mercoledì 26 febbraio 2014

barzin - to live alone in that long summer (2014)

barzin hosseini è un cantautore canadese di origini iraniane. da ragazzino, il primo strumento che ha posseduto è stata un'armonica. dopo di che, desideroso di formare una band con gli amici, si offre di suonare la batteria, visto che nessun altro vuole farlo. il suo progetto solista inizia nel 1995, quando individua nella chitarra le caratteristiche giuste per esprimere la sua sensibilità musicale. non esiste, tuttavia, uno strumento che lo possa definire in maniera esclusiva. la chitarra, la batteria ed anche il pianoforte, rimangono un mezzo per raggiungere il fine più importante, quello di scrivere canzoni.
il suo disco di debutto omonimo, composto intorno al 2000, viene pubblicato nel 2003. due sono i tratti che fin dall’inizio caratterizzano barzin, riconducendolo chiaramente alle sue origini iraniane: un tono decisamente malinconico, per certi aspetti anche tragico, e l’amore profondo per la poesia. le sue canzoni lente e struggenti esplorano il lato tranquillo del pop, in un percorso che, pur rimanendo personale, negli anni si avvale del contributo di diversi collaboratori che via via lo affiancano. fra questi spiccano, per rilevanza: mike findlay, suzanne hancock (voce femminile spesso impegnata in funzione di controcanto), sandro perri e tony dekker dei great lake swimmers. grazie all’apporto di questi musicisti il suono della sua musica si è via via colorato di nuove sfumature, pur rimanendo fedele all'estetica di tranquillità e minimalismo. le trame ambient hanno arricchito il cantautorato intimista con contaminazioni che virano fino ad un post-rock soffuso e malinconico. le melodie che si sono mantenute volutamente limpide e semplici, conducono in un'innocente, quasi stupita osservazione del mondo, prima interiore e poi esteriore. si è creato così un percorso che, attraverso uno stile essenziale, anche se arricchito da molteplici fascinazioni sonore, ha provato a colmare, diluendolo, quel senso di vuoto, quella “mancanza” che, secondo l’artista, accompagna la vita di ognuno di noi. il 3 marzo prossimo, a cinque anni dal precedente disco, uscirà in italia, su etichetta ghost records, il suo quarto album: to live alone in that long summer
lo stile, in questo nuovo lavoro, si evolve e pur rimanendo fedele alle caratteristiche sonore delle origini, abbandona il lo-fi degli altri dischi per concentrarsi maggiormente sulla qualità del suono. l’ambientazione è meno claustrofobica del precedente notes to an absent lover, ma le soluzioni compositive ne ricalcano lo stile disegnando, attraverso brani semplici ed intensi, un affresco di solitudine affettiva metropolitana. ad accompagnarlo in questo nuovo affascinante viaggio sonoro, tamara lindeman  (weather station) daniela gesundhet (snowblink) ed i già citati tony dekker e sandro perri (impegnato anche alla produzione). 
il titolo è stato ispirato da un verso del poeta israeliano yehuda amichai.
l'album è disponibile, nell'edizione internazionale acquistabile direttamente dal sito di monotreme records, anche in una speciale versione limitata (200 pezzi). questa comprende, oltre al cd ed al digital download, something i have not done is following me: un libro, assemblato a mano, di poesie scritte da barzin negli ultimi anni, con l'aiuto del poeta di toronto erin robinsong.
all the while è il primo video estratto dal nuovo lavoro discografico, diretto da jason yeomans e con la partecipazione di sarine sofair. struggente, poetico, con una fotografia dai colori rarefatti e malinconici, il clip immerge in un’atmosfera intima che sin dalle prime note diventa anche sinonimo di un percorso interiore narrato con delicatezza dalla voce di barzin. nella melodia chitarra, batteria, piano ed archi si incontrano con “leggera intensità”, accompagnandoci nel racconto del viaggio di una giovane donna che porta con se una valigia. il suo contenuto rimane misterioso per “tutto il tempo“ (all the while, appunto) ma è evidente in ogni fotogramma quanto il peso sia quasi insostenibile per la protagonista. da qui, prima lo sconforto e il pianto, seguiti da un momento di riflessione. quello sguardo triste ma determinato rivela tutta l’acquisita consapevolezza che dipende solo da lei provare a concedersi la possibilità di cambiare un destino che potrebbe sembrare già segnato. liberarsi della valigia gettandola in acqua con tutta la forza possibile, diventa così la metafora di un doloroso ma “liberatorio” ritorno alla vita, di un “risveglio del cuore“ atteso da tempo...
all the while
all summer your love burned alone
as you learned to love this world
all the while you wait for your heart
all the while you wait for your heart to wake up
did you lay down beside the girl
did you wait for something to change you?
all the while you wait for your heart
all the while you wait for your heart to wake up
empty rooms whisper your name
and the blank page it hides from strain
all the while you wait for your heart
all the while you wait for your heart to wake up






*la foto della copertina è di rebecca wood

**grazie a ellebi per l'aiuto

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