la scelta della lingua inglese, così come il gusto decisamente internazionale, li ha portati a suonare diverse volte nel regno unito, riuscendo a fare “da spalla” a gruppi quali turin brakes, the charlatans, ocean colour scene, ma anche starsailor e l’ex stone roses ian brown. durante il percorso la formazione è cambiata parecchio, il background si è ampliato, spaziando dal british, al folk, fino al cantautorato americano.
dopo il primo disco no one but us, uscito nel 2010, il trio, per il secondo lavoro, ha scelto gli studi the magic garden di wolverhampton in inghilterra ed il produttore gavin monaghan (già al lavoro con editors, paolo nutini, robert plant e numerosi altri). l'album è stato registrato in soli dodici giorni, ma è passato un anno e mezzo (arrivando a gennaio 2014) per la pubblicazione. un disco, juliet grove (dal nome della strada in cui la band soggiornava durante le registrazioni), in cui c’è una fortissima componente di determinazione, voglia di reagire e “farcela” a di là delle difficoltà da affrontare per un gruppo emergente, correlate all’attuale situazione del mercato discografico. sono nate così dieci canzoni, di cui alcune in verità scritte anni fa, che stefano riassume così: “oneste e sincere, stronze quando bisogna esserlo, serie per gran parte del resto, con musica pestata sulle corde e accarezzata sui tasti, cantate da fare entrare dentro nei momenti di scazzo, malinconia o riflessione“.
juliet grove è un album che si ascolta molto volentieri, sospeso tra il pop e il folk, rivela un gusto tipicamente british caratterizzato da melodie leggere di chitarre ed armonica, piacevoli inserti di piano e una batteria energica al punto giusto. proponendo musiche raffinate ed arrangiamenti particolarmente curati, i pipers ci accompagnano in un viaggio emozionale in cui s'incontrano tutte le sfumature dei sentimenti. in ascolto, socchiudendo gli occhi, possiamo ritrovarci nel bel mezzo di una pioggerellina primaverile, "abbandonati" da qualche parte, nelle midlands inglesi.
il lavoro è stato anticipato dal singolo ask me for a cigarette, brano che prende spunto da un episodio accaduto realmente. la ballata, sorretta da una melodia dolce, malinconica e struggente, con delicata intensità racconta come l’appuntamento con l’amore di una vita possa arrivare in un momento apparentemente banale, come quello, appunto, in cui si chiede una sigaretta. il video, realizzato da giacomo triglia, è arrivato in finale al pivi (premio italiano video indipendente) 2012 nella categoria miglior montaggio e si è anche aggiudicato la vetrina sul sito del noto magazine inglese nme.
ask me for a cigarette
ask me for a cigarette
i love you without knowing you
but I do because that’s the way it goes
ask me for a cigarette
and trust me from the very start
for all the rest just look into my eyes
ask me how i used to feel
who i really want to be
help me reassemble all the parts
for now you have a cigarette
you can stay here with me if you want
there’s no need to say anything at all
oh, tell me you’re much more than
anything i’ve ever had
anything i've ever felt
anything i wish i had
ask me for a cigarette my love
ask me for a cigarette my love
oh, tell me you’re much more than
anything i’ve ever had
anything i've ever felt
anything i wished i had
ask me for a cigarette my love
ask me for a cigarette my love
ask me for a cigarette
i know it’s a damage for your health
but would you say that life is always good?
ask me for a cigarette,
a reason to get close to me
for all the rest just look into my eyes
nato come una lenta ballata piano e voce, safe, in pre-produzione ha acquistato più dinamicità, trasformandosi in un valzer energico, divenendo anche il brano preferito di gavin monaghan. un mix davvero ben riuscito di dolcezza ed energia, scandite in particolare da batteria, armonica e mandolino, fa da sfondo al racconto di una storia che vede protagonista la lucida, struggente consapevolezza del “senso di fine“ che si avverte quando si sta perdendo qualcuno di importante. un po' come sentirsi di appartenere ancora allo stesso fiume ma, divisi, vedersi scorrere su differenti rive...il video è stato registrato dal vivo allo studio starlight di napoli da foley vision (diretto da giò scarberg)
safe
the marks on your face
they draw a perfect grace
but don’t know how long
i can admire them
we’re not sure about the steps
we need to take next
but surely i will stay here
and give you my help
oh i know how far you’ve gone
a new faith will grow
as the world is coming down
but you’re here on the other side
the marks on your face
they draw a perfect grace
but don’t know how long
i can admire them
we’re not sure about the steps
we need to take next
but surely i will stay here
and give you my help
oh i know how far you’ve gone
a new faith will grow
as the world is coming down
but you’re here on the other side
everything thru different eyes
oh i know how far you’ve gone
a new faith will grow
as the world is coming down
but you’re here on the other side
everything thru different eyes my dear
all i want is that you don’t feel alone
that’s not your place
i’ll keep you safe my dear
stefano de stefano voce chitarra piano armonicaeverything thru different eyes my dear
all i want is that you don’t feel alone
that’s not your place
i’ll keep you safe my dear
stefano "stoo" bruno basso mandolino voci
marco magnacca batteria voci
pedro coviello basso voci
*foto live di chiara amendola
**grazie a ellebi per il prezioso aiuto!
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