martedì 21 febbraio 2012

luca gemma - supernaturale (adesiva discografica/novunque 2012)

ho iniziato timidamente l'ascolto di questo disco e, come spesso accade, dopo diversi repeat, ho trovato la giusta chiave di lettura, alzando notevolmente il volume: il quarto lavoro solista di luca gemma esplode così in tutta la sua bellezza!
è un disco con un suono molto british: la voce di luca, le chitarre sporche, i suoni black e roots, gli interventi degli ospiti costruiscono uno scenario che, come dichiara l'autore, è primitivo, nudo, sporco ma con grazia, elegante, elettrico e naturale.
è un disco scritto di getto, nella primavera del 2011 a milano, alle prime ore del mattino per sfruttare quello stato di incoscienza che separa la notte dal giorno.
i testi a tratti sono molto espliciti e trasudano l'amarezza per quello che succede oggi in italia, e spesso sono il punto di partenza per guardare la natura, cercare la bellezza e riprendersi il senso di libertà.supernaturale è un album ricco di spunti interessanti, con tematiche profonde e concrete. ogni brano si presenta ricco di riferimenti e metafore e soprattutto con un ottimo tessuto sonoro.
"una mela rossa" parte con un tono spensierato, ma il testo si rivela presto tagliente (l'italia non mi piace, è un posto per carogne e figli di papà). "bye bye" segue con una bella ritmica e con parole ancora aspre (politica bye bye, che non insegni mai, a immaginare il mondo, ma a farti i cazzi tuoi). "blu elettrico" è energica e, con un ritmo trascinante, esalta il potere della musica unica salvezza. poi c'è la dolcissima "il cielo sopra di te" dove si intrecciano la voce di patrizia laquidara ed il violoncello di mattia boschi, con un sottofondo di grilli. 
da qui, il viaggio verso la natura, la libertà e la felicità è tutto in discesa. così scorrono "natura" (poi venne l'estate con le sue giornate  immense, lunghe ed assolate come non le ho mai più viste, ed al centro tu e la tua bellezza) e "soprannaturale". 
poi "l'alba" con le sue tinte soul e la ballad/confessione "io credo". da segnalare le chitarre di pasquale defina che a tratti rafforzano il suono, i fiati di roberto romano ed un bellissimo intervento di gaetano cappa per ukelele, toy piano e altri strumenti su "venne l'estate", che chiude il disco. sarà un gran piacere farsi accompagnare da questo disco verso la bella stagione...
ho assistito a una delle prime uscite dal vivo e sul palco il suono diventa più essenziale, accompagnato dai bravissimi nik taccori alla batteria e andrea viti al basso, luca fa sentire ancor di più la sua anima da rocker. oltre alla grande tecnica c'è spazio anche per una sezione di kazoo e la possibilità di sfoggiare le sue grandi doti di fischiatore. assolutamente da non perdere...



sabato 11 febbraio 2012

leonard cohen - old ideas (columbia, 2012)

non sono un grande conoscitore di leonard cohen ed ammetto di averlo ascoltato spesso con meno attenzione di quella che avrebbe meritato. l'ho sempre considerato un grandissimo autore e poeta, probabilmente uno dei più importanti degli ultimi 50 anni, ma non era mai scoccata alcuna scintilla.
un curioso, prima o poi, però trova qualche spunto per appassionarsi...
lo spunto è stato l'annuncio, qualche mese fa, di un disco di nuove canzoni in uscita a gennaio 2012, ad oltre sette anni dal precedente lavoro in studio. il fatto poi che abbia 77 anni ed affronti temi coerenti con la sua età è stata un'ulteriore spinta.
leonard cohen, nato a montreal da una famiglia ebraica è da sempre appassionato di scrittura, pubblica la sua prima raccolta di poesie nel 1956 e, nei primi anni 60, si trasferisce a hydra, isola greca famoso rifugio di artisti. dopo qualche romanzo ed altri libri di poesie, nel 1966 esordisce come cantante con suzanne, che diventa ben presto un successo universale.
in realtà si è sempre concesso con molta parsimonia alla pubblicazione di canzoni, collezionando solo 14 dischi in quasi 45 anni. è buddhista e per buona parte degli anni novanta scompare dalle scene, ritirandosi in un monastero, in california, dove vivrà nel silenzio e nella meditazione.

leonard cohen torna con un bel disco, intenso e convincente, old ideas.
è una specie di conversazione con la morte, un testamento spirituale, seducente ed ironico ma non per questo meno diretto. diversi brani fotografano la sua attualità, quella di un uomo che guarda diritto negli occhi la vita che gli rimane e ne sorride, illuminato da una voce sempre più roca, baritonale, dai toni notturni a metà tra il cantato e il recitato, una lama che penetra nell'anima.
la musica è essenziale, le chitarre e gli archi sempre discreti, la sezione ritmica morbida e elegante, i cori rarefatti a fare sostegno alla voce del maestro (le voci femminili sono di sharon robinson, dana glover, jennifer warnes e delle webb sisters). le canzoni ci immergono in soffuse atmosfere jazz, blues e gospel, l'ascolto è una cura per lo spirito.
gli anni avanzano e la voglia di fare bilanci emerge con forza: nei testi non c'è niente di rivoluzionario, sono vecchie idee appunto, ma le tracce non per questo suonano prevedibili o già sentite.
cohen ci mostra la sua ironia già nel brano che apre il disco going home, dove si rivolge a sé stesso: "amo parlare con leonard, è uno sportivo ed un pastore, è un indolente bastardo, che vive in un abito". 





le altre tracce viaggiano ordinate come barche illuminate da un faro. difficile interrompere il loro corso, molto meglio lasciarsi guidare fino alla fine del disco, magari a tarda sera, con le luci quasi spente...
probabilmente non sarà il più bel disco della sua carriera ma ascoltare ancora una volta la sua voce inconfondibile è già un prezioso privilegio.
questo poeta, quasi ottuagenario, ha ancora la forza di rimettersi in gioco, proponendoci ciò che può sembrare un testamento, ma che in fondo è ancora qualcosa di molto vitale e creativo. è un disco adulto, per anime mature e, da parecchi giorni, il mio disco della buonanotte...


sabato 4 febbraio 2012

colapesce - un meraviglioso declino (42records, 2012)

stasera mi metto comodo. mi siedo sul divano blu, spengo le luci ed ascolto un cd. ascolto un meraviglioso declino, il primo album di colapesce...
da alcuni giorni sono affascinato da queste melodie, ascoltate fuggevolmente mentre lavoro al pc o mentre guido. oggi, che ho finalmente in mano il prodotto, è arrivato davvero il momento di ascoltarlo con la calma e l'attenzione che merita.
la leggenda di colapesce, uno dei miti più antichi della sicilia, narra che il giovane nicola da messina, figlio di un pescatore e grande appassionato del mare, si trasforma a seguito della maledizione della madre, in metà uomo e metà pesce. grandissimo nuotatore, passerà buona parte della sua vita ad esplorare il mare e raccontarne le sue meraviglie. la sua leggenda può essere anche letta come la metafora dell'uomo che vuole ritrovare sé stesso negli antichi valori e si avventura nel blu alla ricerca della propria essenza, lasciando la terra per andare incontro a nuova vita.
lorenzo urciullo, già cantante, chitarrista ed autore con gli albanopower, ha deciso di presentarsi così per questo progetto più intimo che scava a fondo tra i ricordi e le passioni della sua vita.
dopo l'ep di esordio, vincitore della targa giovani al mei 2010 ed un album digitale di cover reso disponibile negli ultimi giorni del 2011 come regalo a chi acquistava in prevendita "un meraviglioso declino", il 27 gennaio è finalmente stato pubblicato questo gioiellino.


è vero, ogni giorno escono dischi nuovi, si possono scaricare in continuazione nuove canzoni, ep digitali, anticipazioni, versioni live,... e quando sembra che il mercato vada verso una frammentazione sempre più grande, verso un'urgenza di rendere disponibili sempre cose nuove, qualcuno esce dal gruppo e pubblica un'opera ben definita e molto ricca di contenuti. colapesce torna alla maniera ormai antica di realizzare un'opera d'arte, registrando in analogico, usando strumenti ed apparecchiature di oltre quarantanni fa, curando le parole ed i suoni in modo quasi maniacale. nel disco suonano toti valente, giuseppe sindona (batterista e bassista degli albanopower) e francesco cantone (chitarrista/pianista già con i tellaro). danno inoltre il loro contributo, tra gli altri sara mazo, alessandro raina e soprattutto roy paci, con una sezione di archi e ottoni arrangiata e suonata in modo davvero perfetto.
difficile parlare di un album così toccante, così commovente, così ispirato, così struggente e puro. un disco denso di malinconia e solitudine, fatto di viaggi e di immersioni, di sabbia, di sale, di finestre aperte, di onde...
una manciata di polaroid essenziali e con il sapore un po' retrò, senza fronzoli ed eccessi.
è un disco soffice che parla di buoni sentimenti, equilibrato nei suoni, denso di poesia. in alcuni episodi prevale la vena amara ma presto si torna alle piccole gioie della quotidianità.
impossibile per me citare i singoli brani: il disco è sincero e soddisfa, senza passi falsi, dall'inizio alla fine. poi riparte e non vuole smettere di farsi ascoltare. non resta che lasciare il tasto repeat in attesa di incontrarlo su qualche palco...