giovedì 28 febbraio 2013

numero 6 - storia precaria (2013)

il sodalizio artistico tra michele "mezzala" bitossi e stefano piccardo nasce all'indomani dello scioglimento della band genovese laghisecchi di cui il primo ne è stato il leader. 
con il nome numero 6, ispirato a una serie tv inglese cult degli anni '60, the prisoner (il cui protagonista si chiamava number six), un rinnovato amore per le sonorità indie rock statunitensi e la tradizione musicale nostrana (dai grandi cantautori agli anni ottanta), i due si ritrovano in studio nel corso del 2003, con solo alcuni punti fermi: il gusto per le progressioni di accordi insolite, per le melodie imbevute di tradizione italiana e per le trame di ritmi imprevedibili.
dopo 5 dischi, di cui uno insieme allo scrittore enrico brizzi, e una parentesi solistica di mezzala, nell’autunno 2012 pubblicano dio c’è. musicalmente, è un disco di puro pop-rock di stampo 60s e 70s con accenni beat, “semplice” e diretto, con un’attenzione alla melodia sempre evidente e convincente, anche quando il sound propende maggiormente sul versante più rock. 


il video di storia precaria, secondo singolo estratto dall’album, girato da stefano poletti, è dramma shakesperiano (l'amleto) di lacrime e sangue. mette in scena la squallida realtà di luoghi comuni che popolano le vite sconclusionate e drammatiche dei ragazzi e ragazze di periferia. storie precarie che si fanno sempre più definitive.
“protagonista è un ragazzino che, abbagliato dal successo dei rapper del momento, vorrebbe la loro stessa popolarità ma fa poi un gran casino. il brano fotografa quella grande bolla di sapone che è il rap italiano: una sorta di cartoon senza contenuti, plastica buona per ingraziarsi i dodici-tredicenni. lo capisco, è business, raschiano il fondo del barile guadagnando finché è possibile. Si badi bene: lo dico con la serenità di chi fa un altro campionato, però i contenuti proposti sono pericolosi… 
mentre lo provavamo, è venuta fuori l’idea di una coda musicale. Abbiamo coinvolto allora un nostro amico, simone lalli in arte autobam: gli abbiamo chiesto di far sfociare il pezzo in un delirio elettro-pop, che nulla centra con la prima parte della canzone, ma che è in linea con il testo” (michele bitossi)


storia precaria
se fossi un rapper potrei
dire cazzo e odiare i gay
dal vivo andrei col deejay
zero sbatti e tanti sghei
e se poi radio deejay
supportasse il mio long playing
come i club dogo o marracash
sarei spesso sotto i flash
amore mio
cercavo soltanto di portarti via
da quell'infame seminterrato
di periferia
di fabri fibra ho la mail
di jay z la comprerei
mi do da fare lo sai
ma il contratto arriva mai
amore mio
cercavo il sereno oltre le nuvole
di scappare dalle viti e i bulloni
di leroy merlin
ecco fatto
ecco tutto
dio solo sa se vuotare il sacco servirà
l'avvocato mi ha detto scrivi e vedrai
se fossi un rapper potrei
passar forse meno guai
ti getterei sulla porsche
e poi vita avanti march!
amore mio
ti prego di non tornare mai più qua
il treno è caro e non hai un'idea del freddo che farà
ho fatto fuori un uomo e la nostra quotidianità
adesso avrò vent'anni per scrivere il mio disco rap.

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