calvino - l'amore in aria (2013)

niccolò lavelli è un cantautore indipendente milanese, nato alla fine degli anni 80. fin da piccolo i suoi ascolti si rivolgono a gino paoli, lucio dalla, fabrizio de andrè ed enzo jannacci. a 20 anni inizia ad esibirsi pianoforte e voce in molti locali milanesi. nel 2010 dall'incontro con silvio centamore (già batterista con davide van de sfroos, e tonino carotone) e alessandro rigamonti (al basso), comincia un percorso prima di sperimentazione dal vivo e successivamente in studio, che porta alla registrazione nel novembre 2011 del primo ep giuda.
nel marzo 2012 niccolò inizia a collaborare con blend noise studio. questo incontro segna un punto di svolta: parte una graduale metamorfosi che prenderà forma in calvino, un nuovo progetto musicale che fonde eleganza cantautorale e volontà di spingersi oltre i confini della tradizione. un’idea che nasce dalla ricerca su sonorità sperimentali ed elettroniche, da combinare alla voce di niccolò. il primo ep di calvino, dal titolo occhi pieni occhi vuoti uscirà il prossimo 5 novembre, ed il video che lo introduce, l’amore in aria è diretto da federico fred cangianiello
una melodia in apparenza giocosa e leggera, fra chitarra, batteria ed innesti elettronici, accompagna la voce calda di calvino in una riflessione amara sull'amore. si parla della paura di confrontarsi in modo generoso con questo sentimento, della difficoltà di staccarsi dal proprio egocentrismo. il viaggio da intraprendere per conoscere la persona amata appare così denso di pericoli e cattivi presagi. per la mente del protagonista, "ostaggio" di questi pensieri negativi, la terra sembra smettere di ruotare, dando una sensazione di vertigine. il video è stato girato in una palude proprio per accentuare le difficoltà a stabilire un rapporto equilibrato e dinamico con le emozioni che scaturiscono dal cuore. è bello a questo punto continuare a credere che, come scriveva calvino (italo, in questo caso) nel marcovaldo, “chi ha occhio, trova quel che cerca anche ad occhi chiusi”. 


l'amore in aria
le mongolfiere come bandiere in cielo
se vuoi partire ci sarà pure un altro modo 
io ho paura di volare alto 
e l'aria fresca mi mangia lo spirito 
e se poi guarderemo giù 
camminiamo sopra un filo rosso 
e se poi la terra smette di girar 
non importa per me è sempre rimasta ferma 
è sempre rimasta ferma 
ad un'altezza che non è l'età 
con una brezza di quotidianità 
e nuvole nere 
le nere nuvole su noi 
e mari amari amore 
amari mari ed avvoltoi 
e se poi guarderemo giù 
camminiamo sopra un filo rosso 
e se poi la terra smette di girar 
non importa per me è sempre rimasta ferma 
è sempre rimasta ferma

venerdì 4 ottobre 2013

edoardo cremonese - siamo il remix dei nostri genitori (2013)

edoardo cremonese (già edo) si avvicina alla musica a tredici anni per superare la sua timidezza. padovano doc, dal 2009 vive a milano. a 19 anni viene ingaggiato da mtv per buttarsi col paracadute sul palco di trl durante l'esibizione live dei muse, sotto lo sguardo allibito del pubblico. nel 2004 forma gli isterica, la sua prima band, ma è dal 2007 che comincia ad esibirsi come solista con lo pseudonimo di edo
all’ep naso a tramezzino, pubblicato nel 2009 segue per vedere lost, primo disco totalmente autoprodotto nel 2011, in cui edo fa tutto da se: scrive, canta e suona. segue un’intensa attività live, con oltre cento concerti, alcune volte da solo con la sua chitarra acustica, altre volte accompagnato dai bucanieri, band di amici storici che vengono coinvolti anche nelle registrazioni del nuovo album. abbandonato lo pseudonimo edo per tornare al proprio nome e cognome, il cantautore inizia nel 2012 a lavorare a siamo il remix dei nostri genitori, che uscirà l’11 ottobre. un titolo che fa riferimento ad un tema molto intimo, vale a dire il rapporto con i propri “vecchi”, il confronto fra generazioni, nella convinzione che – come dice cremonese - “cambiano i periodi storici, gli scenari, i problemi, ma la storia si ripete, si 'remixa' e... cambia, ovvio”…
come l’album precedente, anche il nuovo lavoro è stato registrato attrezzando a studio una stanzina nella mansarda dove ora vive edoardo. si tratta di dieci tracce che condividono storie e descrivono personaggi. per dare più spessore a questi soggetti o racconti sono state inserite collaborazioni importanti quali lodo guenzi (lo stato sociale), nicolò carnesi, alberto pernazza (ex otago, magellano). ne è uscito un disco dallo stile fresco, ironico, diretto, personale sia nella scrittura dei testi che nel mix di melodie proposte. il video relativo alla title-track del disco, realizzato da stefano poletti, è stato girato nellex ospedale psichiatrico paolo pini di milano, oggi museo di arte contemporanea. edoardo ha lavorato un anno nel centro dove si fa arte contemporanea in ambito psichiatrico, uscendone umanamente arricchito. per lui è stato importante girare proprio lì, poiché pensa che il museo sia un esempio del positivo passaggio di testimone fra generazioni. una deliziosa musica scanzonata dona leggerezza ad un testo che, in realtà, è una riflessione profonda e disincantata sul rapporto figli-genitori…

siamo il remix dei nostri genitori
alla mia età i miei avevano già due figli, 

e una casa in via dei martiri. 
alla loro età io non ho fatto quasi niente di speciale, 
ma ho due lauree e sono andato ad mtv. 
dio quanto invidio i loro anni ottanta, 
sentivo tutte le hit da dentro la pancia, 
i duran duran (wild boyz) pompavano, 
dall’autoradio della panda. 
ora tu non le resisti, 
ma è meglio se state un po’ più attenti
avrei bisogno di una vacanza, 
ahi, guai a voi brutti dei. 
i nostri genitori eran come due deejay, 
e a furia di spippolare siamo venuti fuori noi.
che come la musica siamo universali, 
noi siamo remix dei nostri genitori, 
nascere è una corsa vinta 
e ha il suo caro prezzo, 
io quella volta li ad esempio, 
sono nato stanco, molto stanco e adesso…
avrò bisogno di una vacanza.
 [p] “ho prenotato, andremo in salento.” 
dalla vacanza che faremo con i tuoi. 
[p] “organizzati!” 
[e] “ma no che palle anche quest’anno in salento no.” 
[p] “e sempre a lamentarvi, 
con quei calzini spaiati e i capelli spettinati.” 
[e] “ma lei non capisce! non è vero...” 
[p] “quelle canzoni tristi a citare battisti.” 
[e] “no tra l’altro a me battisti non è mai piaciuto.” 
[p] “ora basta! 
se continui a frequentare mia figlia ti faccio il culo!” 
si che sono guai…
avrei bisogno di una vacanza, 
ahi, guai a voi brutti dei. 
i nostri genitori eran come due deejay, 
e a furia di spippolare siamo venuti fuori noi.
avrei bisogno di una vacanza,
......

*[p] = pernazza
  [e] = edo

mercoledì 2 ottobre 2013

marrone quando fugge - il prefagiolismo (2013)

massimo lepre è un cantautore astigiano, trentenne. il nome d’arte, marrone quando fugge, delinea il suo rapporto con la madre terra, l’attaccamento alle radici famigliari e la fuga che da sempre lo riguarda. “nella mia vita – racconta massimo - ho iniziato a fare strada da molto giovane e in qualunque posto mi sono trovato ho promesso di ricordarmi sempre da dove son venuto, chi sono e perché sono lì”. in giovanissima età infatti se ne andò di casa inseguendo la passione della cucina. il grande impegno gli ha consentito di raggiungere importanti risultati a numerosi concorsi, anche internazionali, ed ha aperto anche un ristorante, in sardegna. pian piano, però, si è accorto che passare tutto il suo tempo dentro una cucina non è quello a cui aspirava veramente. il cambio di vita era nell'aria: mollare tutto per andare a vivere in una casetta nel bosco, allontanandosi dal denaro, ma avendo a disposizione tutto il tempo libero.
proprio nella casetta massimo e zibba si sono conosciuti due anni fa, al fagiolo, raccontata anche nel brano del cantautore genovese asti est. in quelle sere d’inverno, mangiando, bevendo e suonando, zibba ha iniziato ad interessarsi ai brani scritti da marrone, fino a proporgli di produrre il suo disco d’esordio. nel maggio di quest’anno ha così visto la luce il prefagiolismo. il titolo si riferisce al un progetto di vita basato sulla riscoperta delle piccole cose, sull'abbandono delle ricchezze, per ritrovarne altre che non hanno nulla a che vedere con la materialità quotidiana. fare quindi della situazione di personale disagio nel sistema attuale un punto di forza, ritrovando così il tempo di vivere con un'intelligenza aperta e sana. iniziare a ricercare il proprio essere in armonia con la terra, riscoprendone i valori che, di conseguenza, contageranno il nostro vero io...
le nove canzoni raccontano un mondo di valori semplici, lo scambio, il reciproco sostegno e sono praticamente un inno alla povertà. dopo la vittoria del premio l'artista che non c'era 2013, è arrivata anche la nomination alle targhe tenco 2013 nella sezione “opera prima”.
il video della title track è stato realizzato in meno di dodici ore a costo zero, ad ennesima testimonianza della filosofia “povera” di marrone quando fugge. è un canto dolce e avvolgente, una dichiarazione d'intenti liberatoria, che esprime tutta la possibile serenità riconquistabile solo tornando in contatto con l'essenza delle cose...
il prefagiolismo
pedalerò incontro a quella carta filigrana 
che per poco mi farà sentire ancora uno di voi
sorriderò guardando l'automobilista con i lombi atrofizzati 
e gli occhi tristi di una ragazza ricca
di una ragazza ricca...
ma quanto è ricca la mia vita per tre ore al giorno di lavoro
povera nuova vita mia sei il mio tesoro
mi nutrirò non inquinando l'intestino con sostanze care morte
e tanta chimica e finzione
poi piangerò per tutto quello che si è perso nella fretta 
e nel lavoro a tempo pieno e malattia e veleno
e malattia e veleno...
ma quanto è ricca la mia vita per tre ore al giorno di lavoro
povera intelligenza mia ora sei mia
mi leverò di dosso quello che per tempo mi ha vestito 
ed annodato snaturando ogni mio respiro
e poi vivrò come una favola in un bosco
dove regna povertà e felicità, disobbedienza verso chi
disobbedienza verso chi...
ma quanto è ricca la mia vita riscoprendo le piccole cose
mia odiata carta filigrana regnerai altrove
ma quanto è ricca la mia vita riscoprendo le piccole cose
mia odiata carta filigrana regnerai altrove



*foto di claudia fresu