mercoledì 18 maggio 2011

sotto il grande platano

ieri pomeriggio, seduto al fresco sotto il grande platano vicino alla cascina, in compagnia del cinguettio degli uccelli, leggevo un brano con cui sono molto d'accordo...
Prima, quando le cose andavano bene, tutti vivevano come api in sciamatura. Conducevano esistenze frenetiche, di corsa, in ansia di non arrivare in tempo. E sempre incazzati. Se fermavi l'auto ad un semaforo e non ripartivi entro mezzo secondo, venivi subissato di clacson. Per poi ricevere insulti e minacce. Era un mondo di pazzi, arrabbiati e violenti. Si ammazzavano per un parcheggio, a coltellate, pistolettate, botte. Se incautamente lanciavi un'occhiata alla morosa di un altro rischiavi di venir massacrato a calci e pugni. E poi c'era quello stare mai fermi, quella fenesia che annientava senza scampo la pace. Anche i miseri, i barboni, in qualche modo erano trafelati. Ricchi e poveri non si rendevano conto del vortice in cui erano caduti. Il peggio consisteva proprio in questo, non erano per nulla consapevoli di correre troppo. C'era gente piena di soldi, che avrebbe potuto godersi la vita, campare in pace, leggere, fare passeggiate, stare con i propri figli, spiare i giorni, evitare impegni. Invece niente. Correvano di qua, correvano di là, per l'italia, l'europa, il mondo. Pigliavano aerei un giorno si e un giorno anche. Consumavano la vita in aria, negli uffici, negli affari, senza accorgersi che invecchiavano privandosi della cosa più bella, la tranquillità. Salvo poi ammalarsi di qualche tumore che, inesorabile, li poneva di fronte alla loro stoltezza. A quel punto cercavano di recuperare vita, tentando di fare quel che gli sarebbe piaciuto e non avevano mai fatto. Ma ormai era tardi. La malattia grave, quella che non dà scampo e disfa i corpi e li annienta, ha un solo merito: apre gli occhi agli stolti mettendoli davanti alla loro follia. La malattia mortale toglie i veli al nostro crederci nel giusto. Solo quando ci restano al massimo un paio d'anni di vita, ci vengono davanti le cose importanti trascurate, perdute. 


Allora ci accorgiamo di quanto sarebbe stato bello camminare a piedi in un bosco, stare con i figli, gli amici, leggendo un libro, guardare il mare, bere un calice di vino prendendoci il tempo necessario...

2 commenti:

  1. Verissimo... solo che ci vuole coraggio a prendere respiro... ci siamo abituati a stare in apnea, tornare in superficie a lasciarsi asciugare dal sole ad occhi chiusi, sentire il mondo stando fermi, quello è considerato da stolti, da pigri. Inevitabilmente si viene additati o derisi. Siamo maestri del "se solo avessi saputo... se solo mi fossi reso conto che..." Corona, Manolo, hanno avuto coraggio. Hanno scelto di tornare all'essenziale e hanno trovato molto di più...

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  2. che coraggio pensi che ci voglia a vivere?
    e' quello che devi fare ogni giorno.
    devi solo onorare il grande dono che ti hanno fatto i tuoi genitori.
    ringraziare ogni momento perchè esisti, vivi, respiri, corri.
    quante madri generano figli e dimenticano il diritto delle creature di crescere come individui, tarpando le ali, prima che possano imparare a correre.
    quante persone, di contro, li vorrebbero e non possono.
    quanti di voi possono correre liberamente, andare al mare, fare le cose più banali, mentre tanti disabili non possono e sono felici del loro essere individui unici.
    sapete cosa vorrei?
    che ogni persona che si lamenta tanto si fermasse per un attimo a riflettere sulla fortuna che possiede: la salute, l'amore e la famiglia.
    io le ho perse tutte e tre.
    ma sono felice perchè amo la mia vita.
    e non cambierei la mia con nessun'altra.

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