mercoledì 31 luglio 2013

perturbazione - diversi dal resto (2013)

un nuovo album, musica x, pubblicato lo scorso maggio a distanza di tre anni dal precedente del nostro tempo rubato ed un desiderio di cambiamento, già evidente nel titolo scelto. x come incognita verso la quale i perturbazione si sono spinti per la realizzazione di questo disco. 
chiaro l’obiettivo di mirare all’essenziale arrivando in modo più diretto dove prima si giungeva con complessità. partendo da ciò che succede intorno, ritrovare un pezzo di noi stessi. nelle esperienze altrui cercare la chiave per interpretare le proprie.“giocare” con il pop e con l’elettronica, sporcarsi le mani, divertendosi. tentare di sorprendersi nel bene o nel male, provando a “confezionare” le canzoni con un abito più fresco e meno stereotipato.
tutto questo “arriva” anche ascoltando il brano diversi dal resto che qui vi proponiamo in versione live. un “episodio di coppia universale“, ovvero litigare all’ikea, diventa l’occasione per una diretta ed intensa riflessione sui limiti della convivenza quotidiana. riconoscerli, accettarli, ma non subirli. ri-trovare il tempo di fermarsi, guardarsi negli occhi e tornare con coraggio e gioia a confrontarsi. dirsi non solo “ ti amo, ti desidero” ma anche “ho questa esigenza diversa dalla tua”, “raccontami cosa desideri tu”…
diversi dal resto
litigare all'ikea ci ha chiarito le idee, 
noi non siamo diversi dal resto. 
dalle scarse risorse, 
dalla mediocrità, 
dal bisogno di baci e di soste. 
litigare all'ikea e poi fare la pace, 
l'amore di corsa e di gusto 
è una svolta epocale nella vita di coppia 
sacramento del capitalismo. 
amore mio ti voglio anch'io qui nel reparto biancheria. 
amore mio ti odio anch'io bloccati in mezzo al traffico. 
in terza corsia 
con la mia frenesia 
picchiettare nervoso sui tasti 
col sudore alle mani 
e le seghe mentali 
sembra tutto un copione già visto. 
noi non siamo diversi dal resto. 
noi non siamo diversi dal resto. 
noi non siamo diversi dal resto. 
noi non siamo diversi dal resto. 
noi non siamo diversi .. del resto. 
litigare all'ikea in un sabato pieno di scatti, 
di nervi e miraggi. 
poi seduti sul letto tra migliaia di occhi 
ritrovare la gioia e il coraggio. 
amore mio ti voglio anche io, banalità soltanto mia. 
amore mio ti odio anche io. 
noi non siamo diversi dal resto 
amore mio ti voglio anche io 
noi non siamo diversi dal resto. 
noi non siamo diversi dal resto. 
noi non siamo diversi dal resto. 
non non siamo diversi del resto. 
amore mio ti voglio anch'io 
amore mio ti odio anche io 
amore mio ti voglio anche'io.
foto live al carroponte, luglio 2013, by thomas maspes

venerdì 26 luglio 2013

jonny blitz - tarli (2013)

“quattro amici al bar che suonano la musica che vorrebbero ascoltare, nella speranza che raggiunga le orecchie più disparate, anche quelle a punta…” così si presenta il gruppo romano dei jonny blitz
nel loro progetto c’è soprattutto il desiderio di divertirsi e divertire, con apparente disimpegno e semplicità, a colpi di chitarra elettrica e melodie contagiose. non prendersi troppo sul serio, mantenere una orecchiabilità radiofonica, ma, allo stesso tempo, non far mancare "sostanza" ai contenuti dei testi. questo caratterizza i jonny blitz al loro album di debutto, musica per chi l’ascolta la prima volta
ognuno di loro appartiene ad un pianeta musicale diverso per cui, nelle nove tracce che compongono il lavoro, capita che, all’interno anche dello stesso brano, con disinvoltura, si passi da un rock potente a venature surf a momenti di puro pop. L’apertura del disco, è affidata a tarli, anche primo singolo estratto. leggerezza che pervade tutto il pezzo, ma se l’inizio e il finale propongono una melodia minimalista, lo sviluppo centrale è un riuscito mix fra intrecci strumentali ed uso corale della voce. il relativo videoclip è stato girato a roma nel mese di aprile 2013, tra villa pamphilj e il quartiere san lorenzo, con piccole escursioni fino a via della lungara. si tratta di un concept surreale, argutamente leggero e divertente, che offre anche spunti di riflessione personale: in un parco, un albero decide di sradicarsi per seguire una ragazza che gli ha rivolto parola, ma si renderà presto conto che la città è un luogo pieno di insidie, non adatto a lui… la regia è affidata in maniera collettiva ad alessia di risio, carlo lazzari, francesco belcecchi e claudio cerasoli, divisi fra riprese, montaggio e fotografia.

tarli
come mai? io vorrei sapere come mai
io vorrei sapere come mai ti parlo
dato che tu non puoi farlo
come fai? io vorrei sapere come fai
io vorrei sapere come fai coi tarli
li senti mai mangiare le tue carni?
come fa, io vorrei sapere come fa

io vorrei sapere come fanno gli alberi
che i tarli che ho per la testa
non riesco a sopportarli
mi parlano di notte
rosicchiando ogni storia
nella mia memoria
mi parlano e non dormo più
da quando il cielo non è blu
e piove piove piove, piogge acide
però mi piace che scendano placide
piano piano piango, come un salice
si ma di felicità, che non ritornerà
mi guardano di notte
scavano dentro ogni storia
nella mia memoria
mi parlano e non dormo più
da quando il cielo non è blu
mi tarlano di notte
ripercorrendo ogni storia
nella mia memoria
mi tarlano e non dormo più
da quando il cielo non è blu
come mai? io vorrei sapere come mai
io vorrei sapere come mai ti parlo
dato che tu non puoi farlo.


giovedì 25 luglio 2013

ilaria graziano francesco forni - rosso che manca di sera (2013)

ilaria graziano e francesco forni sono due talentuosi musicisti di origine partenopea. 
lei ha iniziato giovanissima lo studio del violino e, grazie ad una particolare versatilità vocale, ha esplorato i generi più diversi passando dal folk all’elettronico, dal popolare allo sperimentale. ha vissuto a londra per cinque anni lavorando tra tokyo e new york. ha ottenuto una certa visibilità, anche internazionale, grazie alla collaborazione (sia per i testi che per l’interpretazione vocale) con yoko kanno, la più accreditata compositrice di musica per “anime”. lui ha alle spalle una lunga carriera, ricca di produzioni che spaziano dalla composizione di colonne sonore per teatro e cinema ad una discografia in cui, con originalità e gusto della contaminazione, si è presentato nei ruoli più diversi: chitarrista, compositore, produttore, cantautore. trapiantato da anni nella capitale, è uno dei più impegnati nel "collettivo romano angelo mai - uno spazio indipendente per le arti”.
from bedlam to lenane, disco uscito lo scorso novembre, nasce dall’esigenza di ilaria e francesco, dopo una conoscenza e collaborazione di oltre un decennio, di fermare il sound acustico degli ultimi due anni.
sono undici tracce in cui le loro due voci si alternano dall’italiano all’inglese, allo spagnolo, al francese. accompagnati dai suoni di chitarre acustiche, ukulele e percussioni, i due artisti ci accompagnano in un viaggio intimo ed emozionale alla scoperta dei suoni e dei colori che hanno contribuito a formare la loro eclettica personalità. il video è relativo alla versione di rosso che manca di sera appena inserito nella raccolta gas vintage super session vol.1.
 la canzone di ilaria, sviluppata in musica con francesco, è un dialogo a due voci, suonata con un dobro trovato nei gas vintage studios, in occasione delle registrazioni della compilation, nel mese di febbraio 2013. un piacere sottile e rilassante abbandonarsi all’ascolto di questa struggente e poetica serenata, in cui l’intensità del testo è impreziosita dal “leggero” intrecciarsi delle voci dei due protagonisti...


*foto di simone cecchetti

mercoledì 24 luglio 2013

nina zilli e fabrizio bosso - we love you jazz'n soul - bollate, 18 luglio 2013

la sfida di andare al concerto di nina zilli mi aveva attirato fin dal giorno in cui è stato diffuso il programma del festival di villa arconati. fattasi conoscere con l’accattivante “50mila” (colonna sonora del film “mine vaganti” di ferzan ozpetek), non l'avevo mai vista prima in versione live ed anche i suoi dischi, in realtà, non sono ancora riusciti a catturare profondamente la mia attenzione. ho pensato, però, che l'occasione di un tour insieme a fabrizio bosso, uno dei migliori trombettisti jazz italiani, con alle spalle diverse incursioni anche nel mondo della canzone, avrebbe potuto dare quel tocco in più ad un pop, sicuramente di qualità ma che, nell’insieme, non trovo particolarmente originale.
arriva così il 18 luglio, data della tappa “milanese” del progetto we love you jazz’n’soul, un omaggio, forse di più, una dichiarazione d’amore, alle grandi voci della musica soul. 
l’avvicinamento dei due artisti avviene per gradi: prima il trombettista è ospite di nina a sanremo 2012, ed insieme interpretano il brano per sempre. pochi mesi dopo condividono l’esperienza televisiva di panariello non esiste, dopodiché bosso decide che lei sia l’artista ideale da coinvolgere nella realizzazione dell'idea tenuta fino ad allora nel cassetto. 
la cantante e il trombettista, unendo i loro talenti, propongono quindi, in questo tour estivo, un repertorio di brani che hanno fatto la storia della musica black, rivisitando, per l'occasione, otis redding, amy winehouse, marvin gaye, nina simone, etta james e molti altri.
una buona affluenza di pubblico premia questa serata che appartiene ad una delle più ricche rassegne estive dell’area milanese. l’organizzazione è sempre impeccabile e, quando nina si avvicina al palco a bordo di un furgoncino volkswagen degli anni ‘60, dal pubblico si alza un boato…
la serata si apre con la toccante rehab, in ricordo ed appassionato omaggio ad amy winehouse, indimenticabile talento, scomparsa prematuramente due anni fa. segue l’ingresso della cantante piacentina, che entra subito nel vivo della magica atmosfera con it’s my party, brano di lesley gore, interpretata da amy nell’album tributo a quincy jones q soul bossa nostra.

nina è elegantissima nel suo abito scuro coperto di strass, fabrizio, molto più sportivo, indossa jeans, giacca e t-shirt bianca. il concerto prosegue confrontandosi con una serie di superclassici: da sunny di bobby hebb (ma con almeno 40 artisti diversi che ne hanno pubblicato una versione) a cupid di sam cooke; da my baby just cares for me (la cui versione più nota è quella di nina simone del 1958) a body and soul (standard jazz del 1938, reso celebre tra gli altri da billie holiday)…
la zilli, con grazia e sicurezza, ripercorre le polverose strade del soul. la sua voce riscalda il pubblico, supportata da una band di ottimi musicisti, scelti da bosso per esperienza e versatilità - julian oliver mazzariello al pianoforte e tastiere, egidio marchitelli alle chitarre, marco siniscalco al basso ed emanuele smimmo alla batteria.
è quindi il momento dei brani scritti da nina, l'immancabile 50mila, seguita da bacio d'(a)ddio, dalla sanremese per sempre e dalla travolgente l'amore verrà, cover di you can't hurry love, uno dei maggiori successi della motown, interpretato dalle supremes. a questo punto la cantante si defila , lasciando campo libero a fabrizio per uno dei momenti più intensi della serata, la versione strumentale di love is a losing game, seguita da you know i’m no good, entrambi della winehouse, che raccolgono una vera ovazione. 

rientro in scena per nina che, più in forma che mai, sfoggia un abitino giallo shocking, sulle note di i put a spell on you, altro brano portato al successo da nina simone. di bosso, al momento, non vi è traccia. trascorso qualche minuto, con piacevole sorpresa, ricompare alle spalle del pubblico, tornando pian piano verso il palco senza abbandonare per un attimo la sua preziosa tromba.ancora qualche brano e poi l’immancabile bis, con i presenti che abbandonano le sedie e scattano verso la transenna per scatenarsi con la versione cantata di love is a losing game, ed una velocissima performance di you can’t hurry love, guidata da uno spericolato bosso.
le luci si accendono ed il pubblico lentamente si avvia verso l’uscita, soddisfatto. anche io non posso che confermare l’idea iniziale: una scaletta di classe, validi arrangiamenti ottimamente suonati ed una voce che, in questo contesto, ha espresso al meglio le sue potenzialità più nascoste, risultando sicuramente più convincente, anche se forse, nel percorso tecnicamente impeccabile, qualche brivido di “imprevista” emozione si è perso lungo la strada…
le foto sono gentilmente concesse da:
(1) (2) (3) giovanni daniotti
(4) (5) (6) andrea furlan


venerdì 19 luglio 2013

nadia and the rabbits - dark fairy (2013)

nadia von jacobi, nata a monaco di baviera e residente in italia, è abituata a cantare in diverse lingue (inglese, tedesco, spagnolo, italiano). dark fairy è il secondo singolo e videoclip tratto da noblesse oblique, secondo disco del suo gruppo. 
il video è stato presentato nel mese di maggio in louisiana, durante il tour americano con i suoi rabbits (32 musicisti provenienti da ogni parte del mondo, che di volta in volta l’accompagnano). realizzato a new orleans, è una favola noir firmata dal regista austin kent che, in merito alla storia racconta: “rabbits mark: un giovane annoiato dal proprio lusso, inizia a sentire e vedere immagini di una grandiosa festa, proprio dentro alla sua misteriosa casa. vede uno spirito, la dark fairy, e inizia una rincorsa reciproca, ma sarà lei alla fine ad avere la meglio trascinandolo fuori”. di particolare impatto le location scelte: la boutique dell’hotel e i kingsway studios, una vecchia casa popolata, secondo le leggende, da spiriti, trasformata poi in studio di registrazione. da lì sono passati musicisti come bob dylan, iggy pop, r.e.m.. acquistata prima da nicholas cage e, in seguito, da sean cummings, è diventata una vera e propria opera d’arte.
ammirati alcuni giorni fa sul palco del carroponte, hanno decisamente convinto! nadia era accompagnata da 4 rabbits - l'austriaco bernhard bauer (rabbit ber - oboe ukulele charango konzertina bass uku), alberto greguoldo (rabbit greg - sax), camillo achilli (rabbit cami - bass) e niccoló bodini (roger rabbit - drums) - che hanno colorato le sonorità della band regalandoci un pop folk dal respiro internazionale. la splendida voce di nadia ci ha accompagnato per tutto il concerto, invitandoci, in modo spensierato a cercare il meglio dentro ognuno di noi e a difenderlo. 
per tutta la serata gli inserimenti di sax, oboe ed ukulele ci hanno fatto sognare e, socchiudendo gli occhi, ci hanno portato via, lontano dalle fabbriche e dai palazzi, alla ricerca della bellezza. comunicare creando, senza confini, una commistione di parole, suoni, sensazioni. non arenarsi sulle opinioni già acquisite e sulle esperienze già passate, ma continuare a viaggiare per rimanere liberi ed autentici. a questo ci invita la “musica globale” di nadia…
*grazie a thomas maspes per le foto.

giovedì 18 luglio 2013

nima marie - you know i do (2013)

”avere davanti agli occhi quotidianamente un orizzonte sconfinato apre lo sguardo e allarga il cuore”, così dichiara nima marie, originaria di monza, ma trasferitasi da diversi anni a lavagna, in liguria. si intuisce già da queste parole la sensibilità di questa giovane cantautrice che ha incontrato la musica a soli 5 anni, iniziando a suonare il pianoforte. nasce così una passione che negli anni la porta a studiare canto, a comporre brani originali e a desiderare di esprimersi con testi sempre più curati. 
la scoperta delle sonorità del rock e del blues la avvicinano sia allo studio della chitarra, che alla scelta di esprimersi in inglese. una lingua che marie considera ideale perché le permette di trovare le parole giuste che, con grande semplicità, sintetizzino concetti complessi, creando così immagini immediate e di forte impatto emotivo. questa ricerca è alla base anche del suo primo album, wollen cap, da pochi giorni pubblicato per la orange home records di raffaele abbate. il disco contiene dieci brani leggeri, giocosi e davvero piacevoli da ascoltare. canzoni un po’ “strabiche”, le ha definite lei stessa, perché in parte rivolte all’esplorazione interna, ricordi tra memoria e fantasia, ma allo stesso tempo contenenti la voglia di uscire e aprirsi al mondo con ottimismo. 
tutto questo si intuisce anche ascoltando il primo singolo you know i do, il cui video è diretto da lorenzo vignolo, coadiuvato da serena zanardi. quattro minuti in cui marie creando un perfetto equilibrio fra voce e melodia dolce, delicata, spensierata, arriva diritta al cuore “alleggerendolo“ e rivelando un’attitudine inaspettatamente internazionale. 
“alcuni momenti della vita non sei dove vorresti essere, ma puoi sempre fare qualcosa per migliorare il tuo presente e quello di chi ti circonda. Senza dimenticare mai, però, la meta che ti sei prefisso. E che la musica rende liberi.” (nima marie)


*foto di serena zanardi

mercoledì 17 luglio 2013

baustelle - monumentale (2013)

a fine gennaio scorso i baustelle hanno pubblicato il sesto disco, fantasma, a cui è seguito l’omonimo tour del quale, a giugno, è ripresa la seconda parte. venerdì prossimo uscirà monumentale, terzo singolo estratto da questo concept album che, in 19 brani, affronta il tema del trascorrere del tempo e il conseguente legame fra vita e morte. 
questo nuovo brano, che già nel titolo è un chiaro riferimento ad un luogo di fine vita (monumentale è il nome dello storico cimitero di milano), è un invito ad uscire dall’omologazione degli stimoli, spesso troppo superficiali, che ci offre la società attuale. fuggire da quei simboli apparentemente "sociali", come possono essere la tv e la “rete", riappropriandosi del valore autentico del pensiero e dei sentimenti vissuti nel reale. la regia del video è stata affidata a paoloreste gelfo che lo racconta così: “non eravamo interessati a girare un semplice videoclip in versione live. il concerto, qui, è un pretesto per rilanciare quanto il brano stesso suggerisce: una riflessione sul bisogno che ognuno ha di prendere del tempo per sé, di ritagliarsi una zona d’ombra lontana da tutto il resto”.
monumentale
i cimiteri non danno pensieri, 
sei tu che ti sbagli, se stanco, disperi 
e piangi per colmare i buchi dell’assenza, 
vive come il pieno la vacanza e non spira mai. 
quindi lascia perdere i dibattiti, 
la rete, i palinsesti 
per un giorno non studiare, 
non chattare, ma piuttosto 
stringi forte chi ti ama, 
fra le mute tombe del monumentale, 
non c’è dio e non c’è male, solo vaga oscurità. 
i camposanti non hanno rimpianti, 
sei tu che li covi, li rendi fantasmi, 
li canti per sentirne meno la mancanza, 
come non bastasse l’esistenza e l’eco che fa. 
giace qui ad libitum la tua imbecillità. 
quindi lascia perdere i programmi 
coi talenti, i palinsesti, 
per piacere non andare a navigare sulla rete, 
stringi forte chi ti vuole bene 
tra le tombe del monumentale, 
trovi dio, trovi montale, ed un’opaca infinità. 
quindi lascia perdere i salotti 
coi talenti e le baldracche, 
vieni all’ombra dei cipressi 
dona amore, al pomeriggio 
a chi sospende la sua vita 
tra le urne amiche del monumentale, 
di realtà e d’irreale, vieni a fartene un’idea.
*foto di carlo pozzoni.

max de aloe - oblivion

max de aloe è musicista, compositore, didatta e direttore artistico del gallarate jazz festival. ha iniziato da ragazzino come pianista, ma quando ha incontrato l’armonica cromatica - evoluzione dell’armonica a bocca, che, in uno strumento molto piccolo, mette a disposizione lo stesso numero o anche superiore di note, rispetto a un sax, una tromba o un flauto traverso - è stato amore a prima vista. un innamoramento che dura tutt’oggi con immutata passione. 
curioso di natura, max vive il jazz, di cui è considerato un interprete di spicco a livello nazionale, come una chiave di accesso a mondi diversi. pensa che il bello del suo mestiere sia imparare cose nuove, relazionarsi con gli altri, mettersi a nudo, verificare i propri limiti. gli piace scrivere per immagini e, con indubbio eclettismo, si dedica al suono del chorinho brasiliano di inizio ‘900, così come della bossa-nova, del tango argentino, della musica barocca, del jazz, delle lirica, e, non ultimo, del pop. nel 2012 ha pubblicato l'album bjork on the moon, dove reinterpreta alcuni brani della cantante islandese bjork.
è del tutto convinto che non si possa fare musica senza tenere presente le influenze culturali e sociali di oggi, per questo motivo ama definire la sua musica come contemporanea. il video che vi presento, relativo al celebre brano oblivion di astor piazzolla, credo sia un ottimo esempio di cosa intenda max quando dice di “credere fermamente nell’idea di fermarsi per ascoltare la musica”. impossibile, infatti, non essere colpiti dalle note intense e struggenti di quest’armonica, che sembra prendere vita insieme al suo esecutore...

martedì 16 luglio 2013

mari kvien brunvoll - jazzed out oslo (2012)

figlia d’arte, originaria di molde, mari kvien brunvoll da diversi anni è una delle protagoniste della scena musicale norvegese, grazie sia alla particolarità della sua voce, che delle perfomance live. seduta a terra, sola al centro del palco, mari canta accompagnata da un piano pocket, loop, cetre, computer, campionatori e numerosi oggetti sonori. la sua voce acquista così un intenso e corale impatto emotivo, coinvolgendo il pubblico in profondo mondo sonoro, che, senza confini, spazia fra elettro pop, jazz e blues, uniti alle atmosfere nordiche. 
ha all’attivo numerose collaborazioni e incursioni live in giro per l’europa. alla fine dello scorso anno ha pubblicato il suo primo disco omonimo per l’etichetta jazzland di bugge wessentolf. l’album contiene brani registrati dal vivo negli ultimi tre anni, compreso un pezzo eseguito al festival di clusone. sabato 13 luglio mari, realizzando uno dei suoi sogni musicali, si è esibita per un unico concerto, sul palco di umbria jazz
il video che vi presento, relativo alla partecipazione dell’artista al jazzed out oslo movie di inizio 2012, è un affascinante esempio dell’autentica originalità di un jazz norvegese aperto alle più diverse contaminazioni...

lunedì 15 luglio 2013

prefab sprout - devil came a-calling (2013)

paddy mc aloon è, secondo chi scrive, uno dei più grandi autori di musica pop degli ultimi 30 anni. elegante e semplice, è riuscito a mescolare burt bacharach, brian wilson e george gerswin, conquistando la critica grazie a liriche colte ed intelligenti. con la sua band, i prefab sprout, ha pubblicato una serie di gioielli pop senza tuttavia riuscire mai ad arrivare al grande successo di pubblico.
gli anni d'oro delle sue composizioni vanno dal 1984 al 1990, durante i quali la band sono usciti cinque interessanti lavori.

di lui, in quel periodo, hanno detto che cantava come sospeso sopra ad una nuvola: grazie alla dolcezza della sua voce e la qualità delle sue composizioni ben presto i "germogli prefabbricati" si sono trasformati in una band di culto.
da allora in poi i prefab hanno inciso praticamente solo tre album di nuove composizioni, qualche raccolta, ed una splendida riedizione del loro gioiello più prezioso, quel steve mc queen originariamente edito nel 1985.
a proprio nome inoltre, nel 2003, paddy ha pubblicato l’affascinante i trawl the megahertz, album contenente sonorità piuttosto sperimentali.il compositore inglese, che negli ultimi tre lustri ha attraversato diverse traversie di salute (tra gli altri un disturbo della retina che lo ha reso quasi cieco e la rara sindrome di ménière, che provoca attacchi ricorrenti di sordità), sembra che comunque non abbia mai smesso di dedicarsi alla composizione, accantonando negli anni alcune dozzine di brani.
in particolare, nel 2009, durante alcune interviste, ha raccontato che anni prima aveva pronto un album, il cui brano di punta si intitolava devil came a-calling e che probabilmente, di lì a breve, avrebbe ripreso a lavorarci per l'imminente pubblicazione. poi, come altre volte in passato, non se ne è fatto più nulla.
qualche giorno fa, a sorpresa, è apparso in rete un nuovo, eccellente album dei prefab sprout. i 10 brani in realtà sono stati caricati a marzo su soundcloud da un utente anonimo e, solo l'8 giugno, ne è stata segnalata l’esistenza al fan club del gruppo.
a questo punto, considerato il silenzio dell'artista, che, da anni vive con la famiglia in un ex convento, si sono avanzate diverse e curiose ipotesi sulla vera natura di questo lavoro...
in fin dei conti le ipotesi a me interessano poco, preferisco concentrarmi sui fatti: queste sono sicuramente le migliori canzoni dei prefab che io abbia ascoltato dopo jordan: the comeback, pubblicato ormai 23 anni fa!
paddy è ancora un grande scrittore di canzoni che riesce a far volare i nostri cuori, esattamente come faceva ad inizio carriera.
le ultime notizie dicono che l'album sarà pubblicato il prossimo 7 ottobre per l'etichetta icebreakers records ed il titolo sarà crimson/red. tutti i brani sono stati scritti ed interamente suonati da paddy. se le informazioni saranno confermate e l'album vedrà la luce, sarà probabilmente uno dei migliori dischi dell'anno.
tuttavia l'intera vicenda, dal trafugamento alla diffusione, è una storia davvero affascinante resa possibile (perlomeno a questa velocità) sono grazie ad internet. 
ascoltate questo corposo estratto del disco e giudicate voi…


giovedì 11 luglio 2013

simone piva & i viola velluto - ok man (2013)

con un nome che deriva dal desiderio di dare tatto e colore alla loro musica, simone piva & i viola velluto sono una band friulana nata nel 2008 a conclusione dei rispettivi precedenti percorsi. il gruppo è composto da simone piva (chitarra e voce), omar della morte (batteria) e christian de franceschi (basso e cori). Vengono da generi completamenti diversi (cantautorato italiano, rock, stoner, reggae, elettronica) e sono molto affascinati da scrittori della loro regione (santarossa, tonon, comin…) che raccontano il nord est e il suo lato più nero.
c'è un denominatore che li accomuna: sentire che gli artisti, con grande responsabilità, abbiano lo scopo di raccontare il proprio tempo; pensare che le note e la voce siano il mezzo più immediato per dare un messaggio o trasmettere sensazioni alla gente.
emersi dalla realtà operaia del friuli venezia giulia, simone piva & i viola velluto, nuovi working class heroes del rock'n'roll italiano, con rabbia, energia e dissacrante ironia, puntano l'attenzione su tutti i difetti del bel paese. hanno all’attivo un disco pubblicato nel 2011, ci vuole fegato per vivere e un ep, dell’aprile 2013, polaroid... di una vecchia modernità, dal quale è tratto il brano ok man.
il video, realizzato da uponadream-studios di gemona, è stato girato nella storica discoteca al lago di cavazzo carnico, nella pedemontana friulana. raccontare di un luogo di ritrovo, sia dei ragazzi della provincia che di quelli della borghesia diventa l'occasione per dare un ritratto, ancora una volta a tinte forti, delle rispettive realtà fatte di vestiti e scarpe alla moda, come di ricerca del puro divertimento o desiderio estremo di dimenticare la settimana di lavoro e i problemi quotidiani...


foto: © sabrina borgù

mercoledì 10 luglio 2013

albedo - cuore (2013)

gli albedo sono quattro ragazzi di milano che vengono tutti da altre esperienze: chi ha condiviso la stessa band, chi la stessa scena e chi solo gli ascolti. si sono esibiti live con artisti quali giorgio canali, moltheni, brunori, zen circus, niccolò fabi. la loro è una musica intensa, molto legata alle sensazioni, caratterizzata da testi particolarmente curati. una “denuncia emotiva“ del malessere di questi anni e di questa società. i loro dischi, per scelta, sono scaricabili gratuitamente, in quanto non vedono la musica come lucro ma come momento di condivisione.
così è successo anche per il terzo album in studio lezioni di anatomia uscito lo scorso aprile. si tratta di un concept composto da nove brani, fra cui alcune code strumentali, in cui la vita di ogni giorno, con le sue emozioni e i suoi sentimenti, viene raccontata da una prospettiva del tutto originale e privilegiata: quella degli organi del corpo umano. il tutto è partito da un brano gambe e da lì è nata la voglia di sviluppare insieme un’idea. il modo migliore, secondo la band, di rendere la musica perfettamente aderente ai testi, quasi fino a combaciare. 
cuore è il brano che apre il disco e primo video da questo album. al ritmo incessante dei battiti di questo organo così ricco di sensazioni, la band ci racconta una pillola di vita, coinvolgente ed energetica. raniero federico neri, frontman del gruppo, spiega così la creazione delle immagini che accompagnano il brano: “un giorno mi ha chiamato fabio valesini, mi ha detto che non aveva mai fatto un videoclip musicale, che aveva uno storyboard dove succedevano cose che non si capivano, che era girato tutto al contrario ma montato dritto, ma che poi alla fine il risultato sarebbe stato metà e metà, che c’era una scena con delle radiografie che si animavano e che avremmo dovuto procurarci un carrello della spesa perché con il budget che gli era stato dato non ci prendevamo nemmeno una sedia di legno. Come potevamo dirgli di no?“
cuore
in un futuro non lontano sapranno fare a meno di me. 
e questa gabbia fatta d’ossa mi protegge ma mi esclude da tutti voi. 
sono io che lavoro mentre dormi, sono io che ti ho fatto sussultare 
sulle scale, e sono io dalla memoria corta,che sbaglio mille volte 
io,a sperare che lei passi, a sorprenderti per niente. 
lascio che tu sia per una volta 
fingo che tu sia per una volta a scegliere. 
è vero,non sono di certo quello più adatto da ascoltare,ma se tutti facessimo cosa dice quello la 
sopra,allora sai che divertimento? 
tanto varrebbe mettersi tutti in croce e marciare come nazisti. 
perché comunque… 
sono io che lavoro mentre dormi,sono io che ti ho fatto innamorare sulle scale,e sono io dalla 
memoria corta,che sbaglio mille volte io,a sperare che lei passi,a sorprenderti per niente. 
lascia che sia io per una volta 
fingi che sia io per una volta 
a scegliere.

lunedì 8 luglio 2013

Scuola, casa e marijuana: una birretta con Gianni Resta...(carroponte, giugno 2013)

La musica lo accompagna fin da piccolo visto che a 8 anni inizia a suonare il Bontempi a ventola regalatogli per il suo compleanno dai genitori. A 17 già si esibisce insieme ad altri musicisti proponendo brani di sua composizione. L’attività live rimane una costante del suo percorso artistico che, partendo da una base classica (studia infatti pianoforte, canto solista e polifonico), si avvicina al rock per approdare alla black music, sua attuale maggiore fonte di ispirazione. Il suo album più recente Discorocksupersexypowerfunky, del novembre 2012, masterizzato a Los Angeles da Brian "Big Bass" Gardner (che ha lavorato, fra gli altri, con Michael Jackson, Donna Summer, Carlos Santana, Tina Turner), nel gennaio scorso è stato presentato anche in uno show case a Parigi.
Il 25 giugno ha suonato sul prestigioso palco "milanese" del Carroponte, accompagnato da una band di otto elementi, che hanno reso al meglio le sonorità spumeggianti del suo ultimo disco. Un concerto energetico, veloce e intenso: Gianni Resta saluta e ringrazia tra gli applausi del pubblico che, non sazio, richiede nuovi bis.
Dopo lo show ho avuto il piacere di incontrarlo davanti ad una birretta, si è parlato un po' e sono spuntate anche alcune strane domande...

Partiamo dall'inizio, Gianni, com'eri a scuola?
Guarda, tendenzialmente io ero un bambino a cui piaceva andare a scuola, mi piaceva scrivere, imparare ad esprimermi correttamente, conoscere cose nuove, stavo molto attento e memorizzavo tutto piuttosto bene e per questo in realtà non avevo bisogno di studiare molto a casa, seguivo con interesse la narrativa, l’italiano e la storia.
Alle medie avevo un professore straordinario che mi lasciava libero di inventare, ricordo che un giorno scrissi un tema su Giuseppe Mazzini nel quale io tornavo indietro nel tempo per aiutarlo a sistemare alcune cose e cambiare il corso degli eventi, quell’anno venne letto in tutte le classi dove il mio professore insegnava.. Oh, per un bravo ragazzo quelle erano soddisfazioni.
Poi crescendo, un po’ di cose sono cambiate, la mia vita stava cambiando e cominciai a non stare più dietro ai professori, mi iscrissi a grafica pubblicitaria perchè mi piaceva disegnare ma non riuscii a finire il terzo anno, ad ogni modo quel periodo fu molto importante per la mia formazione artistica perchè imparai a esporre i concetti subito in modo diretto e chiaro e per le canzoni che scrivo io, questo aspetto è fondamentale.
Ricordo anche però che c’era un professore che odiavo profondamente, si chiamava Faretra, era un uomo viscido.
Non sopportavo il fatto che ci provava continuamente con le mie compagne, in oltre non era capace neanche di parlare correttamente l’italiano e infatti, non a caso, insegnava matematica.
Spesso era solito mandarmi fuori dall’aula a suo modo, urlando: “fuori la porta!”, per farla breve c’era in atto una guerra personale.
L’anno in cui mi ritirai qualcuno mi chiamò per convincermi a finire gli studi e in quella telefonata venni a scoprire tra una cosa e l’altra che Faretra continuava a pronunciare il mio nome nell’appello, anche se non risultavo più iscritto..
Così tornai in incognito per prendermi la mia rivincita.
Insegnava alla prima ora, mi presentai in classe, lui fece l’appello e quando toccò a me dire “Presente!” buttai per aria il mio tecnigrafo, con squadre, pantoni e tutto quanto, facendo un bel casino.
Poi, prima che potesse urlare “fuori la porta!” mi lanciai dalla finestra e mi misi a correre nel prato sottostante come l’indiano di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, hai presente il finale del film? Bene, ad ogni modo devi sapere che il mio gesto per quanto potrà sembrarti sciocco o inutile, nascondeva in realtà un preciso obbiettivo.
Dopo quello che avevo fatto sicuramente Faretra, in un bagno di sudore, sarebbe dovuto andare dal preside a dirgli:
“Signor preside, mi dispiace ma mi è scappato un ragazzo.. 

fuori la finestra!”
Qual'è il posto più strano dove hai dormito?
Sul tetto di una casa in Puglia, dopo aver fatto l’amore.
Ti piace la gente?
Mi piacciono le persone, ma la gente non la sopporto.
Se penso alla gente, alla massa, mi scopro misantropo convinto.
Sono anni che non vado in giro la sera perchè ogni volta che esco e vedo questi qui che bevono e che fumano allegramente, mi viene una tristezza infinita. Mi domando, perchè si abbracciano così tanto? Cosa c’è che non và? Sembra che tutti abbiano bisogno di conforto, stiamo vivendo secondo me in un’epoca in cui uscendo di casa nessuno incontra più nessuno, al massimo, ci si perde.
Come ti vedi tra vent’anni?
Magari perderò i capelli e qualche diottria, magari ingrasserò ma in realtà non mi vedo molto diverso da quello che sono ora. Ho imparato a vivere nel presente senza fidarmi del futuro che per me è un concetto anacronistico, una convenzione inventata esclusivamente per addormentarci e farci coltivare speranze. Sai perchè dicono che il futuro è dei giovani? Perchè in realtà, non esiste!
Per cambiare le cose dobbiamo smettere di affidare le nostre speranze al domani per cominciare ad avere più fiducia in noi stessi, oggi. 

Cosa fai durante il giorno?
Evitando le cose che non posso raccontare, mi alzo di solito a mezzogiorno perchè la notte prima ho fatto le 5 a scrivere, leggere e progettare le mie cose e definire quelle delle persone che lavorano con me. Quando mi sveglio ho quasi sempre addosso i pantaloni della tuta (o del pigiama) col buco sul ginocchio.. Hai presente il buchetto classico delle tute? Ecco, io le tute e i pigiami ce li ho tutti così: col buchetto. Mi alzo, mi lavo, vado in cucina e mangio un po’ di bresaola, poi durante il giorno scrivo o telefono a quelli che mi hanno cercato, non a tutti ovviamente.. alcuni è sempre meglio non richiamarli. Esco, vado a prendere mio figlio all’asilo, torno a casa, cucino e finito di cenare mi metto a scrivere fino alle 5 del mattino, poi m’infilo il pigiama col buchetto e vado a letto.

Qual'è il disco che ti ha cambiato la vita?
Sarà pure una risposta scontata ma ovviamente sono molti i dischi e le opere d’arte in generale che in più momenti hanno cambiato il corso della mia vita.. Fammene dire almeno tre, dai! Allora.. In ordine sparso, direi “Una donna per amico” di Lucio Battisti. Poi i Pink Folyd con “The Dark side of the moon” e “Walls and Bridges” di John Lennon. 

E cosa stai ascoltando ultimamente?
Tra le giovani band mi fanno impazzire i N.e.r.d. di Pharrell Williams. 
La tua vacanza ideale?
Innanzitutto non desidererei stare in vacanza per un periodo troppo lungo perchè io ad essere sincero, dopo un po’ in vacanza.. mi rompo i coglioni. Siccome adoro il mare mi basterebbe una spiaggia, acqua limpida, frutta, verdura, gli amici e la mia famiglia.
Qual'è la tua birra preferita?
Non sono astemio, mi piace bere ogni tanto ma a dir la verità non amo per niente parlare di alcool perchè basta accendere la tv per accorgersi che ormai da anni viene fatto passare questo messaggio ipocrita che se bevi sei alla moda, sei giovane, sei figo e io francamente non lo sopporto. S’inventano tutte queste subdole bevande colorate, sai, di tutti i tipi.. al peperoncino o all’anice stellato della Cambogia per attrarti fin da adolescente. E possono farlo tranquillamente perchè l’alcool è una droga legale, una droga utile alle casse dello stato, così anche tu un giorno avrai il sacrosanto diritto di contribuire alla ricchezza del tuo paese, scolandoti responsabilmente tutto quello che vuoi. 
Come dici? Tra qualche anno avrai il fegato distrutto? Però è stato figo, dai! 
Ti sarai beccato un’ictus? Quante storie, l’ictus è di moda! Sorridi!
Ecco, tutto questo, è legale. 
Ma se di contro io provo a dire che per uscire dalla depressione, per salvarmi dalla noia e per rimettermi in pace col mondo fumo qualche spinello, divento subito un esempio negativo. E mentre siamo qui a prenderci in giro, in 18 stati americani è stato appena approvato l'uso medico della cannabis e in Colorado anche per quello ricreativo tanto che in quelle zone, grazie ai ricavi della vendita della Marijuana, oggi si possono costruire scuole ed asili per fare un esempio. Con la canapa ci fai i vestiti, curi l’anoressia, il glaucoma, l’asma, l’epilessia, la puoi trasformare in combustibile.. Gli hooligan non fumano Marijuana perchè come diceva il grande Bill Hicks, altrimenti nessuno di loro riuscirebbe a fare a cazzotti. L’alcool invece in questo senso li aiuta, eccome! Li eccita! Li carica! Questa è la droga che si può usare, droga autorizzata dal governo, droga giusta. 
Eppure noi italiani negli anni cinquanta eravamo tra i maggiori produttori di canapa a livello europeo, pensa oggi, con la crisi che c’è.. sarebbe una risorsa economica enorme ma preferiamo lasciare tutti questi soldi in mano alla mafia.. Non è assurdo?
A quanto pare è più utile trasformarci in vecchi alcoolizzati ricurvi su qualche video poker, piuttosto che evitare di portare avanti una guerra ormai economicamente insostenibile nei confronti di una pianta medica. Io ve lo dico: 
Volete davvero combattere la mafia? Allora cominciate a legalizzare la Marijuana. 
Sarà una vittoria utile a tutti, fumatori e non.
Ecco, l’ho detto.
Cosa farai adesso, dopo aver finito il concerto?
Quando ho finito un concerto, se la serata è andata bene come quella di questa sera, sono al settimo cielo, è ovvio, ma so anche di aver semplicemente portato a termine una parte del mio lavoro, nulla di più.
Non ho bisogno quindi di fare lo show anche sotto al palco, per intenderci; si spengono i riflettori e il momento più interessante è proprio quando passo, in poche ore, dall’ adrenalina di una folla festante che mi ha applaudito, ha cantato e ballato con me, alla quiete della mia stanza o di una camera d’albergo.
Quel silenzio così irreale diventa fondamentale e terapeutico perchè di sicuro è il modo più utile che ho per calpestare l’ego e ricominciare a scrivere nuove canzoni.



*le foto sono state gentilmente concesse da:
  (1) Alessandra Di Consoli©ph
  (2,3) Thomas Maspes

  (4) Giovanni Daniotti

occhio ai movimenti
- eccoci che si fa? partiamo? -
- vorresti…però chi lo sa, se lasciare agli altri il paese è la soluzione -
- muoviti via di qua, scappiamo lontano - 
- non lo so e non mi va. Io devo fare la rivoluzione, non posso perdere quest’occasione - 
all you've been you'll never be,
if you do not try a new reaction. 
all you've been you'll never be,
if you do not try,
if you do not cry.
occhio, occhio, occhio ai movimenti,
occhio, occhio, occhio ai movimenti.
- eccoci,
che si fa? balliamo? - 
- oh, non lo so.. e non mi va, non posso fare la rivoluzione
la voglio perdere questa occasione - 
all you've been you'll never be,
if you do not try a new reaction.
all you've been you'll never be,
if you do not try,
if you do not cry.
occhio, occhio, occhio ai movimenti,
occhio, occhio, occhio ai movimenti.