giovedì 31 gennaio 2013

magellano - tutti a spasso (2013)


magellano è un progetto che prende forma nel 2011 tra gli stretti vicoli di genova e vede dietro al microfono, come voce narrante e strampalato crooner alberto “pernazza” argentesi (già negli ex-otago), a percuotere pad, tamburi e a curare l'immaginario visivo drolle e, a cantare come ad accuparsi dei vari ammenicoli elettronici, filo q. i tre, uniti e in fuga, più o meno volontaria, dalle proprie altre esperienze artistiche, creano un nuovo sound, un patchanka di stampo elettronico in cui far confluire hip-hop e canzone d’autore. nei loro brani si incrociano parole rappate e cantate, che raccontano la realtà di ogni giorno e il disagio che la caratterizza, il tutto però sempre filtrato da una buona dose di pungente ironia.
“ci vogliono chiusi in casa? e noi ce ne andiamo tutti a spasso!” scendere in strada, muoversi, schierarsi, questo l'input che ha spinto il trio genovese ad intraprendere il viaggio musicale che si è concretizzato nel dicembre 2012 con l’uscita del loro primo album “tutti a spasso”. 



il video del primo estratto, brano omonimo, diretto da cosimo bruzzese, con il featuring di la escobar, è un potente e serrato raggaetton-electro, manifesto del disco.
“le immagini fotografano genova che è un luogo ricco di contraddizioni, una città dura, visivamente molto potente, un po’ grande città un po’ paesone, un labirinto in cui perdersi. le scene sono state girate in alcune delle zone di maggior meltin’pot, può non sembrare neppure italia. genova è un porto, e come ogni buon porto mette a stretto contatto, e a convivenza forzata e ravvicinata, culture diverse tra loro, creando un mosaico che a noi piace moltissimo…” (filo q)




mercoledì 30 gennaio 2013

carl sagan - the pale blue dot (1994)

Da questo lontano punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. 
Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L'insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e cercatore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni "superstar", ogni "comandante supremo", ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica.
Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo. Quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio. Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un puntino. 
Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l'illusione che abbiamo una qualche posizione privilegiata nell'Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granello solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c'è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.
La Terra è l'unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c'è altro posto, perlomeno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora.
Che ci piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l'astronomia è un'esperienza che suscita umiltà e forma il carattere. Non c'è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. 
Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l'uno dell'altro e di preservare e proteggere l'unica casa che abbiamo mai conosciuto. Questo pallido puntino azzurro.

[Carl Sagan, 1934-1996]


questo celebre testo di carl sagan, ispirato alla fotografia della terra scattata da voyager 1, è diventato, di recente, anche un fumetto, disegnato da gavin aung than e pubblicato da zen pencils. potete leggerlo qui...



martedì 29 gennaio 2013

nadia & the rabbits - moongirl (2013)

esce oggi, 29 gennaio, “noblesse oblique”, secondo album per nadia and the rabbits. nadia von jacobi è nata a monaco di baviera, risiede in italia ed è cittadina del mondo. una vita fatta di vagabondaggi che la portano a scoprire tantissime sonorità e tradizioni. il pubblico è abituato ad ascoltare i suoi brani in differenti lingue: inglese, tedesco, spagnolo, portoghese e italiano. il primo album autoprodotto,"song fairy tales", registrato dal vivo tra londra e l’italia, è del 2009. ed è proprio di questo periodo l’incontro con un branco di rabbits, ben 32 musicisti che arrivando da ogni parte del mondo. cominciano a seguirla, dandole modo di presentare questo nuovo ensemble con vari tour durante i quali si mette a fuoco tutta l’attitudine pop-folk di nadia & the rabbits, un progetto dal sapore sempre più internazionale. con loro, nadia, ha lavorato al suo nuovo lavoro discografico per la mescal, coprodotto da lele battista e registrato tra l’italia, gli usa, l’austria, la germania, e l’inghilterra.  

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il primo videoclip estratto da “noblesse oblique” è "moongirl", interpretato da nadia in tedesco. la regia di julia suess ci porta nella vienna degli inizi del secolo scorso, in un salotto che sembra sospeso nel tempo. la festa si anima con l’arrivo di intellettuali come sigmund e martha freud, ludwig wittgenstein, arthur schnitzelr, egon schiele che si amalgameranno con i “rabbits” e la loro musica… 

lunedì 28 gennaio 2013

kafka on the shore - venus (2013)


è uscito il 18 gennaio "beatiful but empty" il primo disco dei kafka on the shore. il gruppo, che ha ripreso il nome dal famoso romanzo di murakami haruki, nasce da incontri apparentemente improbabili, che forse, in Italia, solo a milano possono accadere.

alla fine del 2010, vincenzo parisi, pianista classico di origini siciliane, incontra elliott schmidt, cantante americano nato in germania con il blues nel sangue. ai due si uniscono daniel winkler (alla batteria) e freddy lobster (alla chitarra), entrambi di lingua tedesca. da questo mix scaturisce una band energetica dal sound internazionale, che ha modo di farsi conoscere nell’ambiente indipendente, con un’intensa attività live.

in apparenza è una fra le band meno milanesi: grazie a sonorità ricche di sfumature contrastanti, si sono rivelati abili conoscitori di questa città trasferendo in musica molte delle contraddizioni che comunque la fanno amare.

difficile riassumere in una sola parola il loro genere musicale: è un mix di tecnica e follia in cui la parola d'ordine è contaminazione, per ottenere un suono in apparenza indefinibile, ma che arriva fino in fondo a chi lo ascolta. loro, irriverentemente, lo chiamano pirate mexican porn rock…
il primo video estratto dall’album, diretto da mauro panichella, è “venus”, brano in cui i kafka incontrano la voce ipnotica di chiara castello dei 2pigeons.
venus
i've been searching for my
one special goal
i've been hunting for that
one special soul
and sometimes i see you all turning red
and when i have this visions
i'd better stay in bed
and sometimes sometimes you know
and sometimes i hate you so and
you know you are the only i'll ever love but
sometimes i hate you so
and heartbeat slow fast
heartbeat slow fast, heartbeat slow fast
do you feel anything...right...now.

domenica 27 gennaio 2013

the cyborgs - cyborgs boogie (2012)

the cyborgs sono un power duo romano, parte uomini e parte macchine. il battito arcaico e ipnotico del blues inserito in una cornice da fantascienza vecchio stile. nascosti dietro maschere da saldatori, da subito hanno deciso di non avere un'identità autentica ma, al contrario, di trovarne due fittizie. 0 e 1 nel binario sono inizio e fine, acceso e spento, opposti che esistono insieme. zero suona una chitarra sporca e minimale, e canta nel microfono sistemato dentro la maschera. one suona un basso synth con la mano sinistra, e la batteria con il resto del corpo. ogni tanto anche un pianoforte e strumenti autocostruiti: come cassa può usare anche una valigia, un bidone, qualsiasi cosa produca un suono…

il loro primo disco omonimo, pubblicato nel 2011, è stato distribuito anche in germania, austria, svizzera, olanda e belgio. si tratta di una miscela di blues ed elettronica, di folk e rock senza tralasciare melodie accattivanti, grezze, trascinate, contaminate e ritmate.
hanno suonato molto in italia ed in europa, aprendo anche i concerti di iggy pop, jeff beck, eric sardinas, johnny winter e john mayall.
il Video di “cyborgs boogie” rappresenta l’inno del gruppo ed è diretto da roberto "saku" cinardi.





venerdì 25 gennaio 2013

mimmo locasciulli - scuro (2009)

idra è l'album più recente di mimmo locasciulli, il 17mo, pubblicato nel 2009. io l'ho ascoltato per la prima volta pochi giorni fa, prima di partecipare ad un concerto intimo organizzato da ezio guaitamacchi per radio lifegate. mimmo locasciulli è medico e cantautore. i suoi esordi nel mondo della musica risalgono al 1971, al folkstudio di roma. il suo primo disco è del 1975 e negli anni ‘80 collabora assiduamente con francesco de gregori e successivamente con enrico ruggeri. l’incontro straordinario che in qualche modo segnerà la sua carriera avviene però nel 1988, sul palco del teatro ariston, durante il premio tenco. è l’edizione in cui si esibisce tom waits e, da quell’occasione nasce un rapoorto di amicizia e di collaborazione con greg cohen, che di waits è contrabbassista e musical director.
nei primi mesi del 2007 locasciulli partecipa ad una iniziativa del comune di torino, componendo delle musiche su alcune poesie di leonard cohen, da egli stesso tradotte. il concerto presentato a torino viene replicato al cairo e le emozioni raccolte in questo viaggio, moltiplicate dall'influenza esercitata dalla poesia di cohen, costituiscono il punto di partenza delle nuove composizioni di mimmo.

nel giugno 2008 partecipa, insieme a lucio dalla e luca carboni ad un concerto nell'isola di lampedusa, in occasione di una cerimonia dedicata ai popoli migranti. entro qualche mese i brani di idra saranno scritti. le registrazioni si svolgeranno principalmente negli studi dubway di new york ma, al momento della partenza, il cantautore non ha ancora le idee chiare su come sviluppare la trama musicale dell’album.



la produzione e la direzione artistica saranno curate da mimmo, dal figlio matteo ed ancora una volta da greg cohen. alle registrazioni parteciperanno, oltre a cohen che suonerà il contrabbasso, marc ribot alla chitarra e joey baron alla batteria. alle sessioni italiane porteranno il loro contributo, tra gli altri gabriele mirabassi al clarinetto e stefano di battista al sax soprano.
nel maggio 2009, verrà pubblicato quello che lo stesso mimmo considera essere il suo lavoro più importante, profondo e sofferto.
idra è l’isola greca dove, negli anni sessanta, grandi artisti quali henry miller e leonard cohen cercarono rifugio spirituale, scrivendo alcune tra le loro opere migliori. idra è anche il mostro a nove teste sconfitto dal mitico ercole. queste teste simboleggiano alcuni vizi capitali dell'uomo e l'amore, in tutta la sua essenza di valore, è rappresentato da ercole. sono questi, sinteticamente, gli argomenti profondi e densi di suggestioni oggetto delle storie raccontate da locasciulli. le musiche trasmettono le stesse intense emozioni passando dalle classiche ballads alle contaminazioni di blues e jazz prodotte dalla creatività dei musicisti che lo accompagnano in questa avventura. in definitiva il disco è una bellissima sorpresa, scoperta con colpevole ritardo, nel quale locasciulli ci prende per mano e ci porta dentro un vortice di splendide sensazioni.


nel video di scuro assaporiamo le atmosfere delle sessions newyorkesi e qualche scorcio della metropoli. in grande evidenza nel brano la chitarra di marc ribot, l’organo di locasciulli e il sax tenore di francesco bigoni.



scuro
con il filtro della notte
vedi tutto più vicino
come un libro nelle mani
o una lampada sul comodino
crocifisso sulla sedia
o sprofondato nel cuscino
è difficile dormire
quando invece vuoi capire
vedi cose senza schemi
come i pezzi del meccano
senti voci senza suono
senza l'amaro del veleno
e ti levi la veste bianca
che rende l'anima innocente
senza colpe originali
senza macigni sulla coscienza
tutti aspettano di salvarsi
come si aspetta in una stazione
come si tratta dentro a un mercato
dove il prezzo è già scontato
ma chi te lo dice che meriti il premio?
l'uomo all'angolo con l'uccellino
che per un centesimo pesca col becco
la carta giusta del tuo destino ?
quando è scuro è tutto chiaro
e quando è chiaro è tutto vero
non c'è bianco senza nero
e non c'è niente dietro a un mistero
voglio sentire voglio vedere
voglio provare voglio capire voglio
voglio partire voglio ritornare
voglio atterrare voglio sconfinare voglio
voglio indicare voglio giudicare
voglio condannare voglio perdonare voglio
voglio comprare voglio riparare
voglio invecchiare voglio liberare voglio...











*grazie a ElleBi per il prezioso aiuto.






lunedì 21 gennaio 2013

massimo bubola - hanno sparato a un angelo (2013)

massimo bubola, cinquantanove anni, poeta e musicista veronese, tra i più importanti scrittori di canzoni del nostro paese, autore di brani storici per artisti del calibro di fabrizio de andrè, fiorella mannoia, cristiano de andrè e numerosi altri, ritorna in prima persona, con il suo ventesimo album: "in alto i cuori".
il disco è una carrellata di undici piccoli film su schegge recenti della storia d’Italia, fatti di cronaca e ritratti generazionali. le sonorità sono folk rock ma poco italiane, le definirei piuttosto ballate elettro-acustiche di modernissimo rock alternativo americano. 
a bubola interessa il lato più oscuro dei sentimenti umani, racconta storie di amore e morte, invidia e tradimenti, vendette e sconfitte. gli piace armonizzare gli opposti, bene e male, dannazione e redenzione. Cerca sempre di comporre canzoni con una coscienza sociale, che affondino in qualche modo le radici nelle realtà. I piccoli fatti di cronaca vengono in alcuni casi trasportati in una dimensione epica.
“hanno sparato a un angelo”, primo singolo estratto, si ispira ad un fatto realmente accaduto a roma, zona tor pignattara, il 4 gennaio 2012. l’intensa instant song racconta dell'uccisione sotto casa, da parte di due rapinatori, di zhou zeng, 32 anni, e della figlia di 9 mesi joy che teneva in braccio. la ballata ci immerge nella vicenda passo a passo, ed è l'occasione per una riflessione profonda sull'infinita strage degli innocenti, sulla perdita della cultura del dolore.

“quando scrissi il disco ‘l'indiano’ con fabrizio de andré ho approfondito la concezione della morte che hanno i nativi americani, visione collettiva e non personale: per loro se qualcuno moriva era come una foglia che si staccava dall'albero, l'importante era che l'albero continuasse a vivere. l'unica cosa tragica erano le morti infantili. e per questo il dramma di "hanno sparato ad un angelo" è ancora più vivo” (massimo bubola).
hanno sparato a un angelo
hanno sparato a un angelo
in fondo alla città
hanno sparato a un angelo
e adesso siamo qua
hanno sparato a un angelo
in mezzo ad una strada
a un cucciolo di sposa 
coperto di rugiada 
hanno sparato a un angelo 
in braccio al suo papà 
hanno sparato a un angelo 
e a un po' di eternità. 
hanno sparato a un angelo
ed hanno spento un lume
hanno sparato a un angelo
che era ancora in piume
hanno sparato a un angelo
che ancora non sapeva
gli abissi del mondo 
la bestia che si cela 
hanno sparato a un angelo 
in braccio al suo papà 
hanno sparato a un angelo 
e a un po' di eternità. 
cosa possiamo piangere
se non abbiamo lacrime
cosa possiamo scrivere
se non abbiamo pagine
e non possiamo credere
che morta sia pietà
hanno sparato a un angelo 
e a un po' di eternità. 
hanno sparato a un angelo
sul fare della sera
mentre coi genitori
se ne tornava a casa
hanno sparato a un angelo
come si spara a un topo
come si spara a un sogno 
come si spara al vuoto 
hanno sparato a un angelo 
in braccio al suo papà 
hanno sparato a un angelo 
e a un po' di eternità. 
cosa possiamo dire
se non abbiamo voce
noi che non sappiamo stare
ai piedi della croce
e non possiamo credere
che morta sia pietà
hanno sparato a un angelo 
e a un po' di eternità. 
con i suoi piedi piccoli
ancora non volava
con le sue ali tenere
ancor non camminava
con i suoi occhi a mandorla
ancora sorrideva
ai giorni che venivano 
come una primavera 
hanno sparato a un angelo 
in braccio al suo papà 
hanno sparato a un angelo 
e a un po' di eternità.







*grazie a ellebi per il prezioso aiuto
*foto di andrea furlan

domenica 20 gennaio 2013

Targhe Tenco 2012. Novara, teatro Coccia.

Il club Tenco, fondato nel 1972 da Amilcare Rambaldi, nel suo statuto dice, tra l’altro: "Lo scopo del Club è quello di riunire tutti coloro che, raccogliendo il messaggio di Luigi Tenco, si propongono di valorizzare la canzone d’autore, ricercando anche nella musica leggera dignità artistica e poetico realismo". Tra le numerose iniziative messe in atto in questi 40 anni, la principale è sicuramente la "Rassegna della canzone d’autore", un festival che dal 1974 si tiene annualmente al teatro Ariston di Sanremo. Durante questa manifestazione avviene la consegna del Premio Tenco, un riconoscimento per artisti che a livello mondiale hanno dato un apporto significativo alla canzone d’autore. All'interno della rassegna inoltre si premiano, con la prestigiosa “Targa Tenco”, i migliori dischi dell'anno.
L’assegnazione in questo caso è decretata da una giuria specializzata che è la più ampia e rappresentativa tra quelle di analoghe manifestazioni italiane. Quest’anno, complice la crisi economica, la rassegna si è sdoppiata: il conferimento dei premi Tenco è avvenuto a Sanremo il 16 novembre, mentre le targhe sono state consegnate la sera dell’8 dicembre al teatro Coccia di Novara, a conclusione di una tre giorni che ha visto coinvolta tutta la città piemontese. A spiegare l’inedito trasloco ci pensa Antonio Silva, storico presentatore della rassegna, appena messo piede sul palco, nell’introduzione alla serata: da una parte il taglio dei fondi da parte del comune di Sanremo, dall’altra un’amministrazione comunale lungimirante, quella di Novara, che sceglie di investire in cultura: l’inedito matrimonio non poteva che essere consumato. L’atmosfera che si respira nello splendido teatro di fine 800 è di grande rispetto nei confronti di questa istituzione della tradizione cantautorale: pubblico numeroso, attento, reattivo, mai avaro di applausi ed incoraggiamenti.
Un assolo di sax da inizio alla serata, introducendo le esibizioni degli artisti premiati. Lorenzo Urciullo, artista siciliano in arte Colapesce, propone alcuni brani che trasmettono perfettamente le atmosfere del suo fortunato esordio. Un meraviglioso declino è un disco che trova completamente d’accordo chi scrive con l’assegnazione della targa come migliore opera prima. 
Segue Zibba, voce ruvida e calda, sonorità ricercate: per me davvero una bella sorpresa. L’esibizione dell’artista ligure, con i suoi Almalibre, culmina con una splendida o mæ mâ, brano che, come spiega lui stesso, può essere tradotto dal genovese in due modi, il mio mare o il mio male, scritto negli attimi in cui Genova si trovava sotto l’alluvione del novembre 2011.  
E’ la volta poi di Francesco Baccini, che si esibisce al pianoforte con il prezioso aiuto del maestro Armando Corsi alla chitarra (anche curatore degli arrangiamenti del disco premiato). Ci fa riascoltare alcuni brani immortali di Luigi Tenco, dal fortunato album che ha anche il grande merito di avere dato nuova vita a questi classici, riportandoli tra la gente, nel corso di una fortunata tournée teatrale. 
Il primo ospite speciale della serata è Samuele Bersani, che propone quattro emozionanti canzoni della sua lunga carriera, restituendole alla forma originale in cui furono composte: voce e pianoforte. Il secondo ospite è Pino Daniele che, quasi a sorpresa, si presenta sul palco con Enzo Avitabile e l’esplosivo ensemble di percussioni dei Bottari di Portico. In realtà Pino non fa molto per farsi notare, limitandosi a suonare la chitarra e a supportare vocalmente l’amico Avitabile, in uno dei due brani in cui si trattiene in scena. L’espediente tecnico di cambio palco è l’occasione per ascoltare un piacevole monologo di Lella Costaincentrato sul ruolo delle donne nella canzone d’autore italiana. 
Terminate le operazioni di posizionamento pedaliere ed effetti speciali, è il momento del gruppo rock che gode attualmente di maggiore fama e considerazione nel panorama indipendente italiano, gli Afterhours. Sembra strano accostare la band guidata da Manuel Agnelli al premio Tenco ma, riflettendo un momento, tutti i dubbi scompaiono: lo spirito del rock in Padania si sposa con ottime atmosfere e testi maturi. La dimostrazione data sul palco del Coccia ne è l’ennesima conferma. L’ultimo ospite è Eugenio Finardi. Ci ripropone alcuni brani del suo repertorio in arrangiamento chitarra-pianoforte, ricordandoci con disillusione, dall’alto delle sue 60 primavere, come la società sia cambiata negli ultimi quattro decenni. Gran finale, un po’ scontato, con molti degli artisti della serata uniti ad intonare Lontano lontano del maestro a cui è intitolata la serata. 
In definitiva l’evento è stato sicuramente un successo. La conduzione brillante del sempreverde Antonio Silva, coadiuvato dalla “valletta” d’eccezione Massimo Cirri che, con simpatia e pungente ironia, ha consegnato le targhe, è stata pressoché perfetta. Gli artisti intervenuti hanno dato una precisa indicazione del valore delle loro proposte contribuendo al meglio alla coinvolgente atmosfera che si respirava a teatro. Restano le solite domande, quelle che ci poniamo ogni anno: ha ancora senso classificare la canzone d’autore come genere? Il premio Tenco esprime veramente l’eccellenza nelle categorie a cui assegna i riconoscimenti? Personalmente credo che la musica vada apprezzata senza ricorrere a classificazioni e stili, creati per rispondere all’esigenza di identificare, incasellare, dare un nome preciso a tutto per stabilire poi chi è più bravo a fare cosa o chi assomiglia a cosa. D’altra parte la rassegna, nata con questo presupposto, rappresenta comunque un progetto di assoluto rilievo nella valorizzazione di proposte culturali di alto livello. 
Non resta che soprassedere sull’oziosa prima questione e godere comunque del risultato. Per quanto riguarda i vincitori delle targhe, sicuramente ognuno di noi ha gusti individuali che si traducono in un olimpo di nomi prescelti: ogni anno si ritrova parzialmente scontento, magari immagina complotti e lobby per permettere a qualcuno di portare a casa un premio che non merita… Anche su questa domanda conviene mettere una pietra sopra: ogni decisione lascerà molti insoddisfatti, sia che si tratti della formazione della nazionale di calcio, che dell’assegnazione di un qualsiasi premio deciso da una giuria, seppur ampia e qualificata come quella del Tenco.
Personalmente ho accolto con molto piacere la scelta di Colapesce e degli Afterhours, anche se sono talmente numerosi i dischi che mi hanno entusiasmato quest’anno, che avrei aumentato volentieri il numero dei premiati.

Riepilogo targhe:

“Album dell’anno” Afterhours “Padania” e Zibba & Almalibre “Come il Suono Dei Passi Sulla Neve”.

“Album in dialetto” Enzo Avitabile“Black Tarantella”.

“Opera prima” Colapesce “Un Meraviglioso Declino”.

“Interpreti” Francesco Baccini “Baccini canta Tenco”.



Servizio fotografico di: Giancarlo Minelli



*articolo scritto per mescalina

giovedì 17 gennaio 2013

sakee sed - sta piovendo (2013)

il terzo lavoro dei sakee sed, “a piedi nubi” è una svolta decisiva rispetto ai precedenti. il duo bergamasco abbandona infatti il pianoforte howard e tutti gli strumenti acustici usati nel primo disco per lanciarsi in un rock venato di soul e blues, i cui passaggi strumentali e l’uso della voce ricordano il progressive e le sue sperimentazioni elettroniche.


sta piovendo” è il secondo singolo estratto dal nuovo album. il video è diretto dalla regista alessandra beltrame che ha scelto due locations che ben interpretano il mood alcolico e vagamente psichedelico del pezzo: la bellissima e demolita consonno, città dei balocchi costruita negli anni ’60 nella provincia di lecco, e il maglio abbandonato nel comune di clanezzo (bg).



è un rock, potente, aggressivo, ma anche un pò folle. "e allora sbronzati come una iena, e allora sbronzati come una iena, e allora cazzo sbronzati come una iena" sono parole che risuonano con una semplicità e una cattiveria quasi disarmanti.
“'sta piovendo' è il brano più esemplificativo dell'album. l'abbiamo scritta tanto di quel tempo fa, sul divano di casa, che è bello ascoltarla ed essere qui ora. e poi è la canzone che ha visto crescere tutte le altre, è un po' la nonna del disco” (marco ghezzi)

mercoledì 16 gennaio 2013

ettore giuradei - sta per arrivare il tempo (2013)

con 3 album alle spalle e all'attivo quasi 200 date live, a circa due anni da "la repubblica del sole", ettore giuradei torna con un nuovo lavoro. ma c'è un'altra novità: abbandona il suo nome e si trasforma in giuradei: decide di cambiare ‘ragione sociale’ perché condivide con il fratello marco la scrittura dei brani del nuovo album, omonimo, che uscirà l’11 febbraio 2013 per la picicca dischi.


"sta per arrivare il tempo" è il primo singolo estratto dal nuovo album ed ettore giuradei lo presenta così:
“la canzone è molto critica, a tratti pesante ma dice la verità. riassume, a grandi linee, tutto il contenuto del disco che è frutto di due anni di rabbia e tensione nel vedere che, da troppo tempo, niente cambia. finché non rinunceremo ai nostri desideri materiali e alle nostre abitudini da ‘americani’ nulla cambierà. il video rappresenta meglio e in modo più positivo quello in cui credo, spero.
n.b. quando nella canzone dico “ignorante” non parlo di gente che non ha studiato o che non sa ma parlo di gente ingenuamente cattiva che ha perso il contatto con la realtà e che non si salverà”.
il video di animazione del primo singolo è frutto della collaborazione con nicola ballarini: pittore, scultore, ideatore di installazioni e creatore di video in animazione.


lunedì 14 gennaio 2013

meganoidi - ghiaccio (2012)

i meganoidi sono un gruppo genovese che festeggia il quindicesimo anniversario dalla fondazione. nati come formazione ska-punk, hanno intrapreso una costante evoluzione e ricerca raggiungendo una nuova dimensione rispetto ai ritmi sincopati degli esordi. “welcome in disagio”, quinto disco ufficiale, uscito nel 2012, è senza dubbio quello della maturazione, in cui si mostra con più evidenza il raggiungimento di un proprio stile. chitarre ben dosate, linee di basso efficaci, testi interessanti che spaziano dall’ironia alla riflessione più seria, hanno contribuito a creare un genere "alternative rock" del tutto personale. dal punto di vista musicale è un album molto omogeneo e compatto, con arrangiamenti ben curati ed una produzione precisa ed essenziale. 


il video di ghiaccio, secondo estratto da "welcome in disagio", nasce inizialmente da un'idea di luca guercio, chitarrista e trombettista della band, affiancato dalla regia di andrea larosa. nella canzone si parla di un reset totale da tutto il mondo esterno e da ciò che lo popola, in favore di un ritorno alle origini: messaggio che traspare completamente dal video, fornendo l'occasione, per chi ascolta, di comprendere più a fondo ciò che i meganoidi intendono esprimere attraverso la loro musica.



ghiaccio
credo che impazzirei
in questo covo pieno di
serpenti eroi
tornerò a casa per
trovare che mi guardo
e poi sorridere
non c'è niente
non c'è niente
che mi faccia ricordare
un po' di me
che riesca a ricordare
un po' di me
che parli di qualcosa
che c'è in me
spengo il telefono
non ascolto neanche la segreteria
resterò a casa mia
la porta che si chiude
sembra aprire me
non ho niente
non ho niente
che mi faccia ricordare
un po' di me
che riesca a ricordare
un po' di me
che parli di qualcosa
che c'è in me
prendo un paio di caffé
non per stare sveglio
ma per scorrere
brucerò a casa mia
il numero del comico
fa piangere
non so niente
non ho niente
che mi faccia ricordare
un po' di me
che riesca a ricordare
un po' di me
che parli di qualcosa
che c'è in me
che mi faccia ricordare
un po' di me
che riesca a ricordare
un po' di me
che parli di qualcosa
che c'è in me
che mi faccia ricordare
un po' di me
che riesca a ricordare
un po' di me

sabato 12 gennaio 2013

baustelle - la morte non esiste più (2013)

la morte (non esiste più) è il nuovo singolo dei baustelle che anticipa l’album fantasma in uscita il 29 gennaio e arriva a quasi tre anni da i mistici dell’occidente”, pubblicato a marzo 2010. 
la stessa band lo presenta così: “una canzone in cui il protagonista trova conforto in una visione pura, quasi ultraterrena, dell'amore. e che in questo modo riesce ad allontanare, almeno in alcuni momenti dei giorni che gli restano da vivere, la paura della morte. in fondo, è comunque una canzone sul passare del tempo, che è il tema che lega tra loro le canzoni di questo disco”. 


il video, girato da cosimo alemà, è ambientato in un salone in cui i baustelle suonano, facendo quasi da sfondo a quanto vi accade. il centro della scena è occupato da una ragazza dai capelli rossi (la stessa della cover di “fantasma”) distesa su un tavolo e (presumibilmente) morta. il trio toscano (accompagnato da numerosi ospiti e da un’orchestra) sembra voler rendere l’ultimo saluto alla giovane su cui la telecamera si sofferma molto, forse anche più che sul volto di francesco bianconi.

“la morte (non esiste più)” non mi ha colpito subito, ma dopo qualche ascolto facilmente ti ritrovi a canticchiarla. è un brano pop orchestrale che, musicalmente, ha molto a che fare con le tracce de “i mistici dell’occidente”, certo orecchiabile ma, la sua vera forza sta nel testo. francesco bianconi ribadisce per l’ennesima volta di essere uno dei pochi autori italiani capaci di arrivare al cuore.
la canzone parla d’amore e ci regala una dolce convinzione: non finisce, nemmeno con la morte. succede questo quando si ama: ci si sente immortali e addio a “certe notti da nevrastenia, da soffocare”. comunque vada a finire “m’illudo ancora, non ho più timore, lascio correre. il dolore non c’è più”. 



fantasma  tracklist:
fantasma (titoli di testa) 
nessuno 
la morte (non esiste più) 
nessuno muore 
diorama 
primo principio di estinzione 
monumentale 
il Finale 
cristina 
fantasma (intervallo) 
il futuro 
secondo principio di estinzione 
maya colpisce ancora 
l’orizzonte degli eventi 
la natura 
contà l’inverni 
l’estinzione della razza umana 
radioattività 
fantasma (titoli di coda)




La morte (non esiste più)
Nei tramonti dentro gli occhi tuoi 
E lungo i viali di Parigi e di Los Angeles 
Ritrovo il mondo 
Nei fiori di campo 
E nei passeri se nevica 
Li vedo campare 
Senza niente da mangiare 
Osservo Dio 
Lo lascio fare 
Certe notti da nevrastenia 
Da soffocare 
Apro la finestra e volo via 
(Si fa per dire) 
Come la ginestra nata sulla pietra lavica 
Mi vedo lottare 
Come mosca nel bicchiere 
Eppure Dio 
Lo lascio fare 
La morte non esiste più 
Non parla più 
Non vende più 
Mio folle amore 
La vita non uccide più 
I nostri baci 
I nostri sogni 
E le parole 
Il tempo non le imbianca più 
E non si seccano a lasciarle stese al sole 
Stringimi le mani 
Non è niente 
La guerra passerà
Certi inverni freddi 
Certi guai 
Mi fan paura 
Prego per restare ancora qui 
M’illudo ancora 
Poi improvvisamente arrivi tu 
Sorridi e penso che non ho più timore 
Lascio correre il dolore e non c’è più 
E niente muore 
La morte non esiste più 
Non parla più 
Non vende più 
Mio folle amore 
La vita non uccide più 
I nostri baci 
I nostri sogni 
E le parole 
Il tempo non le imbianca più 
E non si seccano a lasciarle stese al sole 
Credimi 
Morire non è niente 
Se l’angoscia se ne va 
La morte non esiste più 
Non compra più 
Non vende più 
Mio folle amore 
La vita non uccide più 
I nostri baci 
I nostri sogni 
E le parole 
Il tempo non le imbianca più 
E non si seccano a lasciarle stese al sole 
Parlami d’amore 
Nonostante la stagione che verrà. 




*grazie a ellebi per il prezioso aiuto.