martedì 28 gennaio 2014

gianni resta - dancing like a fool (2014)

lo “stile” gianni resta potremmo riassumerlo con: melodie che affondano le radici nella black music e testi semplici, diretti, ironici ed attuali. discorocksupersexypowerfunky è il suo secondo album, pubblicato a fine 2012. forse per reazione inconscia ad un periodo piuttosto buio, ne è uscito un lavoro estremamente fisico, energetico, che, con un sorriso, invita a “rimettersi in piedi” e a ballare fino in fondo questa vita. una “profonda leggerezza” diventa così il pretesto per rileggere la realtà conservando la giusta dose di ironia, che, anche con inevitabili accenti amari, riesca comunque a stemperarne gli aspetti più crudi. proprio ciò che accade nel video di dancing like a fool, ultimo singolo estratto, che ha come interprete principale l’amico natalino balasso
attore di teatro, ancor prima che comico, abituato a parlare della gente comune, dei paradossi delle loro vite e di come accettino le aberrazioni da loro stessi costruite, si rivela un protagonista ideale. le espressioni del suo viso, solo apparentemente anonimo, accostate a quel “ballo scemo” scandito da un ritmo funky-soul, molto più di qualsiasi analisi socio-economica, mostrano gli effetti dirompenti dell’attuale crisi. 
“diversamente licenziato“, ovvero invitato a rifarsi una vita da un’altra parte dopo 40 anni di lavoro, balasso, “lotta, cade, si rialza”. prova seriamente a riconquistare un futuro, affidandosi agli annunci di lavoro presi dalle bacheche. speranza che però si spegne inesorabilmente nell’attesa vana di una risposta che si consuma all’interno di una vecchia cabina telefonica. la danza a questo punto si trasforma, diventa il simbolo “tragico” di una resa che, una milano cinica osserva compiaciuta, finendo con l’immortalarla in quegli “odiosi” scatti finali degli onnipresenti telefonini.
da un soggetto dello stesso gianni resta e di claudio cecconi, che firma anche la regia, è nato così un clip dall’indubbio impatto emotivo. nel giro di 24 ore dalla sua pubblicazione sulla pagina web dell’edizione milanese del quotidiano repubblica, ha collezionato quasi 40.000 visualizzazioni. la dimostrazione, ancora una volta, che anche un progetto indipendente, quando è spinto da “un’urgenza“ autentica, ce la può fare ad arrivare al cuore di un gran numero di persone…

dancing like a fool
lotto, cado e mi rialzo non sono ancora stanco,
pensavi di ferirmi davvero?
presto, spara un altro colpo! che cosa cerchi, in fondo?
colpiscimi e non darmi respiro

queste sono le prime cose che ho da dirti
queste sono le prime viole che ho da darti
questi sono i primi giorni e i primi passi
mentre canti e ti diverti
dancing like a fool, dancing like a fool
balli e ti diverti come uno scemo
dancing like a fool, dancing like a fool
il mondo va a puttane e tu sei sereno
lotto, cado e mi rialzo non sono ancora stanco,
pensavi di finirmi davvero?
presto, spara un altro colpo! in cosa credi in fondo?
colpiscimi e non darmi respiro

queste sono le prime cose che ho da dirti
queste sono le prime viole che ho da darti
questi sono i primi giorni e i primi passi
mentre canti e ti diverti
queste non sono le prime lacrime che versi
queste non sono le prime volte, che ti perdi
queste non sono le prime nuvole che osservi
e intanto balli... e ti diverti
dancing like a fool, dancing like a fool
balli e ti diverti come uno scemo
dancing like a fool, dancing like a fool
il mondo va a puttane e tu, stai sereno




*foto [1] di claudio cecconi, [2] di lorenzo passoni
*grazie ad ellebi per il prezioso aiuto


venerdì 24 gennaio 2014

foja - donna maria (2014)

i foja sono attivi dalla primavera del 2006. gruppo eterogeneo per attitudini e gusti, condividono la passione per una musica che sia espressione della più totale libertà e sincerità. da quest’esigenza è nata la scelta spontanea di comporre utilizzando la lingua d’origine, quella napoletana. 
legati alle radici della loro tradizione, hanno allo stesso tempo assorbito tutta la curiosità e la predisposizione alla contaminazione tipiche di chi vive in una città di mare. aprirsi e confrontarsi con le “mescolanze” di ogni genere è diventata così un’irrinunciabile forma di comunicazione. guidati da un’irrequietezza - “a foja” appunto - che in realtà è un concentrato di energia positiva, un invito a credere in se stessi, a darsi da fare, ci raccontano una napoli autentica. una città divisa fra luci ed ombre, rabbia e malinconia ma anche speranza e voglia di reagire, di vivere fino in fondo il presente, con poesia ed ironia, armi che l’hanno sempre salvata da ogni avversità. tutto questo traspare chiaramente anche nel loro secondo album dimane torna ‘o sole, pubblicato nel novembre 2013.
un lavoro che si avvale della collaborazione di stimati amici, ancor prima che musicisti, quali, fra gli altri, mattia boschi, ilaria graziano, maurizio capone, claudio domestico (già coinvolto con il leader claudio sansone nella frizzante idea tarall&wine). tredici brani ognuno con un proprio “vestito musicale“ in cui trovano spazio strumenti quali l’ukulele, il banjo, i mandolini, il laud (strumento tipico arabo) e numerose percussioni. in una rilettura a fine creazione, il disco si è rivelato un concept album in cui il tempo è stato declinato nei suoi significati: da quello più semplice di evento meteorologico, a quello, più intimo e profondo, di attesa per qualcosa o qualcuno.
per la regia di alessandro rak (che già aveva firmato il clip di 'o sciore e 'o viento, tratto dal primo album del gruppo), e con la collaborazione di francesco di bella (ex frontman dei 24 grana) è appena stato pubblicato il video d’animazione del brano donna maria. il team di lavoro è lo stesso del film l’arte della felicità. presentato alla scorsa edizione del festival di venezia e tuttora in programmazione con crescenti consensi da parte sia di critica che di pubblico, aveva visto la partecipazione dei foja alla colonna sonora con il brano 'a malia, primo singolo estratto da "dimane torna ‘o sole". 

protagonista del nuovo clip è un’anziana signora rimasta vedova ai tempi della guerra. le sue giornate scorrono piatte, seduta in strada, immersa nei ricordi della vita da ragazza quando era sposa felice. ai suoi occhi, il volo di un piccione, che la fissa dall’alto del cornicione del palazzo di fronte, prende le sembianze dell’aereo pilotato dal suo giovane amore. vederla camminare lentamente, appesantita nel fisico, sguardo triste, quasi incapace di reggere il peso della spesa, trasmette tutta la fatica di vivere anni probabilmente trascorsi tutti uguali in attesa di un “miracolo d’amore”. miracolo, che, inatteso, arriva proprio nel finale del video. donna maria, all’improvviso, vede in lontananza una figura in abiti militari: è proprio lui, il marito aviatore, atteso da tanto. inizia così una corsa che diviene sempre più liberatoria, il fisico torna leggero, la bocca si schiude in un sorriso traboccante di gioia. si arriva così a quell’abbraccio finale in cui le anime, al di là dei corpi, tornano a congiungersi librandosi nell’aria, leggere e libere come il volo di due piccioni. questa scena è davvero qualcosa che fa profondamente bene. regala la possibilità, se non la certezza, a chi la guarda con il cuore aperto alla speranza e alla vita, di credere che l’amore, quando c’è ed è autentico, riesce ad andare oltre il tempo e lo spazio…
donna maria
(dario sansone)

donna maria faccia 'e carta guarda 'o sole
sempe assettata for' 'a porta se sta 
e guarda 'a gente che cagna culore
pareno mill'anne ca se stà 'nchiuvata llà
e vede e giuvine nun pazzià cchiù 'o pallone
e vede aneme pe cui addà prià
comm'era bella dint' 'a foto cu ll'ammore
comm'era bello chistu vico tant'anne fà
pigliame pe' 'na vota ancora
e famme arrepusà
torna pe 'na notte sola
nun me fà cchiù penà
quante palumme daje 'a magnà ogni matina
e 'sti nipute ca nun se vedono maje
'nu giuvinott dà 'na mano 'a saglì 'e grare
ma ce stà n'ato ca 'o rusario se vò arrubbà
e chisti juorne tutt'eguale uno all'ate
è 'a vita semplice ca te ffà suppurtà
cantano 'e galle e nun schiara maje juorno
tu piglie sciato e te miette a penzà
pigliame pe' 'na notte ancora
e famme arrecreà 
torna pe' 'na vota sola
nun me fà cchiù aspettà


donna maria*
donna Maria, faccia di cartapesta, guarda il sole 
sempre seduta fuori alla porta sta 
e guarda la gente che cambia colore 
sembrano secoli che stia lì immobile 
e vede i ragazzi che non giocano più a pallone 
e vede anime per cui pregare 
com’era bella nella foto col suo amore 
com’era bello questo vicolo tanti anni fa 
prendimi per una volta ancora 
e fammi riposare 
torna per una notte sole 
non farmi più penare 
a quanti colombi dai da mangiare ogni mattina 
e questi nipoti che non si vedono mai 
un ragazzo ti dà una mano a salire le scale 
ma ce n’è un altro che vuole rubare il rosario 
e questi giorni sempre uguali l’uno all’altro 
e la vita semplice che te li fa affrontare 
canta un gallo, ma non arriva mai il giorno 
tu prendi fiato e ti metti a pensare 
prendimi per una notte ancora 
e fammi deliziare 
torna per una volta sola 
non farmi più aspettare 



*traduzione di flavia borzacchiello



i foja sono:
dario sansone voce, ukulele, chitarra acustica
gianni schiattarella batteria
giuliano falcone basso
ennio frongillo chitarre acustiche ed elettriche



**grazie a ellebi per il prezioso aiuto
***grazie ad andrea furlan per le foto
****copertina di alessandro rak


lunedì 20 gennaio 2014

pisa, la musica e molto altro: una birretta con i gatti mézzi...

i gatti mézzi ("e" chiusa e zeta sorda, come in "tazza") nascono a pisa nel 2005 da un'idea di tommaso novi e francesco bottai. il loro nome significa gatti fradici e deriva dal detto pisano roba da gatti mézzi. l'intento è di trasmettere l'immagine di due gatti, sorpresi da un diluvio, che scorazzano di notte in un vicolo, alla ricerca di una lisca o di una compagna in calore. 
hanno pubblicato 5 dischi scrivendo principalmente in vernacolo pisano.
nell'aprile 2013 è uscito vestiti leggeri, il disco della svolta intimista, una sorta di confessione che, ritornando alla lingua italiana, affronta con leggerezza ed immancabile ironia, temi importanti legati alle paure ed ai sentimenti.
confesso di averlo scoperto in ritardo. mi sono dedicato ad un ascolto attento solo dopo aver ricevuto l'invito ad intervistarli - sul divano di salotto muzika - prima del concerto milanese al 75 beat. nell'occasione ho approfittato per fare qualche domanda "fuori onda" a tommaso e francesco, cercando di "rubare" loro solo il tempo di una birretta...
come eravate da bambini?
t - sono stato un bambino molto magro e iper attivo.
avevo il terrore del lupo, lo vedevo dappertutto. amavo annusare i piedi a mia zia, avevo una calligrafia incomprensibile e ho portato il pannolino di notte fino in prima elementare.
f - tremendo! direi un lazzarone vero! allo stesso tempo affascinatissimo dal mondo degli adulti.

quando e come vi siete conosciuti?
t - verso la fine degli anni '90, frequentando luoghi e amicizie comuni. un giorno suonammo un blues insieme sul palco del macchianera (importantissimo centro sociale di pisa, ora non esiste più) e pochi anni dopo mettemmo in musica un po' di cose che avevamo scritto rigorosamente in vernacolo pisano. fu un successo inaspettato, una slavina…decidemmo di lasciarci trasportare.
f - in un momento rivoluzionario per entrambi, in cui s'intravede una linea d'ombra che separa la gioventù dall'età adulta.

cosa significa il vostro nome e perché l’avete adottato?
t - significa tante cose: c'è dentro un po' di jazz, un po' di pisa, un po' di sana pazzìa e tanta umiltà.
f - per quest'irriverenza tipica toscana che si mescola all'umiltà e alla voglia di creare equivoci.
avete iniziato scrivendo di pisa soprattutto in vernacolo, l’antica parlata da cui è nato il toscano e quindi l’italiano. 
perché?
t - per spiegarci meglio. era prioritario per noi, soprattutto in relazione alle cose che avevamo da raccontare.
f - perché era del tutto naturale esprimerci senza filtri. oltre a questo c'era la passione per lo scherzo, la freddura e più in generale per la polemica.

“vestiti leggeri” è il vs ultimo disco. di cosa vi siete “spogliati” rispetto al passato ?
t - della vergogna di raccontarsi nell'intimo, di essere giudicati.
f - dell'ortodossia jazzistica

un film che consigliereste di vedere…
t - sebbene non ami il musical, "the rocky horror picture show" (visto in 4° liceo) mi ha totalmente rivoluzionato i parametri socio-artistico-culturali. mi scosse: non sarei così se non l'avessi visto.
poi, il nuovo film "fin qui tutto bene" di roan johnson (autore de "i primi della lista" - cinecittà luce, 2011), che ha la colonna sonora firmata gatti mézzi: uscirà appena sarà pronto.
f - amarcord di fellini.
un libro che non può  mancare sul  vs  comodino…
t - "chiedi alla polvere" di john fante: la mia prima lettura di narrativa veramente interessante e coinvolgente.
f - "il compagno" di cesare pavese.

solitudine e compagnia, in che rapporto sono presenti nelle vostre vite?
t - sono figlio unico, amo passare molto tempo da solo, e credo che questa sia la mia vera natura. per apprezzare la compagnia ho bisogno di contesti ludici e creativi che però, di fatto, risiedono su un livello molto più alto rispetto alla mia voglia di solitudine. ho una necessità quotidiana, quasi compulsiva, di attività ludica ben delineata e, rigorosamente, da svolgersi in compagnia.
f - prediligo la solitudine perché ho l'impressione, terribile a dirsi, che gli altri, in grandi dosi, mi facciano perdere tempo.

quanto è importante saper ridere, anche di se stessi?
t - addirittura più importante del ridere di ciò che ci circonda.
se non ridessi di me stesso probabilmente gli altri mi farebbero piangere.
f - tantissimo. é quello che cerco in una donna, da sempre, e non l'ho ancora trovato :-)
qual è il vs  rapporto con il pubblico?
t - piuttosto vorrei dirti "come è": direi imprescindibile. il pubblico ci nutre, ci coccola, ci da misura di ciò che è bello. 
f - è tutto, anche un silenzio può essere comunicativo. c'è un silenzio attento e uno annoiato, lo sentiamo.

dopo la nomination al premio tenco qual è il vs prossimo obiettivo?
t - senza fretta, vincerlo.
f - Vincerlo!

qual è il disco che vi ha cambiato la vita?
t - se parli nello specifico dei gatti mézzi, credo che ogni nostro disco abbia segnato una tappa importantissima. dico però che il terzo, "struscioni" (Ssam, 2009), è probabilmente quello che ci ha fatto crescere più di ogni altro, sia artisticamente che per notorietà, mentre l'ultimo, "vestiti leggeri" (picicca, 2013), ci sta regalando il nostro primo vero tour in giro per tutta italia.
in generale invece, la musica (non ho un disco specifico) che mi ha cambiato la vita: mozart "elvira madigan" e tchaikovsky "il lago dei cigni", alla scuola materna. lo shakin' al piano di jerry lee lewis, al liceo.
il lucio dalla di roversi e di "com'è profondo il mare", pochi mesi fa.
f - de i gatti mézzi "amori e fortori", ovvero il secondo. primo disco in quartetto, fresco e profondissimo. chiaramente "vestiti leggeri", disco dell'apertura verso l'esterno.
in generale direi "paris milonga" di paolo conte, "rimmel" di francesco de gregori, "anime salve" di fabrizio de andré e "swordfishtrombones" di tom waits.
cosa ascoltate in questo periodo?
t - pianismo romantico e impressionista, brunori s.a.s., la filarmonica municipale la crisi ("l'educazione artistica", 2013).
f - chitarrismo jazz, tom waits, musica classica del '900

qual è la vostra vacanza ideale?
t - mare, pesci, mare, pesci, mare, pesci...
f - brada, selvaggia, pescosa

come sono cambiate le vostre vite negli ultimi anni?
t - 5 dischi, 700 concerti, ottima salute (fisica), un figlio splendido: che meraviglia!
f- in meglio: autostima migliorata, una figlia, più voglia di mettersi in gioco.

c’è una  canzone che usate per far addormentare i vostri figli?
t- ogni sera sussurro al suo orecchio piccole invenzioni estemporanee, predilige cose minimali e il misolidio ha quasi sempre la meglio.
f - "ogni città qualche guaio ha…" quella che canta il gallo di robin hood

grazie ad ellebi per l'aiuto.

*le foto sono di starfooker.

giovedì 16 gennaio 2014

daniele tenca - wake up nation (2013)

daniele tenca è nato all’ombra del mito del grande “boss” (bruce springsteen), che ha omaggiato guidando la cover band dei badlands. nel 2007 ha esordito come solista con un album che già conteneva ballads ispirate alla tradizione dei rocker americani.
blues for the working class, del 2010, è il disco che ha rivelato il suo costante impegno civile, già intuibile dal fatto che, nella vita di tutti i giorni, si occupa di sicurezza sul lavoro. con testi in inglese e melodie blues, si trattava di un concept di denuncia delle problematiche relative alle condizioni della classe operaia. 

ad inizio 2013 è stato pubblicato wake up nation, con la produzione di antonio “cooper” cupertino e l’apporto della working class band, che accompagna il cantautore anche nelle esibizioni live. daniele racconta così la genesi del nuovo disco: "è bastato tenere aperti gli occhi e guardarmi in giro in questi anni, capire che è necessaria una reazione, misurare la distanza tra una risposta a parole ed una effettiva e metterla in musica. provare a fare qualcosa che serva, così come il fatto che molta della gente ai concerti ci dicesse - ma nel prossimo disco parlerete della crisi? - come se aver scritto e cantato di sicurezza sul lavoro, o di mancanza del lavoro stesso ci avesse dato una specie di missione da portare avanti (anche se si tratta sempre di dischi). noi lo facciamo volentieri e lo avremmo fatto comunque, è di sicuro un grande onore, oltre che molto gratificante…".
il suo è un rock/blues moderno, incisivo, “tagliente”, reso ancor più penetrante da testi profondi, diretti, immediati (accompagnati dall’immancabile libretto di traduzione in italiano). se nell’immaginario collettivo il blues è visto prima di tutto come espressione di protesta della popolazione nera, tenca ci dimostra che questo genere musicale, non solo è attuale, ma, con grande efficacia, può essere utilizzato per descrivere la realtà quotidiana italiana. il video relativo alla title track del disco, registrato al rootsway - roots’n’blues & food festival di soragna (pr), dimostra l'innegabile impatto emotivo della musica di questo artista. impossibile rimanere indifferenti a questa fusione di voce e note che, energiche, intense, graffianti, ci invitano a non rassegnarci,a darci una scossa, risvegliandoci dal torpore dei nostri cuori, ancor prima che delle nostre menti...



*foto di andrea furlan

domenica 12 gennaio 2014

manuel volpe - gloom lies beside me as i turn my face towards the light (2013)

manuel volpe, originario di jesi, da qualche anno vive a torino. tutta la sua famiglia proviene dalla sicilia, terra di intensa fonte d’ispirazione, che lui stesso definisce "luogo che incanta ed al tempo stesso spaventa, con la sua sensualità feroce accoglie tutti, ma si svela a pochi". manuel inizia a suonare a 10 anni, frequentando da subito una scuola di musica. in seguito si dedica allo studio di armonia e improvvisazione jazz. dopo aver militato come bassista nell’esperimento post punk dei bhava, esordisce da solista con gloom lies beside me as i turn my face towards the light
c'è voluto qualche mese per scegliere il titolo (il buio che sta al mio fianco mentre volgo lo sguardo verso la luce), perché doveva rappresentare la giusta chiave di lettura con cui avvicinarsi all’ascolto dell’album, una sorta di descrizione del suo contenuto. un lavoro nato lentamente, partendo da numerosi brani che, dopo l'incontro con maurizio busca (polistrumentista e coproduttore), manuel ha iniziato a registrare in una cascina immersa nelle langhe piemontesi. la maggior parte dei pezzi sono stati definiti proprio durante questa fase, protrattasi per quasi 3 anni. una volta terminato, tolto tutto il superfluo, lasciato solo l’essenziale, si è cercata una certa coesione dei brani, una loro comune identità.
la musica è intimista, a tratti quasi dark, un incontro tra blues e folk acustico caratterizzato da una particolare attenzione per gli arrangiamenti. 
il clarinetto, assieme ad altri strumenti come sax, violino, mandolino, trombone, dona al disco un innegabile fascino.
i testi scritti in inglese sotto forma di brevi monologhi o dialoghi, accentuano le suggestioni create dalla musica, evidenziando l'attitudine internazionale del progetto, come traspare anche dal video di maria magdalena. diretto da andrea sorini e wally gironi, rivela una voce che, calda e profonda, avvolge sin dalle prime note in un’atmosfera languida e sensuale da cui lasciarsi dolcemente conquistare…

lunedì 6 gennaio 2014

maria devigili - motori e introspezioni - i video

nata a trento ma vive a bologna, maria devigili è cantautrice già all’età di dieci anni, perché comporre rappresenta per lei, autodidatta, il modo migliore d’imparare la musica. dopo l’ep la semplicità, frutto di un premio vinto nel 2010, nel novembre 2012 esce il suo primo album. si tratta di motori e introspezioni, registrato in duo con il batterista stefano orzes, co-produttore del disco. 
è un album nato dall’esigenza di rimanere il più coerente possibile con il set minimale che maria utilizza per suonare dal vivo, in duo. registrato nel giro di due giorni in uno studio di correggio (re), contiene chitarre e batteria in presa diretta, per conferire al tutto una resa molto simile a quella live. le parole che danno il titolo al disco sono solo apparentemente prive di legame fra loro. per maria motore (inteso in senso ampio, non solo riferito all'automobile) è movimento, comprende tutto ciò di più automatico e spesso anche inconsapevole che vive dentro di noi. l'introspezione invece è stasi, corrisponde cioè a quella fase in cui ci si ferma ad osservare questo motore, per capire il come e il perché dei suoi meccanismi. su un tappeto sonoro affidato a chitarra, percussioni e suggestioni elettroniche, con arrangiamenti ai minimi termini, nascono così testi sintetici e diretti, influenzati sia dall’amore per gli studi filosofici che per la poesia, in particolare quella francese. il poeta prediletto di maria è charles baudelaire, scoperto all’età di dodici anni, al quale ha dedicato un omaggio importante in questo disco mettendo in musica un suo classico immortale: “l’albatros”. 
il disco contiene anche un tributo a battiato, con una versione voce e percussioni del suo brano del 1973, aria di rivoluzione. quest’ultimo diventa, da una parte un riconoscimento della capacità dell’artista siciliano di divulgare nell’ambito della musica leggera temi spirituali e filosofici, dall’altra una manifestazione di volontà, da parte della cantautrice, di proseguire verso quella stessa strada. 
il primo video estratto, diretto da vito palmieri è relativo al pezzo d.n.a. de nostraes aetatis (letteralmente “della nostra età”). questo testo, con profondità, analizza l’esperienza di essere "umani“ nella nostra contemporaneità, in cui la comunicazione (soprattutto attraverso i mass media e i social network) ha conquistato il ruolo di nuova dea creatrice della realtà. la melodia electro-tribale, sostenuta dalla voce di maria, che scandisce ogni parola dilatandone il significato, rende questo pezzo intenso e suggestivo fin dal primo ascolto…
il secondo video, girato al teatro dell'arena del sole di bologna a fine settembre 2013, con la regia di laura frontera è relativo al brano dentroil soggetto, scritto da maria nella primavera 2013, rivisto poi più volte insieme alla regista, mostra la sua volontà di suggerire concetti, evocare riflessioni, più che limitarsi a descrivere storie. il tutto è sostenuto da una musicalità semi-acustica asciutta, quasi “tribale”, in cui protagoniste sono, naturalmente anche in questo caso, la batteria di orzes e la chitarra di maria. la location scelta per il clip è servita per rendere più scarno, quasi privo di calore, un ambiente domestico che si riconosce come tale per la presenza dei vestiti, di un materasso, di alcune foto e quadri. il brano prende ispirazione da essere e tempo, testo filosofico pubblicato nel 1927 da martin heidegger. in particolare, sviluppa il suo concetto di “gettatezza”, una condizione umana secondo la quale ognuno di noi, che lo voglia oppure no, si troverebbe catapultato in una vita tutta da accettare e da comprendere. il video è realizzato utilizzando immagini simboliche, a partire da quella valigia chiamata a rappresentare la nostra esistenza. un “essere al mondo“ in cui ogni giorno aggiungiamo esperienze, ricordi, beni materiali e non, cercando un modo per “riempirci”. quel girotondo finale, così liberatorio, insieme all’immagine della valigia contenente unicamente un foglio bianco e una penna, ci dimostrano che la protagonista ha conquistato un’importante consapevolezza. è solo nel vuoto la possibilità di continuare ad essere, ogni giorno, una persona aperta al cambiamento e quindi, alla vita!
“gettàti dentro l’essere che muta e rimane”

sabato 4 gennaio 2014

il cinema beltrade, un'oasi per la settima arte a milano...

il cinema mi appassiona da sempre, insieme alla magia che si sprigiona in ogni occasione che mi ritrovo nel buio di una sala a condividere emozioni, il più delle volte con perfetti sconosciuti. spesso, negli ultimi tempi, di fronte ad un universo sempre più tecnologico, fatto di prenotazioni automatiche, pellicole in digitale e 3d, posti rigorosamente numerati, mi sono chiesto se fosse ancora possibile trovare uno spazio in cui rivivere a “misura d’uomo” tutta l’arte e la poesia insita nei film. lo scorso 31 dicembre, alla ricerca di un modo “alternativo” di trascorrere le ultime ore del 2013, vagliando le proposte cinematografiche milanesi e guidato da un paio di splendidi film di cui vi parlerò presto, ho scoperto che questo luogo esiste: è il cinema beltrade, in via nino oxilia 10. 
si tratta di una piccola sala “parrocchiale”, che esiste da decenni, in una strada intitolata ad uno dei più importanti registi degli anni dieci del secolo scorso. proseguimento di via soperga, dove un tempo si concentravano tutte o quasi le case di distribuzione, nonché molte delle aziende che fornivano beni e servizi per il cinema. forse anche grazie a questa sua posizione “strategica”, per alcuni anni, è stato anche sala della cineteca italiana. situato a lato dell’omonima chiesa di santa maria, basta varcare una porta e tre gradini per immergersi in un mondo in cui dal primo sguardo si respira un amore ancora “genuino” per la cultura e, in particolare, per il cinema al cinema. a partire dalle locandine appese ai muri, visibilmente stampate in proprio, alla scatola in cui è possibile depositare commenti, suggerimenti, suggestioni, all’accoglienza cordiale della cassiera che, con naturalezza, invita da subito il pubblico ad interagire, lasciando un recapito e-mail. esiste addirittura la possibilità di chiedere nuovamente la visione di un film, che verrà riproiettato qualora gli interessati raggiungano un piccolo numero (una ventina di persone sono già sufficienti). 
sono stati in primis don marco e don andrea, con determinazione ed energia, a curare negli anni la sala in ogni dettaglio, permettendole così di rimanere aperta. si sono via via aggiunti volontari, nonché appartenenti ad associazioni culturali e cinefile quali barz and hippo, la scheggia e cecinepas
insieme a distributori e registi indipendenti, sono tutti accomunati dallo stesso intento: sorprendere lo spettatore per la qualità e spesso la rarità dei film presentati, in multiprogrammazione giornaliera e, se possibile, parlanti con la loro “vera voce”, sottotitolata in italiano. voce che, per quanto riguarda le varie proiezioni, è affidata a cinebrillo, foglio informativo stampato con periodicità variabile. un nome scelto non a caso: se, infatti, da una parte rimanda al fatto che spesso, assistendo ad uno spettacolo, rimaniamo inebriati dalle emozioni che ci regala, dall’altra è un chiaro riferimento alla spugnetta abrasiva per stoviglie resa famosa in tutto il mondo dal cineasta e artista sperimentale andy warhol. di fronte all’approccio dominante con cui un film viene considerato “usa e getta”, pompato da trailers e anticipazioni che ci bombardano attraverso tutti i media, il beltrade, con coraggio e determinazione, si pone come un progetto culturale “abrasivo” di un’arte ingessata in schemi che rispondono principalmente alle logiche del profitto. qui ci si “prende cura” dei film presentati (che anche nel 2014 potranno ancora essere visti con pellicole a 35 e 16 mm), nella convinzione che il cinema sia un’imperdibile occasione per condividere approfondimenti e riflessioni sui più svariati aspetti della vita.
potrebbe sembrare una “sfida impossibile”, ma mi rivedo a fine serata… stesso sguardo soddisfatto e sereno degli altri spettatori, con un sorriso sincero che mi accompagna nel brindisi al nuovo anno, condiviso sorseggiando con lentezza un bicchiere di vino, gustando una fetta di panettone o un piatto di lenticchie. piccole cose che però fanno la differenza e fotografano come gesti genuini possano ricreare una socialità reale, ben lontana da quella “finta” e virtuale tanto cara a zuckemberg & co. insomma al cinema beltrade ho scoperto un’oasi di autenticità, un luogo che sembra uscito da un film in bianco e nero. solo in apparenza fuori dal tempo, arricchisce di sensazioni in parte perdute i nostri giorni che spesso scorrono troppo veloci. è uno spazio in cui succedono sempre cose “speciali”, per chi sa fermarsi ad apprezzare le emozioni semplici e vere che scaturiscono dall’arte proposta attraverso il grande schermo. nelle prime ore del nuovo anno, mentre accompagnato dal frastuono dei botti e festeggiamenti uscivo dal cinema, pensavo alle parole del poeta milanese vincenzo costantino “cinaski”, parole che fotografano un’idea che si può sicuramente applicare a questa sala: niente è grande come le piccole cose!
niente è grande come le piccole cose
mentre spremi un'arancia, la lavatrice canta
e l'acqua della doccia ti riscalda i pensieri
la vita si offre attraverso uno schermo di persuasione
e mentre c'e chi guarda il sole aspettando la luna
c'è chi si guarda intorno aspettando un segnale
basterebbe guardarsi dentro
e intristirsi per il continuo bisogno di eroi
da quando ci impediscono di bere, di fumare
e ci istruiscono sull'alimentazione sana
seguono i nostri passi, le nostre conversazioni
per paura che ci facciamo male
è lecito domandarsi se ci sia vita su marte.
quando chiudiamo la porta,
che noi si sia dentro o fuori,
ricordiamoci che niente è grande come le piccole cose
e che quando incontriamo qualcuno
che ci sembra non sappia quello che dica
in realtà sta semplicemente dicendo
quello che sa

giovedì 2 gennaio 2014

federico sirianni - nella prossima vita (2013)

nella prossima vita è il terzo disco pubblicato dal cantautore genovese federico sirianni. a sei anni dal precedente dal basso dei cieli, il nuovo lavoro, che ha avuto una lunga genesi, nasce dall’esigenza di sirianni di “guardarsi dentro” in modo diverso. abbandonato lo stratagemma che in passato gli ha permesso di parlare di sé attraverso le storie degli altri, comincia a raccontarsi in prima persona. "nella prossima vita" è un concetto che gli sta molto a cuore.
l’album è infatti permeato da un senso di possibilità che vengono a mancare, dalla consapevolezza che più si va avanti, meno tempo rimane per progetti nuovi o grandi cambiamenti. di fronte a questa realtà, al cantautore piace pensare che ci sia una "prossima vita", in cui riuscire a colmare le lacune di questa. il disco è anche l’occasione per fare un viaggio nei luoghi più oscuri, a tratti disperati dell’animo umano, trovando nella spiritualità, in particolare nella preghiera, la salvezza da uno stato di malessere così profondo. dal punto di vista musicale, fondamentale è l’apporto dei gnu quartet, una formazione anomala, tre archi ed un flauto, che riesce, contemporaneamente, ad essere un quartetto da camera ed una rock band dall'approccio quasi punk. 
“gli gnu non sono stati semplicemente gli arrangiatori di questo nuovo lavoro, ma hanno preso le mie canzoni che nuotavano serene in un fiume e le hanno riportate al mare, anzi all’oceano” - sirianni descrive così il risultato della loro stretta collaborazione. il video relativo al brano che apre il disco e ne fa da title track è diretto da pasquale ruju. la voce di sirianni, calda ed intima è sostenuta da una melodia in perfetto equilibrio fra archi e percussioni. ci regala un testo che, attraverso un’ intensa riflessione su una vita che verrà, offre, in realtà, una visione arguta anche del nostro presente…
nella prossima vita
nella prossima vita
avrò un fisico snello e asciutto
nella prossima vita 
farò più o meno tutto
nella prossima vita
ti salverò in anticipo da chi vuol farti del male
perché viaggiare nel tempo
sarà normale
nella prossima vita
potrò leggere nel pensiero
ma evitando di farlo continuerò 
a essere preso sul serio
nella prossima vita
non ti darò motivi per scomparire
ti sposerò ogni giorno
ed ogni giorno ti guarderò fiorire
nella prossima vita...
nella prossima vita
imparerò a uccidere a rubare
col sorriso negli occhi e un si
sempre pronto a sparare
nella prossima vita
non mi farò prendere la mano
sarò astemio del tutto
magari vegano
nella prossima vita...
nella prossima vita
sarò un uomo o una donna
qualche altro animale
un violino una primula
una nave spaziale
nella prossima vita
imparerò un mestiere lo farò fruttare
e se rinascerò a genova
non soffrirò il mal di mare
nella prossima vita
navigherò tra oceani e stelle
e i continenti si muoveranno
come caravelle
nella prossima vita
vedrò la mia casa da nuovi pianeti
avrò una donna lontana
e nove figli segreti
nella prossima vita
avrò un legno per scrivere sopra il cemento
e un quaderno di vetro
per guardarmici dentro
nella prossima vita
i miei peccati li spazzerà il vento
e al giudizio divino andrò assolto
per legittimo impedimento