è un album nato dall’esigenza di rimanere il più coerente possibile con il set minimale che maria utilizza per suonare dal vivo, in duo. registrato nel giro di due giorni in uno studio di correggio (re), contiene chitarre e batteria in presa diretta, per conferire al tutto una resa molto simile a quella live. le parole che danno il titolo al disco sono solo apparentemente prive di legame fra loro. per maria motore (inteso in senso ampio, non solo riferito all'automobile) è movimento, comprende tutto ciò di più automatico e spesso anche inconsapevole che vive dentro di noi. l'introspezione invece è stasi, corrisponde cioè a quella fase in cui ci si ferma ad osservare questo motore, per capire il come e il perché dei suoi meccanismi. su un tappeto sonoro affidato a chitarra, percussioni e suggestioni elettroniche, con arrangiamenti ai minimi termini, nascono così testi sintetici e diretti, influenzati sia dall’amore per gli studi filosofici che per la poesia, in particolare quella francese. il poeta prediletto di maria è charles baudelaire, scoperto all’età di dodici anni, al quale ha dedicato un omaggio importante in questo disco mettendo in musica un suo classico immortale: “l’albatros”.
il disco contiene anche un tributo a battiato, con una versione voce e percussioni del suo brano del 1973, aria di rivoluzione. quest’ultimo diventa, da una parte un riconoscimento della capacità dell’artista siciliano di divulgare nell’ambito della musica leggera temi spirituali e filosofici, dall’altra una manifestazione di volontà, da parte della cantautrice, di proseguire verso quella stessa strada.
il primo video estratto, diretto da vito palmieri è relativo al pezzo d.n.a. de nostraes aetatis (letteralmente “della nostra età”). questo testo, con profondità, analizza l’esperienza di essere "umani“ nella nostra contemporaneità, in cui la comunicazione (soprattutto attraverso i mass media e i social network) ha conquistato il ruolo di nuova dea creatrice della realtà. la melodia electro-tribale, sostenuta dalla voce di maria, che scandisce ogni parola dilatandone il significato, rende questo pezzo intenso e suggestivo fin dal primo ascolto…
il secondo video, girato al teatro dell'arena del sole di bologna a fine settembre 2013, con la regia di laura frontera è relativo al brano dentro. il soggetto, scritto da maria nella primavera 2013, rivisto poi più volte insieme alla regista, mostra la sua volontà di suggerire concetti, evocare riflessioni, più che limitarsi a descrivere storie. il tutto è sostenuto da una musicalità semi-acustica asciutta, quasi “tribale”, in cui protagoniste sono, naturalmente anche in questo caso, la batteria di orzes e la chitarra di maria. la location scelta per il clip è servita per rendere più scarno, quasi privo di calore, un ambiente domestico che si riconosce come tale per la presenza dei vestiti, di un materasso, di alcune foto e quadri. il brano prende ispirazione da essere e tempo, testo filosofico pubblicato nel 1927 da martin heidegger. in particolare, sviluppa il suo concetto di “gettatezza”, una condizione umana secondo la quale ognuno di noi, che lo voglia oppure no, si troverebbe catapultato in una vita tutta da accettare e da comprendere. il video è realizzato utilizzando immagini simboliche, a partire da quella valigia chiamata a rappresentare la nostra esistenza. un “essere al mondo“ in cui ogni giorno aggiungiamo esperienze, ricordi, beni materiali e non, cercando un modo per “riempirci”. quel girotondo finale, così liberatorio, insieme all’immagine della valigia contenente unicamente un foglio bianco e una penna, ci dimostrano che la protagonista ha conquistato un’importante consapevolezza. è solo nel vuoto la possibilità di continuare ad essere, ogni giorno, una persona aperta al cambiamento e quindi, alla vita!
“gettàti dentro l’essere che muta e rimane”
“gettàti dentro l’essere che muta e rimane”
Mah... tante belle parole per evitare una sintesi impietosa: la brava, e anche pur dotata Maria, fa musica incredibilmente noiosa. E, si sa... la noia è la morte di ogni arte.
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