il primo strumento a cui si è accostato, non giovanissimo, è stato il flauto traverso. negli anni, la crescente passione per l’improvvisazione e il jazz, unita alla ricerca di nuove sonorità, lo ha avvicinato al bandoneón (un tipo di fisarmonica elemento fondamentale delle orchestre di tango argentine). suonato inizialmente da autodidatta, ha totalmente conquistato carlo in quanto lo sente dotato di un’anima forte ed estremamente ispiratrice.
un nuovo viaggio, questa volta alla ricerca delle contaminazioni ritmiche che il “continente nero” ha regalato a tanti generi musicali, è la fonte ispiratrice di tracce d’africa, terzo disco dell’artista bolognese. tredici brani in cui il jazz e il tango s’incontrano attraverso melodie che spaziano fra il medio oriente, il mediterraneo e l’america latina.
monsieur coulibaly è un suggestivo omaggio alla prima persona che ha accolto carlo durante il viaggio in mali e alla sua terra: il professore di agronomia all’università di katibogou, amadou coulibaly. grazie anche al prezioso contributo della formazione che accompagna maver, si crea “un’esplorazione etnica” in cui i confini delle singole tradizioni vengono piacevolmente abbattuti a suon di note. nell’ascolto emerge un’importante consapevolezza: non esiste una radice unica di provenienza ma, ciascuno di noi, quando “si apre al mondo”, può ritrovare frammenti di se stesso in ogni luogo e cultura…