venerdì 25 maggio 2012

il Capitano Cook intervista il Management del dolore post-operatorio

il management del dolore post-operatorio non è altro che luca romagnoli (voce), marco di nardo (chitarra), andrea paone (basso) e nicola geroli (batteria). per farla breve, una delle migliori realtà musicali indipendenti del momento in italia. pare si siano incontrati per motivi più o meno oscuri in un ospedale dove forgiano la loro filosofia: “l'unica alternativa al dolore è il piacere, in ogni sua forma più personale e astratta”. da quel momento, una promessa ha sancito la loro unione : “lottare strenuamente, contro tutti coloro che per il proprio tornaconto e per opportunismo puro, hanno reso questa nostra vita un insopportabile (bisogna ammetterlo) tormento”. questi ragazzi sul palco sono un concentrato di forze deliranti, racconti surreali e parole taglienti. in occasione del loro concerto al magnolia, li abbiamo incontrati per una lunga chiacchierata…



partiamo dalle origini del vostro nome: sul vostro sito si parla di ragazzi fracassati dopo un incidente d’auto. cosa c’è di vero? c’è un aneddoto da raccontare, da cui deriva nome della band?
guarda, così tu potrai confermare che ci sono le cicatrici, uno schifo! io non ho la milza per esempio, andrea può far vedere le braccia con le cicatrici ovunque e poi ci siamo spaccati le gambe…di tutto di più! è tutto vero e tu che ci hai visto potrai confermerai ai lettori. questo è successo qualche anno fa quando abbiamo fatto un incidente insieme in macchina…poi la storia è stata un po’ romanzata. suonavamo già in gruppi diversi, poi dopo anni ci siamo rincontrati e abbiamo fondato la band. io in ospedale avevo visto un bando, una sorta di seminario di ramo specialistico della facoltà di medicina: il management del dolore post-operatorio e via...così è partito tutto.

nel 2008 avete esordito con mestruazioni che non ha avuto grossi riscontri. poi un’attività live importante durante la quale avete diviso il palco con i marlene kuntz, the zen circus, diaframma, echo & the bunnymen, molti concorsi vinti ed infine il premio martelabel che è stata un po’ la vostra svolta. è stata una costante evoluzione o è successo qualcosa che vi ha fatto cambiare marcia?
mestruazioni in realtà han avuto un buon riscontro di recensioni, solo che era un’autoproduzione dove abbiamo dovuto lavorare noi personalmente per la promozione. tanto è vero che noi con le stesse canzoni di mestruazioni, che forse oggi ci piacciono un po’ meno, abbiamo vinto tutti i concorsi a cui abbiamo partecipato e, grazie anche ad un certo tipo di spettacolo live, abbiamo suonato con i grandi gruppi che tu hai citato. per questo, in realtà mestruazioni per noi ha avuto un grande successo che poi ci ha portato a questo.
diciamo però che auff! è il nostro primo vero disco perchè mestruazioni in realtà è un ep che andava lasciato sul comodino. però, siccome noi siamo pazzi, l’abbiamo mandato a tutte le radio, alle riviste come il mucchio, blowup, rollingstone e questa pazzia ci ha portato qui.
che poi in realtà il gusto è una questione di numeri, di “imboccamenti” per le persone comuni. sd esempio, se in radio passa 700.000 volte al giorno tiziano ferro si sa che i più, che sono stupidi, vanno dietro a quello. se non passa altro, quello diventa automaticamente il meglio. è come se io ho una fetta di pane e niente: la fetta di pane è la cosa migliore che ho. se invece, ho una fetta di pane e una fetta di pane col prosciutto, posso scegliere.

com’è stato lavorare con un produttore esperto come manuele fusaroli che ha prodotto gruppi come the zen circus, nada, tarm, il teatro degli orrori, le luci della centrale elettrica...
con manuele ci siamo trovati benissimo da subito e te lo potranno confermare anche altri gruppi che hanno lavorato con lui. è riuscito a creare esattamente il suono che volevamo e secondo me è davvero bravo a produrre i gruppi quando sono al loro primo disco.

il vostro disco ha avuto ottime recensioni da repubblica, corriere della sera e riviste specializzate. sembra che anche jovanotti abbia speso belle parole. come vivete questo momento di grande attenzione mediatica?
lo viviamo proprio bene! lo stiamo godendo e siamo molto contenti che persone di ambienti anche molto lontani dal nostro, come ad esempio jovanotti che hai citato, caparezza e altri parlino bene di noi.

voi provenite dall'abruzzo e nella scena italiana sono molti oramai i gruppi che pur venendo dalla provincia offrono prodotti musicali di altissima qualità e che partendo dall'autoproduzione riescono ad arrivare alla distribuzione a più ampio respiro. cosa ne pensate?
pensiamo che, forse, sia arrivato il momento della provincia. forse in provincia si è più artigiani, soprattutto artigiani delle emozioni, perché si vive il mondo in una maniera differente delle grandi città. è possibile che il grande pubblico si sia stufato di una visione molto pop, molto televisiva delle emozioni. probabilmente in provincia le emozioni sono più vere, si può ancora trovare il nonno davanti al focolare o il filosofo con la quarta elementare al bar che ti dice delle cose stupende. il pubblico si è stancato di quello che la radio impone, c’è una “rivoluzione” in italia. già un esempio è stato il primo maggio di quest’anno: fino all’anno scorso c’erano solamente gruppi di un certo calibro del panorama pop, quest’anno l’80% erano gruppi indipendenti, quindi questo vuol dire che qualcosa in italia sta cambiando. spero che non li abbiano chiamati solo perchè costano di meno!

auff! è un album incazzato e cinico dove si percepisce un estremo bisogno di contestare un sistema alle porte del tracollo. la vostra risposta, che fa un po’ da filo conduttore all’intero album, è spesso distruttiva e disfattista...
in realtà noi non siamo rivoluzionari, ma ci poniamo come cronisti della nostra epoca. i più grandi rivoluzionari erano persone che avevano dentro un amore incredibile. majakovskij ha scritto delle cose fantastiche ed è visto come un uomo burbero, grosso, violento. in realtà ha scritto un poemetto che si chiama io amo, delle poesie d’amore sconvolgenti: ti accorgi di quanto una persona possa arrabbiarsi e quindi volere questa distruzione e questa disfatta solo perché non riesce a trovare, a vedere attorno a sè l’amore. in realtà le persone così amano fortemente il bello e il giusto ed è fortemente ingiusto che una persona soffra, si ammazzi o che il mondo sia brutto. le persone più incredibilmente incazzate, sono le uniche che vorrebbero veramente cambiare il mondo. paradossalmente chi ha più voglia di distruggere le cose intorno a sé, è colui che più le vuole cambiare e che più vuole che le cose siano migliori.

dite che la storia ci insegna a “distruggere quando è il momento”. credi che sia davvero irreversibile il caos raggiunto dalla storia e distruggere questa società sia la chiave di volta?
non siamo proprio al momento giusto ma questa crisi non è assolutamente risolvibile. il grado di irreversibilità arriverà e ce ne accorgeremo, noi adesso stiamo fin troppo bene. perchè è da ripensare tutto: il lavoro è pensato male in Italia, forse anche più che in altri paesi, e poi soprattutto la cosa che non riusciamo a capire è che noi al lavoro non serviamo più, ci sono le macchine. le nostre braccia sono già inutili. perché le fabbriche crollano, licenziano tutti, non riescono a fare guadagno? perché l’essere umano non è fatto per lavorare. siamo inadatti al lavoro, soprattutto a livello industriale siamo inadatti. questa è l’era tecnologica e noi dovremmo diventare tecnologici. probabilmente la prossima evoluzione dell’uomo non sarà più umana ma robotica. probabilmente il robot è il prossimo uomo...!

macedonia è un pezzo graffiante ed incalzante. le guerre non sono mai servite, ma evidentemente il grido no-war non è mai bastato a fermare l'ignoranza degli eserciti. pensate che riusciremo mai a battere le frontiere della pace e della libertà combattendo con la musica?
con la musica no. già ci hanno provato in tanti ed erano anche più bravi di noi. io credo che il concetto di prima, dell’uomo inadatto a questo tipo di mondo forse un giorno riuscirà a fermare le guerre. la guerra è un modo di cercare potere, possesso, spazio per fare delle cose, per il mercato della guerra, per i soldi, per l’industria della guerra. quando tutto questo sarà assolutamente non necessario, perchè l’uomo non si preoccuperà più di queste cose, ci saranno dei robot che lavoreranno per noi e noi faremo solo all’amore dalla mattina alla sera. non ci sarà proprio bisogno nell’impeto umano di fare la guerra, salvo qualche pazzo... non ci sarà più bisogno della guerra, perchè non ci servirà più conquistare uno spazio, perchè in realtà non avremo niente da investire in quello spazio. investiremo solo nelle emozioni e tutti ci avvicineremo un po’ di più, probabilmente...

com’è nata la colaborazione con emiliano audisio dei linea 77?
l’ha chiamato emanuele fusaroli, la verità è questa. lui chiede solamente collaborazioni quando pensa che qualcuno può dare qualcosa in più al tuo album. molto probabilmente l’ha chiamato perchè è molto diverso da noi. tante volte alcune collaborazioni possono andare male perché inutilmente possono far credere al pubblico che il gruppo s’ispiri alla persona chiamata a collaborare. questa è la pericolosità delle collaborazioni, mentre mettere una persona che si distacca fortemente dal tuo sound e che ha anche una bella testa e ragiona diversamente, può essere una scelta vincente. le parti che canta lui le ha volute scrivere da solo e soprattutto le ha cantate negli spazi giusti. li voleva essere emiliano audisio dei linea 77,  nello spazio che gli lasciava la canzone, rispettando la canzone, il management ed il pezzo. io credo sia stata una persona intelligente; sia lui, sia emanuele che l’ha chiamato.

pornobisogno ha fatto immediatamente parlare di voi, infatti, il video è stato subito censurato da youtube e poi riportato sul sito di repubblicaXL. vi ha lusingato questa cosa?
certamente! c’è qualcuno a repubblica XL a cui piacciamo tantissimo e questo ci fa molto piacere. ringraziamo anche davide toffolo che parla sempre molto bene di noi e ci fa molto piacere. il fatto che pornobisogno sia stato censurato fa parte delle brutture che ci sono nel nostro paese. siamo dei bigotti. nel video non c’era nulla di più di quello che si vede in televisione tutte le sere.
anche youtube poi è un sistema che non funziona molto…tu potresti scrivere che il mio video non va bene perché ti sto antipatico o che è inadatto, ma questo non significa che i contenuti non siano validi per gli altri. in ogni caso ci fa molto piacere che persone come quelle di repubblica XL abbiano appoggiato la nostra campagna: questo video è bello e ben fatto, non c’è niente di esageratamente pornografico o volgare. e poi c’è sempre un modo su internet per divulgare…lo metteremo anche sui siti porno tra un po’!

in auff!! citate dei poeti maledetti, cercando di smitizzarli. ad un certo punto dici anche che bukowski non avrebbe bevuto poi così tanta birra...
è un po’ una critica contro l’industria discografica e contro l’industria di noi stessi. noi magari andiamo in giro parlando e strariparlando di tutti questi poeti maledetti senza magari averli letti o senza averli mai capiti. è il momento di parlare di noi stessi. non è una critica contro questi grandi artisti che ci hanno insegnato tanto, è un po’ contro le persone che ne abusano e anche contro chi fa sempre del citazionismo piuttosto che dire una cosa con il proprio cervello...

una curiosità per finire…chi è in realtà il numero otto?
il numero otto siamo tutti noi: gli esseri umani che si limitano a stare tra il sette e il nove piuttosto che diventare l’infinito. noi siamo tutto, siamo l’infinito, siamo quello che respiriamo, siamo tutte queste emozioni mentre ci limitiamo a fare il nostro dovere, ci limitiamo a vivere la nostra vita come se respirare fosse l’unica cosa…ma, respirare significa far parte dell’infinito. Respirando muovi tutta l’aria del mondo, una cosa fantastica. concludo con questo: c’era un tizio a cui hanno chiesto: “tu che fai nella vita?” - “io faccio il musicista” - “no no, cosa fai per vivere?” - “io per vivere respiro!”


james cook was here!
magnolia, 24 maggio 2012
















per approfondire...

sito internet ufficiale














































































lunedì 14 maggio 2012

un anno in più (non cambia niente)

prendo spunto da questo bel pezzo dei perturbazione per parlare di una storia che in realtà ha poco in comune con quella cantata da tommaso. 
esattamente un anno fa, quasi per sbaglio, partiva questo blog ed il fatto di essere ancora qui a scrivere è già un risultato.
in questi dodici mesi nella mia vita qualcosa è cambiato ma soprattutto ho visto, vissuto ed imparato un sacco di cose. di una piccolissima parte ho scritto, le altre sono tutte conservate nelle tracce sparse per casa, nelle foto, nei sapori, negli odori e nelle sensazioni impresse nella memoria.
lo stile di james cook non è cambiato e lo sintetizza molto bene questo dialogo tratto dal film 'jules et jim' di francois truffaut del 1962:

oh, io sono un mezzo fallito. il poco che so lo devo al mio professore, albert sorel.
"cosa vuol diventare?", mi domandò. "diplomatico."
"ha una grossa fortuna?" "no."
"può con qualche apparenza di legittimità aggiungere al suo cognome un nome celebre?" "no."
"e allora rinunci alla diplomazia."
"ma allora cosa posso fare?" "il curioso."
"non è un mestiere." "non è ancora un mestiere. viaggi, scriva, traduca, impari a vivere dovunque, e cominci subito. l'avvenire è dei curiosi di professione. i francesi sono rimasti in casa da troppo tempo. troverà sempre un giornale che paghi per le sue scappatelle"


per il resto la musica ascoltata in casa, in auto e davanti a un palco assorbe parecchio tempo. però i luoghi visitati, i libri letti, le persone incontrate, i cibi assaporati, sono anch'esse parte dello stesso progetto...
il pc ed i social network, gli schermi cinematografici ed i parchi silenziosi catturano la mia attenzione, mentre della tv non sento ancora il bisogno.

con affetto,

(un curioso) james. 

un anno in più non cambia niente, io mi dimentico di te ma torno a raccontarmi una bugia...



sabato 12 maggio 2012

dimartino - sarebbe bello non lasciarsi mai, ma abbandonarsi ogni tanto è utile (picicca dischi, 2012)

quest'anno la sicilia ci regala davvero tante belle sorprese: dopo colapesce (di cui ho già parlato), nicolò carnesi, oratio e il pan del diavolo, è il momento di dimartino, che pubblica in questi giorni un vero gioiello.
accompagnano antonio di martino in questo lavoro i fidi giusto correnti (batteria e percussioni) e simona norato (tastiere e chitarre). il disco è stato registrato al macwave studio di brescia e missato al picicca studio di rende con la coproduzione artistica di dario brunori e la supervisione di matteo zanobini.
è un disco pieno di emozioni quello che segue 'cara maestra abbiamo perso', sicuramente più maturo ed efficace, più omogeneo e con una grande personalità autorale. eh si, perché con dimartino viene proprio voglia di evitare la parola indie e di tornare a parlare di cantautori. viene proprio voglia di godere delle belle melodie, degli arrangiamenti curati e dei testi talmente belli che vivrebbero quasi di vita propria.
le prime parole del disco colpiscono dal primo ascolto (io odio immensamente le ferrovie dello stato, perché è li che ci diciamo addio quattro volte al mese), per proseguire in 'non ho più voglia di imparare' (mentre guardavamo il divo sul manifesto del detersivo, pensavamo a monicelli che vola dal balcone, alla faccia della moda che ci vuole tutti giovani e belli, alla faccia dell'italia che ci vuole vivi e basta) e in 'maledetto autunno' (e incontrarsi in metro con un disco in mano in un giorno assurdo, fingersi più grandi di trecento anni, domandarsi come stai io sto bene come te)...
ma di esempi ce ne sarebbero decine perché a voler scegliere i pezzi migliori, per me è praticamente impossibile: ognuno ha una storia di umanità, di amori, di sentimenti... tanti lampi e tante intuizioni che fanno venire voglia di ascoltarlo e di canticchiarlo in continuazione. 
e continuerò a farlo in casa, in macchina e presto sotto i palchi della sua lunga tournée estiva...


tracklist
1. non siamo gli alberi
2. non ho più voglia di imparare
3. venga il tuo regno
4. amore sociale
5. cartoline da amsterdam
6. la penultima cena
7. maledetto autunno
8. io non parlo mai
9. piccoli peccati
10. poster di famiglia
11. ormai siamo troppo giovani