martedì 28 agosto 2012

Punk e disciplina! il Capitano Cook incontra Massimo Zamboni e Angela Baraldi

Alla luce del successo ottenuto con il tour dell’anno scorso “dai cccp all’estinzione”, tornano ad esibirsi sul palco del Carroponte di Sesto San Giovanni il duo Zamboni-Baraldi, riproponendo, anche per questa estate, alcuni pezzi tratti dal repertorio dei CCCP–CSI.
Massimo Zamboni è stato con Giovanni Lindo Ferretti il Fondatore del gruppo storico CCCP, nato dopo un incontro fra i due a Berlino all’inizio degli anni ‘80. Il progetto continuò negli anni ‘90 come C.S.I. (Consorzio Suonatori Indipendenti). Massimo, chitarrista e autore della maggior parte dei brani nelle due formazioni, divide il palco con Angela Baraldi, grintosa cantante, attrice e scrittrice. Lei, con grande merito e responsabilità, si prende l’onere di interpretare vocalmente e con stile personalissimo i brani che riscossero enorme successo con la voce di Ferretti. Impresa non da poco, ma riuscita nel migliore dei modi a parere di chi scrive. La performance propone alcuni pezzi classici delle due formazioni storiche nell’ambito della musica alternativa-indipendente italiana, aggiungendo per l’occasione, in anteprima, brani inediti che faranno parte del nuovo progetto discografico che vedrà la luce nei primi mesi del 2013. Con grande disponibilità e simpatia Massimo e Angela ci danno la possibilità di intervistarli poco pri
ma della loro esibizione.

 
Ci parleresti del nuovo lavoro che vedrà la luce a ottobre di cui avete anticipato il singolo “sbrai”? 
M - In realtà è una truffa. Non è vero che uscirà a ottobre, perché dobbiamo ancora iniziare a registrarlo. Alla fine sono arrivati i concerti e altri impegni per cui non ce l’abbiamo assolutamente fatta. Abbiamo le canzoni pronte, sappiamo ciò che faremo, però la cosa più sensata è arrivare a gennaio. In mezzo c’è altro che ci farà dilatare i tempi ancora. Stiamo riprendendo con i concerti in cui suoneremo qualche brano nuovo, però il cd rimane il nostro punto focale. Io non voglio morire di cccp e csi, me ne starei con Angela e la sentirei cantare tutti i giorni queste canzoni perché mi piace tantissimo, mi da tantissima soddisfazione. Però mi sembra che abbiamo per le mani molto di più e credo che con questo disco avremo modo di esprimerlo.
Il tour dell’anno scorso lo avevate intitolato “solo una terapia dai cccp all’ estinzione”. Oggi siete di nuovo qui con “Punk e disciplina”. Non vi siete estinti dunque, ma al contrario avete confermato il vostro sodalizio e la vostra collaborazione. possiamo considerarvi un nuovo duo?
A - Sicuramente si. Questo disco è uno dei progetti e contiene molte belle canzoni. Io penso che il nostro incastro, arrivato per caso, sia molto naturale e quindi credo che le cose possano andare avanti in questo modo. Massimo aveva voglia di suonare quei pezzi e io avevo sicuramente molto voglia di cantarli, quindi coltiviamo questa attitudine. Una parte dei brani nuovi Massimo li aveva già nel cassetto, poi si è sbloccato il tutto durante il tour. Ricordo Massimo che mi chiamava e mi diceva: “son qua alla stazione di servizio, ho finito un testo…” penso che per smuovere certe situazioni bisogna essere in movimento.
M - ci sono tanti modi per comporre: uno di questi è avere un gruppo, trovarsi in sala, provare, comporre e le cose escono così… poi ci sono altri molto più obliqui che in fin dei conti sono quelli che mi piacciono di più. E’ vero quello che dice Angela: a volte sono in auto scrivo un testo e lo scrivo perché so che lei lo canterà. Non è il testo di per sé che scende dal cielo come un’illuminazione. Magari può essere così a volte, però la cosa fondamentale è il corpo e le persone che lo andranno ad interpretare quel testo. Perché le parole di per sé possono essere significative, ma la canzone ha veramente senso quando incontra un corpo. Noi spesso pensiamo alle canzoni che amiamo e le identifichiamo con quel cantante e questa è la cosa che mi piace, lo stimolo molto diretto che ricevo da Angela.
A – e questo per me capirete che è molto gratificante. Non è difficile lavorare con Massimo, anzi, è assai facile, e mi gratifica sapere che lui è soddisfatto di come io canto le sue canzoni. Quelle che hanno già una storia, come quelle che ora non ce l’hanno ma ce l’avranno in futuro.


Angela come ti sei sentita a caricarti della responsabilità di tutto un repertorio dei Cccp e Csi cantati da Giovanni Lindo Ferretti e fartene interprete? 
A - Non sarebbe potuto accadere in modo migliore. In realtà doveva essere una data sola per cui quello che mi chiedeva Massimo era cantare questi pezzi e doveva finire tutto lì, in una sera. Quindi io mi sono veramente buttata di testa pensando a divertirmi e a divertirci. L’idea non è partita come tour e come disco. Penso che mi sarei molto più spaventata ed avrei prillato su me stessa per parecchio prima di dire si ci sto. Abbiamo avuto bisogno di farlo per capire che era una cosa valida e questo denota anche la statura di quei pezzi e l’attitudine…
Angela tu sei anche un’attrice ed hai fatto molta esperienza in campo cinematografico e tu, Massimo, negli ultimi anni ti sei dedicato a scrivere numerose colonne sonore. La canzone può avere ancora una certa valenza o sentite l’esigenza di affiancare delle immagini alla musica per darle una nuova espressione?
M - In realtà la canzone a volte è bella anche in purezza, sentire che non deve niente a nessuno, soltanto quelle parole su quella musica con quell’interpretazione. Poi è molto fascinoso lavorare per immagini e in particolare le musiche che mi piacciono di più sono sempre quelle dalle quali scaturiscono immagini senza contenerle direttamente. Sono quelle che propongono mondi nascosti e scoprire che la canzone ti da la chiave per aprirti un mondo visivo a me piace moltissimo. Però può anche non succedere, ci sono anche canzoni invece (come quelle che fanno i cantautori) molto belle anche se non ti rimandano nient’altro che a sé stesse. Insomma bisogna sempre rimanere in equilibrio fra tutte queste suggestioni. 


Angela: un tuo pensiero su Lucio Dalla…
Sai Lucio non è del tutto traducibile con un solo pensiero perché è stato un grande amico per me ed una persona con tante sfaccettature: tridimensionale, quadrimensionale. Non riesco a dirti con una frase sola. È un amico che mi manca molto…posso dirlo con molta serenità.
Come vedete oggi il panorama musicale italiano?
M – io ho lo stereo a casa che funziona solo se accendo una lampadina e già mi rompe questa cosa, la radio non funziona. In auto ho incastrato un cd che non esce più da due mesi e non so proprio come fare. Quindi io veramente non so assolutamente nulla, anche per problemi tecnici, del panorama musicale, non solo italiano, proprio non so niente. Sono bloccato tecnicamente da alcuni mesi.
A - io penso che sia un periodo di sofferenza per chiunque faccia questo lavoro e abbia desiderio di fare musica, è un momento molto complicato. È difficile vivere, io vedo gli amici che hanno gruppi e comunque devono fare un lavoro oltre a suonare, per continuare a fare musica come vogliono loro. Poi ci sono quei 4 o 5 incrollabili che fanno il mercato in Italia, ma soffre un po’ questo momento di ricambio popolare. In realtà c’è ma ne sono a conoscenza in pochi perché è musica fra virgolette alternativa e la musica alternativa in Italia, a parte forse l’unico gruppo che sono stati i Cccp ha faticato a diventare popolare. Questa storia purtroppo è destinata a ripetersi finché non si creerà il giusto equilibrio tra le strutture che aiutino la gente a venire a conoscenza di certe realtà. Adesso è molto difficile, bisogna andare ai concerti e questa cosa non mi dispiace, intendo che ci sia di nuovo questa grande attenzione ai live, non mi dispiace affatto. C’è stato un momento negli anni 90 in cui sembravano quasi obsoleti, in realtà ora ce n’è un grande bisogno e i dischi si vendono nei live, è un po’ come tornare indietro nel tempo. poi non esistendo più il supporto è chiaro che il diritto d’autore, anche quel poco si che poteva guadagnare con quelle 5-10 mila copie, adesso purtroppo non c’è più. Però penso che la qualità ci sia ancora, il più è trovarla. Diciamo che il teatro, i concerti, tutto ciò che fortunatamente è dal vivo non dovrebbe essere mai abbandonato. 



Parlando dei concerti che state portando in giro, ci sarà qualche anteprima del nuovo disco, a parte Sbrai che avete già pubblicato?
M - Ci saranno un paio di canzoni del nuovo album che si intitolano Lamenti e In rotta e già i titoli dicono molto. Sbrai tra l’altro vuol dire urlare in emiliano, siamo proprio nell’ambito della lamentazione accorata. Però diciamo che se devi pensare a trasmettere qualcosa poi vengono naturali parole come queste. Al di là di come le nostre vite personali possano non essere assolutamente sofferenti, la cosa più tangibile è questa: la sofferenza, la fatica, la demoralizzazione di un paese intero. Per quanto uno si svegli al mattino e dica canto qualcosa per rincuorare tutti, in realtà suona falso, suona stonato. Quando sei già sul fondo non è mica obbligatorio risalire, valutiamo ed abbiamo il coraggio di guardarci in faccia e di dire noi siamo in rotta…
Il singolo Sbrai è stato prodotto da Max casacci. Com’è stato lavorare con lui?
M - Abbiamo pensato di rivolgerci a Max perché è una persona che è entrata un attimo in coincidenza con noi, quasi per caso. Abbiamo lavorato con lui su questa canzone per voglia di ottenere un suono un pochino più radiofonico ma soprattutto per concederci ogni tanto il lusso di incontrare altre persone, questo è davvero prezioso. Max è molto bravo, molto competente, ma non sappiamo ancora se produrrà tutto il disco, perché ci sono delle problematiche economiche e logistiche molto severe. Se ci sono due cose che non conviene fare in Italia sono i cd e i concerti. Noi facciamo cd e concerti e quindi devi farli con un minimo di oculatezza altrimenti vieni sotterrato.



Partendo dal titolo di un tuo libro "qua una volta era tutto mare"...adesso è il caso di dire "qua una volta era tutto rosso"...
pensi che il grande diluvio filosovietico sia evaporato lasciando posto ad un grazioso prato verde?

M - Adesso credo ci sia bisogno di grandi prati verdi più che di grandi sfondi rossi. Mi sembra questo possa essere anche un periodo molto stimolante. Noi avevamo di fronte altre cose, non percepivamo a quali disastri stesse andando incontro il pianeta terra. In realtà questo è la cosa alla quale forse dovremo pensare di più, al di là delle belle bandiere per le quali combattiamo. In fin dei conti destra e sinistra stanno sotterrando il pianeta in un certo senso in egual misura. Credo che occorra molta lungimiranza guardando molto bene ai prati verdi perché sono quelle le nostri fonti di vita molto di più di quello che ci potrebbe dare l’ideologia e la voglia di lottare per un mondo migliore. È obbligatorio, lo era allora e lo è adesso, però stiamo attenti, perché non è di belle bandiere che vive il mondo…




*grazie a Starfooker per le foto. il set completo lo trovate qui

**grazie a Massimo Miriani, coautore dell'intervista


***grazie a ElleBi per la correzione della bozza


articolo pubblicato su just kids Webzine #1