lunedì 18 novembre 2013

massimo volume - la cena (2013)

aspettando i barbari è il sesto album in studio dei massimo volume, band bolognese che vede in emidio clementi la figura costante di riferimento, a partire dagli esordi, avvenuti a fine anni ottanta. si tratta di un disco dal significato ambivalente: accanto al senso di inquietudine e paura generate da questi tempi così privi di certezze, la band riconosce la possibilità, che, con l’avvento di “nuovi barbari”, arrivi anche un cambiamento, magari spiazzante, ma a lungo atteso. 
questa “ambiguità d’intenti“ è già evidente nell’immagine scelta per la copertina, in cui una delle due donne racchiusa nell’abbraccio, volge uno sguardo preoccupato verso l’ingresso e, quindi, in chiave metaforica, verso l’ignoto. il suono proposto diventa più freddo, acido, abrasivo, spigoloso, quasi teso a creare un modo per bilanciare l’intensità di testi sempre più profondi ed evocativi. quel cantato-parlato, immediata cifra stilistica che identifica il gruppo, diviene più diretto e godibile. grazie anche ad un maggiore utilizzo delle parole in rima, l’intento è di raggiungere la giusta distanza prospettica da chi è in ascolto.
la cena è la seconda traccia del disco e primo singolo estratto. la regia del video è stata affidata al fumettista, illustratore e disegnatore gianni pacinotti, in arte gipi, per la prima volta alle prese con un video musicale. abbandonandosi alle parole del testo, il regista è andato alla ricerca, non priva di timori almeno nella fase iniziale, di immagini che fossero rispettose dell’anima che le ha generate. si è creato così un nuovo linguaggio che ha permesso alla musica, una volta tanto, di diventare colonna sonora delle immagini. una melodia ossessiva, fra intrecci di synth, chitarre e basso ci accompagna in un viaggio, forse una fuga, di cui non si conosce il punto d’arrivo, una voce invoca la madre perché indichi la strada per porre fine ad un’attesa alienante nella sua immobilità. quante volte è capitato anche a noi di sentirsi così persi ???!!!...
la cena
se penso a te
ti vedo in via dei tigli
lo sguardo chiuso
contro il cielo azzurro
io sono l’altro
lui che volta le spalle
bruciato di luce
confuso nel paesaggio
e senza dare nell’occhio
esco fuori dall’inquadratura
devoto a nessuno
votato alla fuga
oh madre,
il vento scuote ciò che cede
le insegne, i rami, le catene
le foglie morte dell’amore
riuniti qui a consumare
il piatto freddo della cena
la vita stinta nell’attesa
oh madre,
il mare ingoia ciò che cade
le navi, i ponti, le frontiere
il senso ambiguo del dovere
seduti qui a contemplare
le zone d’ombra della cena
la vita vinta dall’attesa
dimmi la strada
dammi un secondo
indicami il modo
per girarci intorno

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