giovedì 18 aprile 2013

arm on stage al teatro no'hma, milano 28 marzo 2013

il progetto arm on stage nasce nel 2008, in un casolare tra i colli sperduti del passo del sassello, dove, i musicisti ed amici, folco orselli, stefano piro, alessandro sicardi e claudio domestico si isolano, per 10 giorni, restando a stretto contatto con la natura. i quattro, con energia e coraggio, si trovano ad improvvisare e liberare idee. la loro è un'appassionata ricerca di un nuovo modo di fare musica, qualcosa che contenga le esperienze artistiche personali, fondendole in un inedito approccio alla composizione.
sette ore di registrato "di getto", a cui si aggiunge un intero anno di lavoro sui testi, teso a creare piccoli quadri che raccontino in modo evocativo storie interne ed esterne. 

nasce così l'album sunglasses under all stars, pubblicato nel 2010. segue un tour in italia ed un periodo in cui ognuno riprende a dedicarsi alle proprie attività soliste. di recente gli arm on stage sono tornati in una formazione riveduta: claudio domestico ha deciso di seguire altri progetti (gnut e tarall&wine) ed è stato inserito a pieno titolo nella band alessio russo, alla batteria. 
attualmente, dopo aver composto nuove canzoni, ancora nella casa isolata sul sassello, stanno completando la registrazione del secondo album. il tutto con l'apporto di lorenzo corti alle chitarre elettriche e paolo benvegnù alla produzione artistica, nello studio jork di dekani, in slovenia. il progetto si sta realizzando grazie alla raccolta fondi di musicraiser
il 28 marzo scorso, al teatro no'hma di milano, ho avuto l'emozionante opportunità di partecipare alla seconda delle uniche due date live prima dell'uscita del nuovo disco.
la location scelta per il concerto ha una storia particolare, che credo sia interessante condividere con voi. questo teatro, infatti, fino ai primi anni 90, era sede dell'acqua potabile. grazie all'ottimo lavoro di recupero urbano, salvando l'architettura industriale di un "luogo d'acqua", è stato creato uno spazio dall'atmosfera accogliente, aperto alle più diverse esperienze culturali e fruibile da tutti gratuitamente.
sono le 21 circa, accompagnato da una delle numerose "maschere", raggiungo la mia postazione, carico di aspettative e curioso di rientrare nel mondo immaginifico degli arm on stage. 
spente le luci, uno dopo l'altro, entrano in scena folco, stefano, alessandro e alessio. 
si parte subito con un pezzo da 90, il primo dei "viaggi" che la band si è concessa: the guardian. ballata dolce e malinconica, profondamente mistica; mentre l'ascolto mi tornano alla mente le parole con cui folco l'ha presentata: "ci siamo seduti in una stanza, fuori alberi e boschi. abbiamo immaginato un paesaggio interiore dove poter incontrare il guardiano della coscienza in un immutabile giardino. abbiamo cominciato a suonare. è un incontro con l'io più profondo, un abbraccio con se stessi, il primo pezzo che ci ha uniti…"
segue spiritual, forse il pezzo più solare di tutto l'album, in cui il concetto di alba, in puro spirito pagano, coincide con la ricerca di una luce che possa salvarci. dalle prime note, che propongono una melodia autentica ed originale, capisco e apprezzo la scelta della lingua inglese. mi sembra lo strumento migliore, sia per partire da un comune terreno vergine (visto che i singoli artisti, in precedenza, avevano sempre scritto in italiano), che per dare un piglio più aggressivo e meno descrittivo ai testi. la scelta è convincente perché, unita al timbro caldo e graffiato della voce di orselli, arricchisce un rock venato di progressive e psichedelico, donandogli un sound dal respiro decisamente internazionale.
folco, nel frattempo, presenta la band, spiegando che questa è l'ultima opportunità di ascoltare per intero il primo disco. dopo il concerto, infatti, partiranno per completare le nuove canzoni, ed il prossimo live, probabilmente a fine maggio, sarà dedicato alla presentazione ufficiale del nuovo album. 

è il momento di introdurre un primo ospite, fabio visocchi, che si occuperà del synth e dell'elettronica, ideale completamento delle atmosfere visionarie ed oniriche della band. 
in spider rain, una metaforica ed immaginaria pioggia di ragnatele diviene il contesto ideale per la rappresentazione di un mondo interiore popolato da negatività e cattivi pensieri. le trame elettroniche diventano una parte importante delle sonorità e si fondono perfettamente con gli altri strumenti, riproducendo con intensità il lato oscuro che ognuno cela dentro sé stesso. folco, a seguire, ci spiega che in desert coffee il testo racconta del sogno di volare su un deserto di caffè, quando all'orizzonte compare un iceberg… il brano sta per partire, ma è il momento del secondo ospite: domenico mamone, che, con il suo sax baritono, esplorerà altre sfumature di suoni, aggiungendosi alla già complessa architettura musicale dei cinque in scena.
arriva a questo punto la gradita sorpresa che tutti stiamo aspettando: un'anticipazione dal nuovo album, strong enough, brano che parla di riscosse, di cui tutti abbiamo bisogno in questo particolare momento storico. l'atmosfera iniziale è malinconica, quasi struggente "i'm blind but i'm strong enough, and i'm trying to do all my best, i'm tired but strong enough", ma gradualmente, si apre a nuove energie dal piglio decisamente rock. ci fa intuire che questo nuovo lavoro potrebbe orientarsi verso suoni più essenziali e "puliti", insomma un lavoro a "togliere", per arrivare in modo più lineare a chi ascolta. Si prosegue con i brani del primo album: the queen is gone, con il suo incedere quasi funky, esalta le sonorità del basso di alessandro sicardi e racconta di una "amica" cavalletta, divenuta assidua ascoltatrice durante i giorni di composizione nella ormai famosa casa sul sassello. mouse in a cornflakes box, pezzo cantato da stefano piro, racconta, come sempre in modo visionario, di un supermarket e dell'incubo di un topo dentro una scatola di cornflakes (ed infatti sul finale i miagolii "nemici" si sentono molto distintamente).

mi ritrovo piacevolmente spiazzato dalla capacità della band di tradurre in musica ciò che ognuno può vedere dentro sé, lasciando campo libero ai sogni e alla fantasia. rifletto un attimo e capisco che questa abilità è stata accentuata dal luogo in cui è nato il progetto musicale. ricongiungersi con la natura, abbandonarsi ai suoi ritmi fino a viverla in modo contemplativo, mi sembra ne abbia fatto una fonte d'ispirazione privilegiata per intraprendere un nuovo, stimolante ed inedito viaggio interiore, stavolta non singolo, ma di gruppo.
ormai mancano solo poche tracce per concludere la serata… gli splendidi suoni, valorizzati dalla resa acustica in sala, accompagnano il pubblico in percorsi onirici ed emotivi. il tutto grazie anche alla perfetta scelta delle luci e all'impeccabile direzione di tutta la serata da parte del regista del teatro, charlie owens
le varie anime del gruppo, le mille sfumature, si fondono magicamente, creando un amalgama di sonorità blues, funky, minimal jazz, classic rock e psichedelica anni '70. Impossibile non rimanere conquistati da un suono completamente avvolgente, impreziosito, per la serata, dall'aggiunta dell'elettronica e del sax che hanno regalato suggestioni davvero inaspettate.
nel finale, il pubblico, al massimo dell'entusiasmo, si lascia andare ad una, del tutto meritata, "standing ovation", che richiama a gran voce i musicisti per il bis. proprio di bis si tratta, perché, dopo una breve consultazione, si riparte con una nuova esecuzione di "spider rain" e "the guardian," in questo caso in una nuova veste, con la band allargata ai due ospiti. 

aggiungo una piccola postilla per menzionare l'attenzione massima a quello che succede in sala da parte dell'organizzazione del teatro. fotografi completamente assenti, divieto assoluto di carpire immagini o video anche attraverso i telefoni, che siamo invitati a spegnere prima dell'inizio del concerto. se qualcuno del pubblico, sbadatamente, estrae un cellulare acceso, i commessi, attratti dalla luce generata, si avvicinano immediatamente, invitando risolutamente la persona a riporlo in custodia, dove non può "nuocere". 
certo un po' mi manca non avere nemmeno un'immagine di una serata così intensa, non poter riassaporare la voce di folco che, in un perfetto equilibrio di sfumature, mi ha invitato a sognare ad occhi aperti…
rimane però una confortante certezza: la performance si è rivelata un ottimo aperitivo, ci ha consentito di verificare che gli Arm on Stage sono più vivi che mai, in forma smagliante, pronti a partire per una nuova, entusiasmante avventura. io, fin da ora, prenoto un posto in prima fila in una delle prossime date estive.


[articolo già pubblicato su keepon, solo musica dal vivo.]

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